Pubblicato su politicadomani Num 92-93 - Giugno/Luglio 2009

Questioni di federalismo
La sussidiarietà e il nuovo patto civico

di Umberto Rollino

La sussidiarietà va intesa non solo nella sua accezione etico-morale, ma anche e soprattutto
come principio giuridico che riconosce nel cittadino e nelle sue peculiarità un ruolo di assoluta centralità nell'organizzazione del potere

Se andiamo a confrontare i dati relativi alla qualità della vita nelle regioni italiane, non si può non pensare come esistano ancora due Italie: una, quella del centro-nord, agganciata alla grande esperienza storica dell'industrializzazione europea, della quale fornisce una particolare interpretazione, l'altra, quella meridionale, per lo stratificarsi di una serie di fenomeni storici, vive di una economia fragile in cui spesso la ricchezza prodotta è figlia del tragico sposalizio tra imprenditoria e malavita organizzata con il beneplacito della politica.
Questa profonda ed inaccettabile differenza, che va trasformandosi in maniera ancor più pericolosa in mancanza di un'etica condivisa in assenza della quale l'idea stessa di nazione vacilla, è da considerarsi come il più complesso banco di prova del federalismo che verrà, quello del non ancora ben definito regionalismo differenziato, ovvero di un assetto politico istituzionale che dovrà garantire un rinnovato rapporto tra il privato ed il pubblico.
Tutto ruota attorno ad un'accorta trasformazione del concetto di sussidiarietà in pratica amministrativa, poiché in mancanza di questo non risulta pianificabile alcuna politica solidale ovvero l'obbligo etico dei soggetti più forti a sostenere lo sviluppo virtuoso delle economie dei soggetti più deboli.
La sussidiarietà va intesa non solo nella sua accezione etico-morale da far risalire alla dottrina sociale della Chiesa, ma anche e soprattutto come principio giuridico che riconosce nel cittadino e nelle sue peculiarità un ruolo di assoluta centralità nell'organizzazione del potere. A tale proposito è utile ricordare la posizione del filosofo F. Von Hayek che riteneva impossibile la pianificazione centralizzata dell'intervento ponendo in rilievo come una qualunque agenzia centralizzata sviluppi un'azione in qualche modo oppressiva e limitante. Ciò sarebbe da ricondurre all'utilizzo d'informazioni frammentarie perché non spontanee, definendo con questo termine le informazioni elaborate lontano dal territorio di riferimento in modo da legittimare l'esistenza e l'intervento del potere centrale.
L'obiettivo della riforma federale è dunque quello di avvicinare il cittadino ad un livello decisionale capace di fornire risposte veloci e convincenti alle esigenze locali.
In un momento storico in cui si registra una diffusa e radicata crisi della politica, offrire al cittadino la possibilità di portare le proprie specifiche necessità all'interno dell'amministrazione pubblica, significherebbe rinsaldare il rapporto con le istituzioni, rifondare il patto civico tra governanti e governati rendendo questi ultimi sempre più protagonisti del proprio destino politico. Al raggiungimento di tale obiettivo è finalizzata la devolution che prevede lo spostamento alle regioni di competenze quali l'assistenza sanitaria, l'organizzazione scolastica, la tutela dell'ambiente e la polizia locale. Il tutto ricorrendo al fisco federale. Si accrescerebbe così, in maniera significativa, la responsabilità nell'uso delle risorse pubbliche e l'ottimizzazione di tutte le potenzialità offerte dal territorio.
Il sussidio, quindi, dovrà essere la creazione, sulla base di principi etici condivisi, di un sistema politico che preveda una regia che sia espressione del territorio. Ma la sussidiarietà deve essere dotata, contestualmente, di un rigoroso sistema di controllo.
Il 23 novembre del 1980 la terra tremò in Irpinia ed in tutto il meridione per ottanta secondi. Fu una strage. Interi paese cancellati dal sisma così come la cultura contadina di quei luoghi. In quell'occasione la politica italiana, nell'avviare la ricostruzione, attuò, per certi aspetti, una prima forma di federalismo approvando una serie di leggi che trasferivano alle autorità locali la gestione diretta dei fondi. Furono ridisegnate le norme per l'assegnazione degli appalti, attribuiti ricorrendo alla trattativa privata con la conseguenza che la camorra, travestita da imprenditoria, riuscì a veicolari nei propri conti bancari i fondi stanziati. La storia si ripeterà per l'emergenza rifiuti che affligge la Campania.
Ecco allora cosa deve combattere il federalismo per garantire la modernizzazione del paese: nel trasferire parte del potere decisionale dalle autorità centrali al territorio, bisogna evitare la creazione di coni d'ombra in cui possa inserirsi l'interesse fraudolento, il compromesso tra imprenditoria e delinquenza.
Si delinea dunque la necessità di coniugare la sussidiarietà verticale, cioè spostare verso gli enti più prossimi al cittadino la gestione della decisione, con la sussidiarietà orizzontale ovvero riconoscere al cittadino la possibilità di cooperare in maniera sempre più coinvolgente con le istituzioni per poter incidere sulle realtà sociali a lui più prossime. Il cittadino dovrà essere non più ricettore passivo ma promotore attivo di un nuovo patto civico fondato sulla sacralità del bene pubblico, vero sussidio di una nazione.

 

 

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