Pubblicato su politicadomani Num 81/82 - Giugno/Luglio 2008

Storia d'Italia e del Meridione
Le leggi eversive del 1866
Atteggiamenti anticlericali, appropriazioni patrimoniali e di beni immobili, sequestro dei fondi archivistici. Le prime leggi dello Stato italiano miravano a stroncare la resistenza della Chiesa e del Meridione

di Ciro La Rosa

Prima di tutto bisogna rendere chiara l'etimologia della parola "eversivo". Nel contesto in cui furono emesse le "leggi" il significato era di distruggere, mandare in rovina; mentre oggi il significato è sovvertire o abbattere l'ordine costituito.
Le "leggi eversive" promulgate dal novello governo nazionale italiano nel luglio del 1866 e nell'agosto del 1867 avevano come scopo primario quello di sopprimere numerosi Enti Ecclesiastici, ed iniziare, sia pure velatamente, una lotta alla Chiesa, avocando allo Stato e agli Enti Locali larga parte del patrimonio ecclesiale. Tale patrimonio fu amministrato da un nuovo Ente: "Il Fondo per il Culto". I beni in esso contenuti vennero diminuiti del 30%, ed arbitrariamente incamerati dallo Stato, il quale si inventò una "tassa straordinaria", nella misura, appunto, del 30% del patrimonio, al solo scopo di giustificare l'appropriazione indebita.
Con la scusa della libera circolazione, la legge mirava anche ad evitare che i beni immobili restassero per secoli di proprietà di uno stesso titolare (nel caso specifico, della Chiesa). Le vendite delle proprietà terriere che facevano parte dell'ex patrimonio ecclesiastico e che avrebbero dovuto andare ad aumentare le proprietà contadine, finirono invece nelle mani dei nuovi speculatori e latifondisti, e furono all'origine delle giuste rivendicazioni dei contadini nel primo '900. Una parte dei beni urbani, tramite il demanio, passarono per la quasi totalità ai Comuni che, in alcuni casi, le utilizzarono - e ancor oggi le utilizzano - come scuole, collegi e uffici; mentre lo Stato le utilizza ancora come caserme o carceri.
Causa della infelice e cattiva amministrazione e utilizzazione dei beni ecclesiastici fu il cronico disavanzo del bilancio pubblico (ieri come oggi): per realizzare contanti lo Stato si vide costretto ad effettuare vendite in maniera disorganica, secondo le esigenze di cassa. Gli effetti di tali vendite sconsiderate sono, purtroppo, ancora oggi visibili: splendide chiese, cappelle, congreghe - specialmente nel Meridione - sono diventate negozi, botteghe artigiane, rimesse, depositi, abitazioni civili e alcune sono state addirittura dimenticate, sono state abbandonate e rese facili prede di razziatori di opere d'arte.
L'intenzione nascosta ma non secondaria, come indicato in premessa, era di stroncare il potere clericale e antiunitario che, a sei anni dall'annessione del Regno delle Due Sicilie, era ancora molto radicato e alimentava malcontento e brigantaggio. Non si dimentichi che i Borbone ebbero sempre con il clero un rapporto di protezione e di difesa della Religione.
Nell'ex Regno vi erano due enclavi Pontificie: le città di Benevento e Pontecorvo. Inoltre, fra le Due Sicilie e la Chiesa sussisteva una dipendenza feudale, anche se ormai solo formale, che si manifestava con il rito della "Chinea", l'offerta di un cavallo bianco e una somma di denaro quale tributo per il dominio del Pontefice sul Regno. Un rito che venne abolito da Ferdinando II solo nel 1855.
Tali leggi prevedevano anche l'appropriazione dei fondi archivistici delle varie comunità. Si tratta di documenti anagrafici voluti con il Concilio di Trento (tenutosi tra la prima e la seconda metà del XVI secolo): i Parroci erano obbligati a tenere i registri dello stato civile nei quali erano registrati gli atti relativi sia al culto sia all'amministrazione, e gli atti giuridici riguardanti i rapporti con lo Stato. Sono documenti interessanti e utili per le numerose notizie sulla vita svolta nelle città che testimoniano del loro grado di civiltà. E tuttavia non sono di facile consultazione perché ancora oggi non stati resi pubblici. Un'appropriazione che probabilmente non aveva altro fine che quello di annientare la memoria storica del Sud, consequenziale, peraltro, alla necessità di "unificare" l'Italia.

 

Homepage

 

   
Num 81/82 Giugno/Luglio 2008 | politicadomani.it