Pubblicato su politicadomani Num 85 - Novembre 2008

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La sintesi del libro di Giulio Tremonti, “La Paura e la speranza”(Italianieuropei, marzo 2008) di uno dei massimi esperti di economia e finanza pubblica

Prof. Roberto Artoni
Professore Ordinario di Scienza delle Finanze presso l’Università Bocconi di Milano, Direttore di ECONPUBBLICA, Centro di Ricerca sull’Economia del Settore Pubblico

Nella ricostruzione dell’autore, negli ultimi decenni si è affermata nel mondo occidentale, e in particolare in Europa, un’ideologia e una prassi mercatista, o liberista, che ha posto al centro di tutto il contesto sociale processi economici incontrollati o non governati dalle autorità politiche, riassumibili nel termine di globalizzazione.
La globalizzazione, lungi dal portare benessere economico, sicurezza di fronte ai grandi rischi dell’esistenza e armonia nei rapporti internazionali, ha innescato una serie di fenomeni negativi in pieno divenire, che vanno dall’esplosione dei prezzi delle materie prime, alla crisi finanziaria cominciata nell’estate del 2007 fino al dissesto ambientale e alle tensioni internazionali connesse al controllo delle fonti energetiche. Inoltre, si annuncia la riproposizione della sozialfrage di ottocentesca memoria: “perché la garantita sicurezza nel benessere che sarebbe stata portata dalla globalizzazione si sta trasformando in insicurezza personale, sociale, generale, ambientale”.
Si prospettano conseguenze particolarmente cupe per l’Europa, da molti secoli al centro del mondo, ma destinata a diventarne la periferia per il duplice effetto di una crisi globale e di una crisi locale. La crisi globale, diretta conseguenza dell’accettazione del mercatismo, deriverà dall’uso dissennato delle risorse naturali determinato anche, e soprattutto, dall’accesso a livelli di consumo tendenzialmente occidentali delle popolazioni asiatiche straordinariamente numerose. La crisi locale, europea, assumerà la forma di un colonialismo di ritorno guidato dalla Cina, che si annuncia come la potenza egemone del futuro, almeno in rapporto al nostro continente e sul piano economico.
Secondo l’autore esiste ormai una diffusa consapevolezza dei pericoli pressoché imminenti che alimentano un clima di paura (di qui il primo termine del titolo del libro). L’assenza di coerenti politiche in ossequio ai canoni ideologici mercatisti o liberisti (nella costruzione europea e nei rapporti commerciali internazionali nell’ambito del WTO) non fa che rendere sempre più evidente e incombente per larghi strati della popolazione la tenaglia costituita da salari orientali e costi occidentali.
È tuttavia possibile uscire da questa paura, attuale e prospettica, attivando meccanismi capaci di ridare speranza agli europei, purché si eviti di rivolgersi al passato ripetendo esperienze storicamente fallite. Sarebbe, infatti, destinato all’insuccesso il riferimento alla sinistra tradizionale in buona misura causa, per vizi dottrinali originari, del mercatismo attualmente dominante. Al contrario, si dovrebbero rivalutare e riproporre alcuni valori tradizionali (religione, autorità, responsabilità, partecipazione spontanea al soddisfacimento dei bisogni collettivi, decentramento politico) che, soprattutto a partire dal ’68, sono stati obnubilati. Solo il recupero di questi valori, associati ad interventi specifici sulle strutture istituzionali dell’Unione europea, potrebbe evitare un declino inarrestabile e conseguenze disastrose nel lungo periodo per la nostra civiltà.
In estrema sintesi, si dovrebbe tornare ad attribuire valore alla politica (nuova, dopo la fine delle ideologie), costruendo una visione della vita che non escluda Dio e non demonizzi lo stato o la cosa pubblica.

[Pubblicato con il permesso dell’Autore - Il testo completo su: www.econpubblica.unibocconi.it]

 

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