Pubblicato su politicadomani Num 81/82 - Giugno/Luglio 2008

Private banking
La finanza di chi di finanza se ne intende
I clienti, i servizi, la filantropia in una ricerca del Centro Studi Finanziari, Giuridici e Sociali

di Costantino Coros

Finanza sempre più su misura, molte incertezze e poca filantropia nel futuro del private banking. È quanto emerge da una recente indagine condotta dal Centro Studi Finanziari, Giuridici e Sociali, gruppo di ricerca costituito da esperti del settore economico-finanziario presenti nel comitato scientifico della casa editrice Le Fonti di Milano (www.finanzaediritto.it). Secondo gli autori il settore del private banking non sta vivendo un momento di crisi, ma deve riacquistare credibilità agli occhi dei risparmiatori e degli investitori dopo i recenti scandali finanziari.
Il private banking è un ambito della finanza che si rivolge a una clientela di fascia medio-alta, siano esse aziende o persone fisiche che hanno comunque una conoscenza abbastanza approfondita del mondo della finanza.
L'indagine, che è stata condotta su un campione di strutture di private banking che gestiscono oltre 253 miliardi di euro, corrispondente al 30% del totale del giro d'affari del comparto, ha evidenziato che la media della soglia di accesso è 888 mila euro. La soglia minima di accesso per le strutture di family office (attività di gestione dei patrimoni familiari) e wealth management (attività di mantenimento del benessere finanziario raggiunto attraverso la gestione degli investimenti) è di 1,9 milioni di euro. La soglia minima di accesso per le strutture private è di 0,5 milioni di euro.
Il Trust (si tratta di soggetti fiduciari, per lo più rappresentati da istituti bancari, che gestiscono i patrimoni di soggetti terzi) rimane il servizio più offerto dal private banking. Al contrario, il servizio meno fornito è quello legato alla filantropia: solo il 32% del campione lo prevede tra le proprie offerte. Questo dato riferito alla filantropia è in linea con la situazione europea, siamo molto meno sensibili rispetto alle aree geografiche del nord americana e dell'Asia riguardo al tema. Infatti, secondo i dati dell'indagine CapGemini/Merrill Lynch "Finacial Advisory Survey", a marzo del 2007 in Europa solo il 6% dei grandi investitori ha richiesto servizi di filantropia rispetto al 14% del Nord America e dell'Asia. Anche il servizio legato alla corporate finance (finanza d'azienda) risulta tra i meno forniti, infatti solo, il 69% del campione lo prevede tra i propri servizi.
Sul fronte delle previsioni per i prossimi dodici mesi, il settore del private banking punta su alcuni servizi in particolare: si tratta della consulenza finanziaria personalizzata, dei servizi di trust e attività fiduciarie, degli investimenti alternativi e dei servizi assicurativi. Buone prospettive di sviluppo, secondo gli esiti dell'indagine, hanno anche i servizi di consulenza legati al passaggio generazionale. Tra i peggiori risultati vi sono le previsioni dell'art advisory e della consulenza al family business. Queste ultime due tipologie non vengono reputate strategiche per i prossimi dodici mesi.
Molto rilevante è la significativa presenza d'incertezza sugli investimenti, ciò deriva dall'estrema insicurezza dell'attuale momento economico italiano e mondiale.
In sintesi, concludono gli autori dall'indagine, si evince che il private banking italiano offre molti più servizi legati alla consulenza finanziaria puntando sempre di più alla personalizzazione. Offre meno servizi sulla gestione degli asset non finanziari dove sono più preparate le strutture di wealth management. In prospettiva futura, nonostante il periodo di forte incertezza, la gestione personalizzata del patrimonio finanziario è considerata un'attività strategica.

 

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