Pubblicato su politicadomani Num 80 - Maggio 2008

La parola, una lezione di don Milani

 

"Non faccio più che lingua e lingue. Mi richiamo dieci venti volte per sera alle etimologie. Mi fermo sulle parole, gliele seziono, gliele faccio vivere come persone che hanno una nascita, uno sviluppo, un trasformarsi, un deformarsi"
(Lettera di don Lorenzo Milani al direttore del Giornale del mattino del 28 marzo 1956)

"Voglio riflettere liberamente con voi e trasmettere così la mia esperienza educativa a partire dai lontani anni sessanta, quando un grande Maestro ebbe la pretesa di far scuola trasformando le parole in veri e propri personaggi. "La parola, ci diceva, è la chiave fatata che apre ogni porta".
Il dominio sul mezzo d'espressione, nucleo fondante l'insegnamento di Lorenzo Milani, era un concetto che si legava subito alla conoscenza delle origini della lingua. Le parole dovevano essere riflettute, guai a fermarsi al semplice significato! Dovevano condurci ovunque.
Era frequente interrompere la lezione per correre dietro alle etimologie delle parole più astruse e sconosciute. Erano le parole stesse che producevano i percorsi formativi, che solo apparentemente sembravano informali, ma che nella realtà consentivano alla classe di produrre il proprio libro di testo e i propri materiali.
Attraverso la costruzione degli strumenti didattici il ragazzo interagiva con la realtà comprendendo il nesso tra la conoscenza, il sapere, e la politica, il saper fare. "Quando il povero saprà dominare le parole come personaggi, la tirannia del farmacista, del comiziante e del fattore sarà spezzata". Era questo il motivo per cui la scuola non poteva sottrarsi al compito di preparare alla politica e alla vita sociale."

[da "Mille Barbiana" di Edoardo Martinelli, alunno di Don Milani]

 

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