Pubblicato su politicadomani Num 79 - Aprile 2008

Napoli 1792-1798
L'officina della Rivoluzione
Eleonora Fonseca Pimentel, Gennaro Serra, i quartieri spagnoli, i circoli letterari, le "conversazioni", gli avvenimenti internazionali. Personaggi, eventi, odori e rumori della Napoli pre-rivoluzionaria

di Pablo Visconti

Nel 1760, proveniente da Roma insieme alla sua famiglia, una bambina di 8 anni andò ad abitare nel cuore popolare della città di Napoli, non quello più antico, ma quello che sicuramente, ben mostrava le precarie condizioni di vita dei suoi abitanti meno abbienti. Era una zona dei "quartieri spagnoli", che formano una fitta rete di strade a monte di via Toledo, così chiamati perché lì il viceré Don Pedro di Toledo, nella prima metà del '500, decise di costruire sulle pendici di Sant'Elmo e di San Carlo alle Mortelle gli alloggi per le truppe di stanza nella capitale del viceregno. In seguito, l'esercito venne dislocato nelle caserme di Pizzofalcone, lasciando liberi gli edifici che furono trasformati in civili abitazioni.

Quella bambina sarebbe cresciuta in quel quartiere senza. mai allontanarsene, se si eccettua il periodo della tormentata convivenza coniugale (1778-1785) con il tenente dell'esercito borbonico don Pasquale Tria de Soils, uomo violento. Ma anche allora non andò tanto lontano, perché abitò prima nella strada della Pignasecca e poi al Cristo Grande sopra San Carlo alle Mortelle.
La prima casa di Eleonora de Fonseca fu in via Santa Teresella degli Spagnoli, dal 1760 al 1768; da qui la famiglia si trasferì alla Platea della Salata (oggi via San Pantaleone) dove rimase fino al 1773, quando traslocò per andare al Largo Rosario di Palazzo, da dove Eleonora sposandosi andò via nel 1778 per sistemarsi alla Pignasecca e dove ritornò nel 17S5 dopo la separazione. Nei 1796 la de Fonseca andò ad abitare al grottone di San Luigi di Palazzo (oggi via Gennaro Serra), e nel 1797 alla salita Sant'Anna di Palazzo dove fu arrestata nei 1798. Vi ritornò nel gennaio del 1799. Durante i pochi mesi di vita della Repubblica (fino al giugno dello stesso anno) la sua casa fu anche la sede del giornale della repubblica "il Monitore Napoletano".

Inoltrandosi nei "quartieri spagnoli", nella seconda metà del '700 per le stradine che salgono da via Toledo e da via Chiaia, appariva davanti agli occhi una scena estremamente animata. In particolare, chi saliva per la strada di Sant'Anna di Palazzo, che sfocia nel largo omonimo, si ritrovava immerso in una confusione di persone, cose e voci non molto diversa da quella a cui si assiste oggi. Ai due lati della salita, con la merce esposta sulla strada, si susseguivano due file di botteghe: l'oliandolo, il carbonaio, la "cantina" (vendita di vini), il forno, il salumaio, o, più esattamente, il "putecaro" che vendeva sale, formaggio, lardo, baccalà e salumi vari, il macellaio o "chiacchiere". Nel largo, davanti all'antica chiesa di Sant'Anna di Palazzo, che ora non c'è più perché distrutta nel 1964 per far posto ad inguardabili edifici moderni (la denominazione della parrocchia passò poi alla chiesa ubicata nel largo Rosario di Palazzo - attualmente in restauro - la cui facciata principale prospetta sul vico Rosario di Palazzo), si svolgeva il lussureggiante e variopinto mercatino della frutta e delle verdure che venivano portate dai contadini delle vicine colline del Vomero e di Sant'Elmo. A lato della chiesa c'era la stalla per gli asini e i cavalli che portavano cose e persone, lungo la strada di Cariati, su verso la collina, non ancora tagliata dal C.so Vittorio Emanuele, al convento delle Orsoline, a quello dei Certosini di San Martino, al castello di Sant'Elmo, ai poderi, alle ville e alle case sparse nella campagna.

L'attività letteraria (sin da giovanissima la de Fonseca scrisse testi poetici che la fecero conoscere nell'ambiente letterario non solo napoletano) e gli studi di storia, di economia e di diritto pubblico l'avvicinarono agli altri intellettuali e al mondo della cultura accademica cittadina. I salotti letterari le riunioni poetiche (come quelle tenute nella villa di Posillipo di don Antonio di Gennaro, duca di Belforte, uno dei più famosi poeti napoletani del tempo, insieme a Luigi Serio, Antonio Jerocades. Ignazio Ciaja, Francesco Salfi, Clemente Filomarino) e i tanti incontri che si tenevano nella casa dei de Fonseca a Rosario di Palazzo, nel palazzo dei Serra di Cassano sopra Monte di dio e in quello di Gaetano Filangieri (l'autore della "Scienza della Legislazione", che era considerato l'ispiratore delle idee riformiste ed antifeudali), in via Atri, nel centro antico delta città, nei pressi di via Tribunali, per discutere di questioni storiche, politiche e sociali, avevano favorito la nascita di un nucleo di intellettuali, sempre più impegnato sul terreno della critica alla monarchia borbonica. Ne facevano parte, tra gli altri, oltre ai poeti citati, Mario Pagano, Vincenzo Russo, Annibale Giordano, Carlo Lauberg, Giuseppe Logoteta, Domenico Bisceglia, Gregorio Mattel e Melchiorre Delfico.
Nell'ultimo decennio del Settecento gli uomini di cultura napoletani, provenienti dalla borghesia delle professioni (medici, giuristi, avvocati, studenti universitari), figli dell'aristocrazia "illuminata" e giovani artigiani mai contenti dello stato presente delle cose, erano passati da un atteggiamento anticuriale e di stampo assistenzialistico, in sintonia con il timido riformismo dei Borbone, alla creazione dei club giacobini (le "conversazioni", come si diceva), alla cospirazione e, infine, alla lotta aperta. Ciò tanto più in seguito all'inasprimento dell'atteggiamento della corte dopo i fatti francesi e la decapitazione dei reali di Francia, che culminerà, nell'ottobre 1794, nell'impiccagione di Emanuele De Deo e di due suoi compagni, prime vittime della famigerata Giunta di Stato, il tribunale istituito da re Ferdinando per giudicare i "rei di stato".
Alle "conversazioni" - che spesso si tenevano a casa di Eleonora de Fonseca a Rosario di Palazzo e in cui si commentavano le copie del "Moniteur" francese portato clandestinamente nel regno - partecipavano, tra gli altri, Giuseppe Cestari, Francesco Salfi, Giovanni Bianchi, Vincenzo Russo, Ignazio Ciaja e i due Serra di Cassano, Giuseppe e Gennaro, i patrioti più vicini e più cari a Eleonora.
Gennaro Serra procurò l'abitazione della de Fonseca al Grottone di Palazzo, per motivi di sicurezza, poiché nella strada vi era una "cantinas" (vendita di vino), il cui proprietario era amico di giacobini, da cui, passando attraverso una botola nel pavimento, si raggiungeva la cavità sotterranea che passava sotto il Largo di Palazzo ed usciva sul litorale, al Molosiglio, all'altezza dell'attuale via Acton. Tale passaggio fu utilizzato da molti giacobini nel 1795 e dopo per sfuggire agli arresti della polizia borbonica sempre più attiva in quegli anni.

Gli avvenimenti internazionali, il contrasto tra Francia e Inghilterra, l'avvicinamento sempre più stretto del Regno a quest'ultima, provocarono nel 1972 la cosiddetta "spedizione punitiva" della squadra navale francese comandata dal Latouche-Trèville che, dopo accordi e compromessi tra la corte napoletana e l'ambasciatore francese a Napoli, si era attestata nel porto della città. In questa occasione i giacobini napoletani uscirono allo scoperto andando a fraternizzare con i francesi a bordo delle navi. Pagheranno con il capestro e il carcere la loro ingenuità e imprudenza nel 1794 e nel 1795, quando si faranno sempre più frequenti gli arresti. Molti saranno chiusi nelle carceri dei castelli, come Melchiorre Delfico, Ettore Carafa e Giuseppe Serra di Cassano, fratello di Gennaro. Altri riusciranno a trovare asilo fuori del Regno, in Francia e nel resto d'ltalia controllato dalle armate francesi.

A Gennaro Serra di Cassano è dedicata la via che prima si chiamava Salita del Grottone di San Luigi di Palazzo. Questa strada porta alla via Monte di Dio dove si trova il palazzo Serra di Cassano, oggi sede dell'istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
II Palazzo dopo il triste epilogo della Repubblica Napoletana, divenne il simbolo della resistenza morale alla ferocia della corte borbonica: il duca Luigi aveva chiesto al re di risparmiare la vita al figlio Gennaro, ma non gli fu concesso. In risposta al rifiuto del re, il duca decise di chiudere il portone dell'ingresso principale del palazzo su via Egiziaca a Pizzofalcone che guardava il palazzo reale e di non aprirlo fino a quando i Borbone fossero sul trono di Napoli.
Gennaro Serra già molto giovane aveva partecipato ai movimenti patriottici e giacobini rimasti contro la monarchia borbonica e fu poi uno dei protagonisti più attivi della Repubblica Napoletana e comandante della Guardia Nazionale. Nel giugno del 1799 dopo la sconfitta e la capitolazione cercò di rientrare travestito da marinaio nel palazzo di famiglia ma fu riconosciuto da un libraio da cui aveva acquistato spesso edizioni rare e denunciato alla polizia borbonica che lo arrestò. Fu decapitato il 20 agosto 1799, in piazza Mercato, nello stesso giorno in cui fu impiccata Eleonora de Fonseca Pimentel.

La casa della de Fonseca a Sant'Anna di Palazzo fu la sede del "Monitore Napoletano". In pratica, il giornale veniva scritto tutto da lei o quasi: usciva due volte la settimana, il martedì e il sabato, ed era composto di quattro pagine grandi più un supplemento. II primo numero, che apparve sabato 2 febbraio 1799 (14 "piovoso" secondo il nuovo calendario rivoluzionario), fu venduto nella strada di Toledo e nelle sue adiacenze da due giovani strilloni.

 

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