Pubblicato su politicadomani Num 81/82 - Giugno/Luglio 2008

Legalità e democrazia
Sconfiggere la criminalità: collaborazione possibile fra magistratura e territorio
Una risposta del sostituto procuratore Macrì merita che si conosca in modo più approfondito la capacità di resistenza e di reazione alla criminalità organizzata della gente che vive in territori ad alta densità mafiosa

di Maria Mezzina

Durante la presentazione alla stampa del dossier dell'Eurispes 'Ndrangheta Holding, lo scorso 21 maggio a Roma, in seguito ad una domanda di uno dei giornalisti presenti, il sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia Vincenzo Macrì ha parlato di una società civile in Calabria e nel resto d'Italia, se non inesistente, sostanzialmente "debole" di fronte alla criminalità organizzata. Non è una bella prospettiva, specie se dobbiamo credere a quanto Giovanni Falcone ci ha lasciato come speranza in eredità, quando si disse convinto che "la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un inizio e una fine". Con la sua risposta il sostituto procuratore Macrì ha spostato in avanti il tempo di questa fine, tanto in avanti che si sono perduti perfino i contorni dell'orizzonte legato a quella speranza.
Più tardi, lo stesso giornalista, che non ha nascosto il suo ostinato ottimismo, ha cercato conferma di quanto aveva affermato Macrì rivolgendo la stessa domanda a Raffaele Rio, presidente dell'Eurispes Calabria, presso la cui sede è stato elaborato il dossier presentato a Roma. La risposta è stata diversa: molto più possibilista rispetto alla capacità della società civile di sottrarsi alla morsa e ai condizionamenti della 'ndrangheta e, in ultima analisi, alla possibilità che un giorno questa si possa sconfiggere facendo leva su un cambiamento sostanziale delle condizioni socio-economiche della regione oltre che sull'operato, necessario ma evidentemente non sufficiente della magistratura, nonostante gli sforzi, l'impegno e anche i successi di questi ultimi anni.
Nel Dossier dell'Eurispes viene dato ampio spazio ai risultati della lotta alla criminalità. Sono state13.785 negli anni 1999-2005 le denunce per reati assimilabili alla 'ndrangheta (Tabella 5), di cui il 38,1% nella provincia di Reggio Calabria, la provincia con il più alto indice di permeabilità mafiosa. I "bersagli", cioè le utenze controllate, sono state 269.642 negli anni 2003-2005, con un aumento medio annuo di 13,8%. I beni complessivamente sequestrati e confiscati negli anni 1999-2007 sono pari ad un valore di 5,28 miliardi di euro, di cui 231 milioni sequestrati e confiscati alle cosche calabresi (Tabella 6); nel 2006, si precisa nel dossier, sono stati confiscati 1.093 beni immobili e 59 beni aziendali, di cui 35 imprese individuali, 9 Sas, 9 Srl, 5 Snc e 1 Società per azioni. Dal 1992 al 2007 ci sono stati 3.650 arresti di latitanti pericolosi, di cui nella sola Calabria 598, pari al 19,9%, e 8339 ordinanze di custodia cautelare, di cui 2.350 sono state emesse contro la mafia calabrese, il 28,2% del totale. Nel periodo 1991-2007 in Calabria un comune su 10 è stato sciolto per infiltrazioni mafiose: 38 comuni sui 169 complessivamente sciolti nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, pari al 22,5% (Tabella 4).
Questi successi non sarebbero stati possibili senza una qualche forma di collaborazione o almeno di resistenza alla 'ndrangheta della popolazione organizzata in società civile onesta e operosa. Esiste un mondo in Calabria che rimane nascosto e perfino schiacciato da indagini di questo tipo e che meriterebbe di essere esplorato cercando di portare alla luce le positività di questa regione (come anche delle altre).
Nel dossier dell'Eurispes ci sono opinioni, orientamenti e atteggiamenti rispetto alla 'ndrangheta di un campione di 641 cittadini calabresi. A questo campione sono state rivolte sostanzialmente due domande: quali sono le principali cause della diffusione della criminalità organizzata e quali strumenti sono i più idonei a combattere la 'ndrangheta. Nelle Tabelle 7 e 8 sono riportate le risposte ottenute. Vale la pena di notare come siano le scarcerazioni facili e una insufficiente presenza dello Stato le risposte più frequenti per la prima domanda e l'inasprimento delle pene e l'educazione per le categorie a rischio quelle per la seconda domanda.
In realtà, in opposizione alla contro-cultura propria della 'Ndrangheta, esiste in Calabria un tessuto sociale sano e vivo che si manifesta, soprattutto fra i giovani, in vario modo. C'è infatti nella regione un proliferare di realtà più o meno piccole di produzione e commercio che si stanno organizzando in cooperative e consorzi. Si pensi, per esempio, alle botteghe del commercio equo e solidale, che si stanno costituendo in un organismo unitario per abbattere i costi e migliorare i servizi. Si pensi, nella Locride, al Consorzio sociale GOEL di cui fanno parte 14 cooperative di produzione e servizi: nato in ambito Cei con il Vescovo Giancarlo Maria Bregantini, ora il GOEL opera autonomamente ed è gemellato con altrettante realtà al Centro e Nord Italia. Si pensi alle ben sei aziende calabresi inserite dall'Eurispes nel 2007 fra i cento casi di successo del sistema produttivo italiano (Nostra Eccellenza, 2° Rapporto Eurispes sulle Eccellenze Italiane). Fra queste c'è il Centro di Solidarietà Il Delfino (Cosenza) che "opera nel campo dei servizi sociosanitari ed educativi, nella prevenzione e nel recupero di ogni stato di emarginazione, nella formazione professionale e anche nel settore della ricerca sociale finalizzata" (Eurispes, Nostra Eccellenza, pag. 91). Il centro è nato negli anni '80 nell'Arcidiocesi di Cosenza Bisognano, per "promuovere sul territorio il volontariato e la cultura della solidarietà a favore degli svantaggiati ed oggi rappresenta una delle principali realtà che hanno contribuito, negli anni, a diffondere nella comunità civile calabrese la lotta alla esclusione sociale e la cultura della condivisione e della solidarietà, attraverso azioni concrete e diffuse di "cittadinanza attiva"" (www.ildelfino-onlus.it). Chi scrive pensa anche alle tante cooperative, associazioni, imprese, amministrazioni comunali, persone singole che ha conosciuto partecipando a Cosenza alla fiera annuale sulla società civile - Civitasmed e Rexpò (2007) - organizzata dalla cooperativa Delfino Lavoro (una costola staccatasi da Il Delfino e divenuta indipendente), una sorta di fiera delle responsabilità sociali del Sud d'Italiae dei paesi del Mediterraneo.
Pensare di sconfiggere la criminalità organizzata solo per via giudiziaria è un'utopia che appartiene ad una mentalità fondata su una visione autoritaria e poco democratica dello Stato, il quale, invece, per sopravvivere come Stato di diritto, ha bisogno del contributo e della partecipazione di tutti i cittadini.

 

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