Pubblicato su politicadomani Num 80 - Maggio 2008

Classe 1914
Storia di un minatore italiano emigrato in Belgio
Nel racconto di nonno Gerardo un secolo di storia italiana narrata ai bambini di una quarta elementare di Velletri (provincia di Roma)

 

"Storia di Gerardo minatore" è l'ipertesto vincitore del primo premio della sezione scuole elementari, del concorso "Filmare la Storia" dell'ANCR (l'archivio nazionale cinematografico della resistenza). Assegnato "per la ricca e documentata ricerca storica realizzata attraverso i documenti originali e per "l'interpretazione espressiva e affettiva del disegno infantile, supportata da canzoni e voci testimoniali", il premio è stato consegnato dal Presidente della Repubblica, il 24 aprile a Torino.
Un'esperienza indimenticabile della quale sono stati protagonisti un nonno; una maestra, Antonietta Lucchetti; una classe di bambini di 4° elementare della scuola Luigi Novelli di una città di provincia, Velletri; e anche un papà che scrive poesie.

I RICORDI DI NONNO GERARDO
Mi chiamo Gerardo Apruzzese e sono nato a Gallinaro il 9 giugno del 1914.
Noi abitanti di Gallinaro eravamo molto fortunati perché ci volevamo tutti bene e ci aiutavamo nei lavori di campagna; ma c'era poco lavoro e chi guadagnava qualche spicciolo era di poco più fortunato degli altri.
Passarono molti anni e diventai adulto.
Il 10 giugno del 1940 noi italiani entrammo in guerra e mi dovetti arruolare. L'8 settembre del 1943 la nostra nazione firmò un armistizio e io, che mi trovavo sull'isola d'Elba, fui fatto prigioniero e deportato in Germania ad Amburgo. Rimasi prigioniero in Germania per due anni. Per me furono anni terribili ero lontano dalla mia famiglia, non ricevevo nessuna notizia e avevo tanta paura di non poter tornare mai più a casa. Il 9 maggio del 1945 la Germania firmò la resa incondizionata, le truppe Americane mi liberarono, finalmente potevo tornare dalla mia famiglia! Per il rientro non riuscii a trovare niente di meglio di un treno per il trasporto del bestiame. Ma per l'Italia i problemi non erano finiti! Era in gran parte distrutta: macerie, vie di comunicazione bombardate, persone gravemente ferite, scarsità di cibo, fabbriche distrutte.
Nel dopoguerra l'Italia aveva bisogno di molto carbone e firmò un accordo con il Belgio, chiamato "Uomo-Carbone": per ogni minatore che fosse andato a lavorare nelle miniere in Belgio l'Italia avrebbe ricevuto 200 kg di carbone. Così decisi di partire per il Belgio. Ero triste, stavo per lasciare la mia famiglia probabilmente per molto tempo.
Appena arrivato in Belgio, andai subito a lavorare in miniera. Ero l'ultimo arrivato e mi venne offerto il lavoro più pericoloso: costruire l'armatura delle gallerie. Lavoravo per molte ore al giorno e non mi potevo assentare se non mi sentivo bene. Per noi italiani la vita era dura: lavoravamo tantissimo e a volte venivamo umiliati dai belgi che ci impedivano l'ingresso nei locali pubblici.
L'8 agosto del 1956 per noi minatori italiani fu un giorno tristissimo: nella miniera di Marcinelle ci fu uno scoppio e subito dopo la miniera si incendiò: morirono 262 minatori, 136 erano italiani come noi.
Noi italiani sentivamo tanta nostalgia per il nostro paese d'origine, ci incontravamo tra di noi. In Belgio vivevano molti emigrati provenienti da Gallinaro e tutti insieme il 14 agosto festeggiavamo il Santo Patrono del nostro paese: San Gerardo. Durante questi incontri conobbi Pietro Rocci un ragazzo che nel 1965 era partito da Gallinaro verso il Belgio. Intanto la mia famiglia era diventata più grande. Io avevo tre figlie: Anna, Carla e Graziella; Pietro conobbe Anna, si innamorarono e nel 1967 si sposarono. Passarono molti anni. Io e Pietro continuammo a lavorare duramente ma sempre insieme. Nel 1979 decisi di tornare in Italia con tutta la mia famiglia: dopo 28 anni finalmente era arrivato il momento di tornare a casa e riposarsi.
Oggi sono un anziano signore di 94 anni, ma dentro di me mi sento un ragazzino pieno di energie e trascorro il tempo suonando la fisarmonica e raccontando la mia storia ai miei nipotini.

Mi chiamo Gabriele Navacci e sono il pronipote di nonno Gerardo.
A nome delle bambine e dei bambini della classe VA della scuola primaria Luigi Novelli saluto e ringrazio nonno Gerardo perché, grazie al suo racconto, abbiamo vissuto una storia dell'emigrazione di tanti anni fa.

 

Marcinelle

Per te ho lasciato il nido
per il mio futuro...
sono stato umiliato tra le lacrime dei miei cari
sono sceso nelle viscere della terra
sacrificando la mia giovane vita.
Per anni
stretto in quella morsa
con il soffitto sulla testa a togliermi il respiro
nero di sporco
con gli occhi lavati dalla mie stesse lacrime
ho conosciuto il buio intorno a me.
Solo
con il mio lume a petrolio
un giorno
ho temuto di non scorgere più la luce sopra di me.
Quel giorno non si è fatto attendere!
Saluto da vero italiano
quanti, con me, hanno sofferto
per guadagnarsi stima ed un futuro migliore.

Marco Navacci

 

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