Pubblicato su politicadomani Num 81/82 - Giugno/Luglio 2008

S.O.S. sociale
Vale 10 miliardi di euro il lavoro delle badanti
Un welfare bloccato spreca risorse e non risponde ai bisogni

Censis

"Il sociale non presidiato" è l'argomento di cui si è parlato a Roma, nella sede del Censis lo scorso 10 giugno. Un appuntamento che si ripete ogni anno e che è giunto alla ventesima edizione. "Un mese di sociale" è il titolo del testo elaborato in ambito Censis da cui hanno preso spunto le riflessioni. Hanno partecipato ai lavori il Presidente del Censis Giuseppe De Rita, il Direttore Generale Giuseppe Roma, e il responsabile del settore Politiche sociali Francesco Maietta.
Dopo anni di preoccupazioni e di allarmi per il declino della economia italiana ci si è accorti che la vera crisi italiana è sociale. La realtà sociale italiana appare "indecifrabile e minacciosa", ed ha a che fare con la "incapacità di connettersi, di fare relazioni, di essere una comunità che sa stare insieme, aggregare, includere", afferma il Censis. E conclude: "Così il welfare tradizionale non basta più a dare sicurezza".
Sono in atto processi degenerativi nel corpo sociale italiano che vanno al passo con il declino dei valori sui quali è stata ricostruita l'Italia dei tempi difficili della ricostruzione e delle stragi. La ricerca del Censis punta il dito su una serie di aspetti esseziali per capire e sintomatici della gravità della situazione.

Il Censis parla di:
Avarizia del welfare italiano verso donne e famiglie
"Alle famiglie è destinata una spesa sociale pari appena all'1% del Pil. Il 59% degli italiani ritiene che oggi non si fanno figli perché i redditi familiari sono troppo bassi, il 27% sottolinea che si è troppo presi da se stessi, il 24% fa riferimento all'assenza di servizi di supporto alle famiglie, il 23% indica che si lavora troppo e non c'è tempo per pensare ad altro, mentre il 18% segnala la paura associata alla responsabilità di educare e crescere i figli. Rispetto alle donne europee, le italiane sono molto meno convinte che una donna che lavora può stabilire una relazione adeguata con i propri figli (lo pensa il 16% delle italiane rispetto a un dato medio europeo del 32%)".

… e di:
Declino della funzione sociale dei processi formativi
"Cresce la convinzione che studiare di più e più a lungo non paga, perché altri sono i percorsi di costruzione del proprio status e benessere sociale. Per oltre un quarto dei ragazzi di età compresa tra 14 e 19 anni non serve un titolo di studio per trovare lavoro. Per più del 55% sono convinti che ci si iscrive all'università soltanto perché non si hanno alternative. E quasi l'80% degli adolescenti italiani confessa di chiedersi spesso che senso ha stare a scuola. Gli insegnanti sono percepiti lontani, e su questa relazione non può non pesare l'età media dei docenti che in Italia risulta particolarmente elevata rispetto agli altri Paesi europei. Nella scuola secondaria superiore quasi il 53% degli insegnanti ha più di cinquant'anni, percentuale pari al 66,8% nella scuola inferiore e al 44% nella scuola primaria".

Si chiede:
Che fine hanno fatto i 646 mila stranieri regolarizzati nel 2002?
"Nel 2007 erano 505 mila quelli che avevano ancora un lavoro ed erano ancora regolari. Il 60% si è trasferito in un'altra provincia per lavoro. Più di 88 mila si sono sposati. Sono segnali di grande vitalità, ma la riduzione del 22% di immigrati regolarizzati, sicuramente non usciti dall'Italia, indica che sono finiti nell'economia sommersa, a testimoniare la scarsa capacità del sistema sociale di includerli".

Nota, infine, che:
L'assistenza low cost delle badanti ritorna sommersa
"Dal 2004 al 2007 si è registrato un calo drastico degli immigrati regolarizzati impegnati nei servizi alle famiglie pari a -20,8%, segno di un probabile ritorno al "nero". Il numero effettivo di badanti che lavorano in Italia è nettamente superiore ai dati ufficiali. Stime prudenziali consentono di fissare in 700-800 mila le persone che lavorano in famiglia e in 10 miliardi di euro il valore annuale della loro attività".

 

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