Pubblicato su politicadomani Num 87 - Gennaio 2009

CENSIS - Rapporto Italia 2008
Ce la possiamo fare, politica permettendo
Presentata a Roma il 5 Dicembre la fotografia del paese nell’ultimo anno. Una sintesi delle considerazioni generali

di Maria Mezzina

La “mucillagine” di un anno fa che rischiava (e rischia ancora) di portare l’Italia ad un “silenzioso collasso per implosione”, quale la caduta del comunismo degli anni ’80 e il crollo recente dei mercati finanziari, proprio dalle ragioni di quest’ultima crisi potrebbe trovare le risorse per tirare fuori il paese dalla recessione mondiale. Facendo leva su alcuni fattori endogeni, elementi caratteristici dell’indole italica e dell’italica cultura e way of life, e su alcuni fattori esogeni che di fatto e inevitabilmente stanno cambiando il Dna della società italiana.
Fra i primi ci sono alcune tendenze tipicamente italiane che hanno retto il vento della innovazione radicale degli ultimi venti anni: la tendenza al risparmio, l’attaccamento ai valori della famiglia come luogo di protezione e di crescita, la centralità del territorio come orizzonte di vita, la propensione alla piccola impresa, espressione di individualismo ma anche di libertà e di creatività. Tutti fattori che, giudicati in passato come una palla al piede nella rincorsa alla modernità, si stanno rivelando, invece, un’ancora di salvezza che ci permetterà di non andare alla deriva, se sapremo guidare saggiamente la barca remando tutti insieme nella giusta direzione.
Tra i fattori esogeni responsabili della mutazione genetica in sui siamo da tempo coinvolti ci sono: la presenza consistente, dal punto di vista numerico, economico e dell’impatto sociale, di una nuova classe di italiani: gli immigrati naturalizzati e i figli degli immigrati; l’incidenza sempre maggiore delle donne nel mondo delle professioni e delle imprese; la internazionalizzazione della nostra imprenditoria: le piccole e medie imprese fanno ricerca, si specializzano, molte delocalizzano, e conquistano mercati esteri, guardando specialmente ad Est, al continente asiatico, al Medioriente e all’Africa; la formazione di tessuti urbani fatti di città intimamente legate al territorio circostante: nuove cinture urbane, nuove città-imprese, nuovi poli urbani, con l’inevitabile mobilità territoriale e pendolarismo i cui effetti sono tutti da scoprire.
Sono questi alcuni dei fattori endogeni ed esogeni di cui parla il Censis nella introduzione al rapporto Italia 2008. un appuntamento annuale con il quale l’indipendente Istituto di Ricerca (arrivato al suo 42° anno di attività) mette l’Italia sotto la lente d’ingrandimento.
Dopo quella del trentennio dal 1945 al 1975, il Censis parla ora di una seconda metamorfosi: una trasformazione profonda della società italiana - in un contesto internazionale radicalmente in evoluzione) dalla quale può risultare o il collasso da implosione o, molto più verosimilmente, una nuova società dinamica e vitale. Ad una condizione però: che la classe dirigente sappia interpretare in modo costruttivo e positivo ciò che fermenta nel corpo sociale e produttivo italiano e sappia far leva su questi elementi favorendone lo sviluppo.
Non è tanto importante che si prendano decisioni tempestive  in tempi rapidissimi per far fronte a situazioni di emergenza episodiche e puntuali quali, per esempio, la ricapitalizzazione di una banca o il salvataggio di una compagnia. Una politica fatta solo di questi interventi e di spot decisionali autocelebrativi, rischia di cristallizzare la situazione di crisi solo per un breve periodo, senza dare alcuno sbocco. Una politica così alimenta la tragica speranza che la soluzione possa venire solo dal vertice con decisioni prese in “tempo reale”; è sterile ed è destinata a rattrappire ogni prospettiva futura lasciando il paese in balia dell’imponderabile.
Si può uscire dalla crisi solo con uno sforzo collettivo, facendo leva su un potere condiviso e partecipato e su decisioni accompagnate dalla ricchezza dell’immaginazione. Si legge nel rapporto. “la dinamica economica e sociale ha bisogno di respirare a pieni polmoni perché possa affermarsi e far frutto”. “La filosofia della lunga durata, con le sue evoluzioni lente, e le sue partecipazioni collettive” che è alla base delle tante piccole metamorfosi in atto nella nostra società da oltre 20 anni potrà favorire quella seconda grande metamorfosi capace di trasformare una crisi planetaria in una febbre da crescita.

 

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