Pubblicato su politicadomani Num 80 - Maggio 2008

Il libro del mese
"Fantasmi del Cilento"
Da Altavilla Silentina a Lenti un'inedita storia della Shoah ungherese

di m.m.

"Alla vigilia di quello che è stato uno dei maggiori massacri della storia dell'umanità - la deportazione di quasi mezzo milione di ebrei magiari nei campi di sterminio della Polonia del Governatorato Generale, nell'estate del 1944 - trenta ebrei di Lenti, una cittadina del Transdanubio occidentale ungherese, vennero in possesso di altrettanti certificati, probabilmente trafugati dal municipio di Altavilla Silentina, in provincia di Salerno. Chi, come e perché li abbia portati sino a quel minuscolo villaggio, posto in prossimità del confine di tre Stati ( Slovenia, Croazia e Austria), è, probabilmente, destinato a rimanere un enigma. Un mistero che nessuno dei trenta ebrei di Lenti potrà mai svelare, essendo la loro vita drammaticamente giunta al capolinea prima che la guerra finisse. Da sfondo al racconto, che si snoda lungo una ideale direttrice Budapest-Fiume-Campagna, le paradossali vicende di un Paese che non si è mai riconosciuto nei progetti antisemiti di Mussolini e degli scienziati della razza ariana, ma anche la determinazione di un giovane vescovo, Giuseppe maria Palatucci, che assieme al nipote Giovanni, responsabile dell'Ufficio stranieri della questura di Fiume, potrebbe essere stato il principale regista di un progetto realizzatosi solo in parte." (dalla IV pagina di copertina di "Fantasmi nel Cilento" di Nico Pirozzi [Edizioni CentoAutori, Villaricca (NA), Dicembre 2007 - pgg. 160; 15,00 euro]

È questa la storia che fa da cornice a un bel libro che si legge tutto d'un fiato e provoca il lettore a saperne di più (numerose le note che arricchiscono la narrazione e ricca la bibliografia in fondo al volume). L'autore conduce il lettore attraverso alcune minuscole vicende e tanti nomi di sconosciuti, passati per il dramma dell'olocausto, per allargare l'obiettivo alla Storia. La storia della tragedia che ha segnato il secolo scorso e ha imbrattato il volto e l'anima dell'uomo moderno in modo tanto più indelebile quanto più si cerca di nascondere e perfino negarne le dimensioni e la realtà.

Ma questo non è il solito libro sulla Shoah, perché dentro la grande Storia si dipana la fitta rete di alcune storie minori, di vicende particolari vissute da piccole comunità e da persone singole, identificate con il proprio nome e cognome, che di queste storie sono state le vittime, i carnefici, oppure gli eroi, "quegli uomini un po' speciali dei quali ogni nazione dovrebbe augurarsi di non avere mai bisogno" [Roberto Olla, dalla Prefazione al libro, pag. 10]. Accanto a nomi sconosciuti, quali, ad esempio, quello di Gerardo Böhm "ebreo convertito al cattolicesimo, malato di osteomielite", o del rabbino Davide Wachsberger "un mistico "alieno dalla politica e da qualsiasi attività che possa far sognare a pericolo", che parla solo il tedesco e "non si preoccupa neppure del cibo che gli viene preparato dai suoi correligionari"" [pag.56], troviamo altri nomi ben noti: Giovanni Palatucci, l'eroe silenzioso che ha salvato migliaia di ebrei, il questore di Fiume morto di stenti nel campo di concentramento di Dachau, Giusto fra le Nazioni, per il quale la Chiesa cattolica ha iniziato il processo di beatificazione; Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, firmatario di due lettere che, insieme a due assegni di tremila e diecimila lire, arrivarono dal Vaticano al giovane vescovo Giuseppe Maria Palatucci, zio di "Giovannino". Oppure nomi come Adolf Eichmann, l'esecutore materiale, efficace e meticoloso, delle deportazioni e degli omicidi di massa; o come Laszlo Bàrdossy, il premier ungherese che "concesse il disco verde alla retata contro gli ebrei della Galizia, da anni emigrati in Ungheria, privi della cittadinanza magiara" [pag.38].
Non è il solito libro perché in esso rivivono e riacquistano dignità umana trenta "fantasmi", ebrei ungheresi di Lenti, scopertisi inutilmente originari e residenti di una ridente cittadina del sud campano, Altavilla Silentina. Fantasmi perché di molti di loro rimane traccia solo nelle schede del database di Yad Vashem di Gerusalemme, il museo della memoria e del nome dove si trova il giardino dei Giusti di Israele. Trenta schede integralmente riportate nell'appendice del volume e confrontate con la documentazione elaborata dalla Fondazione Nevek-Klorsfed.

Nella devastazione morale che si è abbattuta sull'Europa si aprono inequivocabili spiragli di luce, di riscatto e di speranza grazie ad alcuni nomi italiani: Fiume, Campagna, Altavilla Silentina, Palatucci, Perlasca, il generale Mario Roatta "che aveva impedito all'ispettore generale tedesco dell'organizzazione Todt di requisire appartamenti di ebrei nella zona di Mostar sostenendo che "non è compatibile con l'onore dell'esercito italiano prendere simili eccezionali misure contro gli Ebrei"" [pag. 48], sono solo alcuni di questi.
C'erano piani precisi volti al salvataggio di vite umane in ogni forma possibile. Uno di questi, di cui però si ha solo una vaga traccia - grazie alla ricorrenza del nome di Altavilla Silentina - è giunto fino a Lenti ed ha riguardato 31 dei 51 residenti ebrei del piccolo centro ungherese (il 31° "fantasma" è stato scoperto da Nico Pirozzi, quando il libro era già andato in stampa). Un piano realizzatosi solo a metà perché i possessori di quei documenti sono tutti scomparsi senza lasciare altra traccia che una scheda, redatta con maniacale precisione dagli addetti alle deportazioni, ai campi di sterminio, alle squadre dei lavori forzati. Schede nelle quali Zala deportation, Auschwitz, Mauthausen, labour battalion, getto inmates, sono termini ricorrenti. Eppure sono proprio queste schede, pubblicate in appendice al libro, che restituiscono, con il nome, dignità umana a persone divenute nell'ultimo scorcio della loro vita e rimaste fino alla pubblicazione del libro "non persone". Fantasmi, appunto, sulle cui tracce si è messo Nico Pirozzi, giornalista e studioso della Shoah in Campania, riuscendo a scoprire poco di loro. E tuttavia abbastanza per dedicare il suo libro a Mihaly e Katalin Mitzger, due bambini di dieci e otto anni, le vittime più piccole della tragedia di Lenti ... e di Altavilla Silentina.

 

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