Pubblicato su Politica Domani Num 9 - Dicembre 2001

Afghanistan
C' ERA UNA VOLTA… L'ISTRUZIONE
Storia della perdita di un diritto fondamentale

Sara Maone - Simona Spina

La vita delle donne afgane, la loro libertà e la loro esclusione è legata alla storia dell'Afghanistan, tra l'aspirazione all'autonomia e i limiti concessi dall'Islam. In passato, prima della guerra civile seguita alla cacciata dei sovietici e prima della presa del potere dei Talebani, le donne afgane, specialmente quelle che vivevano nelle maggiori città (negli anni settanta e ottanta il 90% delle donne viveva nelle zone rurali), partecipavano alla vita pubblica in qualità di studentesse, libere professioniste (insegnanti, levatrici, medici ecc.) e parlamentari.
In seguito esse sono state tagliate fuori dal mondo dell'istruzione, sono state costrette a indossare vestiti (il burqa) che nascondono il loro corpo e il loro volto: insieme alla libertà hanno perso l'identità. Non essendo autorizzate ad uscire da sole né a parlare in pubblico, è stata loro negata ogni forma di socializzazione e di partecipazione alla vita pubblica. Le ragazze una volta numerose nelle scuole e nelle università ne sono state escluse. La condizione delle donne in Afghanistan ha iniziato a peggiorare sensibilmente con la fine della rivoluzione russa nel 1989, quando si sono scontrate le diverse fazioni afgane di Mujiaddin che volevano ottenere il controllo del paese. Essi hanno imposto alle donne le prime restrizioni: nell' abbigliamento, per esempio, diventa obbligatorio il burqa. Rimaneva tuttavia la possibilità di frequentare la scuola e di lavorare. I combattimenti si intensificano sino al 1994; i Talebani conquistano progressivamente il paese (nel 1996 sono a Kabul) fino a controllare il 90% del territorio. Da subito vengono imposte ulteriori restrizioni: alle donne è vietata ogni forma di lavoro, non possono accedere all'educazione scolastica o ad alcun'altra forma d'istruzione, l'accesso ai servizi sanitari, peraltro precari, è quasi nullo. Ogni donna, chiusa nel suo piccolo mondo nascosto da un pesante velo, vive un dramma quotidiano.
Così racconta Habiba, una donna afgana: "Quando ero bambina era possibile andare a scuola, oggi nelle scuole Madras accedono i maschi cui sono insegnate solo materie religiose secondo una severa interpretazione della legge islamica. Quando ero bambina era possibile accedere agli uffici pubblici, oggi se una donna si presenta da sola può essere picchiata sul posto. Quando ero bambina era possibile mostrare il proprio volto, oggi se scopri un braccio pagando un venditore al mercato puoi essere lapidata."
Tra le numerose restrizioni imposte dai Talebani vi è il divieto alle bambine di frequentare la scuola, inclusi corsi in casa sponsorizzati da alcune ONG. Solo negli ultimi tempi i Talebani avevano concesso che si tenessero a Kabul pochissimi corsi per bambine tenuti in casa. I corsi, aperti solo alle bambine sotto i 12 anni, avevano l'obiettivo di insegnare solo quanto basta per poter leggere il Corano.
Ma perché questo trattamento così duro? Ai Talebani (studenti di teologia che danno del Corano una interpretazione fondamentalista) è stato insegnato a sottovalutare e a disprezzare le donne. In una società terribilmente dominata dagli uomini il disprezzo per la donna diventa una questione di affermazione individuale. Prima dell'avvento al potere dei Talebani le donne erano arrivate ad occupare posizioni di grande prestigio; la loro messa a tacere con varie scuse di carattere religioso, morale e culturale nasconde in realtà la profonda insicurezza dei Talebani i quali credono che, se si permettesse alle donne di mostrarsi liberamente in pubblico e di agire, la società sarebbe preda dell'anarchia e andrebbe completamente distrutta. In realtà le donne afgane costituiscono oggi la maggior parte degli adulti istruiti presenti a Kabul. Esse sole sarebbero in grado di ricostruire il loro paese, purché sia veramente demolito quel muro che le separa dal resto del mondo. Il 90% delle donne afgane tuttavia vive in villaggi rurali difficilmente raggiungibili e quindi la loro emancipazione rimane un problema. Non basterà eliminare la ferocia dei Talebani per rendere meno spaventosa la vita della popolazione femminile afgana, delle donne che sopravvivranno alla guerra, alla carestia, all'inverno, alle mine antiuomo, alla fame, alle malattie, alla disperazione.

 

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Num 9 Dicembre 2001 | politicadomani.it