Pubblicato su politicadomani Num 81/82 - Giugno/Luglio 2008

Lettera aperta al Presidente del Consiglio

di Maria Mezzina

Egregio Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri,
le cave di Chiaiano non sono il mio backyard, io abito a Velletri, cittadina a sud di Roma al confine fra il parco dei Castelli romani e la pianura Pontina. Eppure questa lettera aperta per Lei è perché Lei possa riflettere sul pericolo a cui sarebbe esposta la gente che vive a nord di Napoli e gli stessi cittadini della città se le cave di Chiaiano, Marano e Mugnano diventassero il deposito dei rifiuti di Napoli.
Lei sa, Sig. Presidente, che la densità abitativa del napoletano è di oltre 2600 abitanti per kmq? La più alta d'Italia, venti volte quella di Avellino. Ho fatto un po' di conti, Sig. Presidente, e ho calcolato che con questa densità ogni abitante avrebbe per vivere uno spazio pari a un quadrato di 19 metri di lato. Avrebbe, perché in realtà nelle cave della selva di Chiaiano non vive nessuno, e quindi bisogna sottrarre dall'area l'estensione delle cave per avere un'idea del fazzoletto di spazio in cui si vive a Napoli e dintorni: poco più dei prescritti 3x3 mq di una prigione. Sig. Presidente, ha mai provato a vivere in soli 9 metri quadrati? Io no, soffocherei. Tanto più se i venti riversassero sul mio minuscolo quadrato olezzi che non sarebbero proprio al profumo del timo o della lavanda.
Supponiamo poi, Sig. Presidente, che i miei bambini o i miei anziani genitori avessero bisogno di stare in ospedale per fastidiose infiammazioni della trachea o dei polmoni - capita spesso da quelle parti- o anche per una qualsiasi malattia, Dio non voglia, più grave. Allora il fastidio costante di quell'olezzo non proprio di timo andrebbe a sommarsi sofferenza a sofferenza, perché ci sono ospedali a meno di mille metri dalle cave. Mille metri, Presidente, solo mille metri. Una passeggiata di mille passi o poco più (dipende dalla "falcata"). Venti minuti in tutto, e anche meno, senza andare di fretta. Solo che il vento copre quei mille metri molto più velocemente di uno che tranquillamente passeggia per venti minuti.
E poi, Sig. Presidente, quel terreno di cava è poroso e friabile. Tanto che anche il suo uomo di fiducia, Bertolaso, in passato lo ha dichiarato non idoneo. E ancora, lo sa che le cave a fossa come sono quelle di Chiaiano, raccolgono le acque piovane e quelle che scorrono in superficie, le assorbono, le filtrano e le convogliano ai pozzi da cui viene presa l'acqua che esce dal rubinetto di mezza Napoli?
Lei sa, Sig. Presidente, come nel nostro paese le situazioni di emergenza e le soluzioni temporanee diventino normali e definitive. È successo con gli esami di maturità, è successo con gli sfollati del terremoto in Irpinia, è successo con i lavori della Salerno-Reggio Calabria. Perché credere che, questa volta, sia diverso?
Presidente, lei ha mai visto e odorato il percolato che cola dalle balle incellofanate di immondizie? Io no, ma mi dicono che è un liquido denso e puzzolentissimo e pieno di sostanze infette. Cosa direbbero a Napoli se un giorno, aprendo il rubinetto di casa, ci fosse nell'acqua anche una vaga traccia di questo fetore? Un'acqua costosissima, Presidente, perché, Lei lo sa, con la desertificazione che è in atto anche nel nostro paese l'acqua che scorre in superficie è sempre di meno e sempre più sarà necessario prenderla sottoterra dai pozzi.
Presidente, se davvero vuole passare alla Storia, non lo faccia perché avrebbe permesso il più grave inquinamento da acqua potabile in una città così bella e popolosa come Napoli. Sarebbe una tragedia non solo ambientale, con conseguenze pari a quelle di una guerra perduta.
Potrebbe passare alla Storia per avere richiesto un gesto di solidarietà, magari imposto per decreto, chiedendo a tutti gli impianti d'Italia di smaltire una parte di quei rifiuti che stanno deturpando il volto del nostro Paese. Passerebbe alla Storia anche per avere riunito una nazione divisa nella soluzione di una emergenza che è diventata una piaga infetta. Un decreto in deroga a quella legge che prevede che ogni provincia abbia un proprio sistema di smaltimento rifiuti. E poi, potrebbe far cambiare quella legge, perché a Napoli, con tutta quella gente ammassata in pochi metri quadrati, non sarebbe proprio possibile né la discarica, né l'inceneritore. A Napoli l'unica cosa davvero possibile è il riciclo della differenziata. Basta renderla conveniente per chi la fa.

RingraziandoLa per l'attenzione,
Maria Mezzina

 

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