Pubblicato su Politica Domani Num 9 - Dicembre 2001

Traffici in medio-oriente
DROGA: VITA & MORTE
Nuova arma geopolitica

Chiara Graziosi

Sappiamo tutti che la guerra porta con sé distruzioni, sofferenze e morte ma chi ragiona sulla correlazione tra guerra e aumento della produzione e, soprattutto, del consumo di droghe?

È proprio questo il processo innescatosi negli ultimi anni in Afghanistan e nei paesi confinanti, crocevia per i traffici verso l'occidente (America ed Europa), l'oriente (centro Africa) ed essi stessi bacini di consumo. L'Afghanistan, primo paese al mondo produttore d'oppio-morfina, dallo scoppio della guerra nel 1978, ha aumentato notevolmente la produzione di papaveri da oppio che oggi è arrivata a 2500 tonnellate d'eroina annue. L'aumento di produzione di stupefacenti non è solo frutto di una maggiore richiesta ma soprattutto della necessità di dover reperire fondi per pagare gli armamenti acquistati dai servizi segreti pakistani.
Il popolo dei piccoli acquirenti, street addicts (drogati di strada), non è lontano da noi: da una denuncia dell'UNDCP (United Nations Droug Control Programme) risulta che esso comprende i più giovani, 13-14 anni ma anche gli ultra settantenni.
In Tagikistan, confinante con l'Afghanistan e il Pakistan, l'aumento del consumo di droghe si sta facendo vertiginoso, si aggira infatti intorno al 600%. In quest'ambiente le donne sono quelle in maggiore pericolo, sia per il crescente consumo d'eroina per via iniettiva spesso unita a farmaci, sia per l'assenza d'informazione degli effetti che il consumo di droghe comporta. La situazione per le donne si aggrava ulteriormente quando queste, discriminate nel mondo del lavoro, sono assoldate come corrieri della droga, unico lavoro che permette loro di reperire il denaro indispensabile all'acquisto della dose giornaliera. Per quest'attività esse si espongono agli abusi delle forze dell'ordine, che preferiscono incentrare la loro azione antidroga sui soggetti deboli piuttosto che sui grandi narcotrafficanti.
Nell'ultimo periodo, da quando ad occuparsi della lotta al traffico di droga non è più la polizia ma l'ANF (Anti Narcotic Force), i risultati sono stati immediati e anche i boss del settore sono stati colpiti. Ayub Afridi, capo della Khyber Agency, che dal Castl Afridi, il "pentagono" della droga, dirigeva il traffico di stupefacenti, più volte è stato arrestato, sia dal governo Pakistano che dalla CIA. Un altro "intoccabile" della famiglia Afridi, Rehmat Shah, direttore e proprietario dell'importante Frontier Post, è stato condannato alla pena di morte in quanto ritenuto colpevole di essere un grande trafficante.
La lotta alla droga si sta facendo sempre più efficace anche attraverso il suo utilizzo come arma geopolitica. Al termine della guerra del Libano, ad esempio, Stati Uniti e Israele riuscirono a far sradicare le colture illecite di cannabis e di papavero da oppio nella piana della Bekaa minacciando Hafez al Assad, defunto presidente Siriano, di rendere noti alcuni rapporti nei quali risultava che suoi ufficiali erano coinvolti nella protezione e nella tassazione dei laboratori e del commercio delle droghe.

[fonte: www.narcomafie.it]

Approfondimenti:
"The good, the bad and the real thruth", Atti del convegno svoltosi a Torino il 12 gennaio 2001.

 

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