Pubblicato su politicadomani Num 79 - Aprile 2008

Teologia del Creato
Custodire il giardino perché non si alteri
Ferita dall'inquinamento delle industrie, dalle lacerazioni delle guerre, dalle tragedie delle carestie e dai disastri della fame, la terra urla di dolore, ma l'uomo non se ne accorge

di C.C.

"L'emergenza della vita ci pone di fronte all'emergenza ecologica, davanti a una terra sfruttata che grida, come afferma il libro di Giobbe al capitolo 31, un grido della terra che interroga ogni essere umano. Dunque, la terra grida, ma nessuno pare ascoltarla". Ha detto il Prof. Luca Mazzinghi, docente di Sacra Scrittura alla Facoltà Teologica dell'Italia Centrale e al Pontificio Istituto Biblico, durante un seminario di studio, dedicato alla Teologia del Creato, tenutosi a Roma presso la Pontificia Università S. Tommaso d'Aquino. È un urlo di dolore che al momento è rimasto inascoltato dagli uomini che sembrano sordi. La terra è ferita dall'inquinamento delle industrie, dalle lacerazioni delle guerre, dalle tragedie delle carestie e dai disastri della fame. Ma l'uomo pare non accorgersi delle ferite che la terra porta dentro di sé. Ferite che si stanno aprendo sempre di più. Il seminario ha messo l'accento su una questione di fondamentale importanza per la sopravvivenza degli esseri viventi, non solo dal punto di vista materiale, ma soprattutto spirituale: il rispetto della natura.
L'umano realizza in sé l'immagine di Dio nella misura in cui agisce con mitezza abbandonando ogni forma di violenza. Il dominio dell'uomo esclude ogni forma di sopraffazione e distruzione. "L'essenza del dominio - spiega il Prof. Mazzinghi - non sta in una indiscussa superiorità dell'uomo sul creato, ma nella sua capacità di amare il creato come Dio lo ama". Oggi sta accadendo il contrario. L'uomo pensa allo scudo spaziale, alle bombe intelligenti e a nuove armi di distruzione di massa. Ma Dio ha affidato all'uomo un compito preciso: custodire il "giardino" per evitare che esso si alteri. Nostro Signore ha stabilito allo stesso tempo un'alleanza con l'uomo e con il creato: l'uomo lavora e custodisce il "giardino", il creato lo ricambia con i frutti. All'uomo è stato dato tutto, ma se egli mangia il tutto, morirà. "L'uomo è un ponte tra Dio e il creato - dice ancora Mazzinghi - un ponte che può condurre il creato alla comunione con Dio, oppure può trasformalo in cosa da utilizzare per l'uomo, ma alla fine contro l'uomo". È proprio su questa crisi morale che s'inserisce la "cupidigia" come male conseguente al mancato rispetto del "limite" che Dio ha fissato per l'uomo: "limite" che al tempo stesso rappresenta la "libertà" e la "responsabilità" della custodia del creato che Dio ha affidato all'uomo. "L'occhio vede un campo verde e la mente pensa alla fabbrica", così può essere rappresentata, secondo Cristina Simonelli, docente di Teologia Patristica presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, l'applicazione concreta della "cupidigia". La conseguenza di questo comportamento è efficacemente rappresentata dal caso della centrale nucleare di Cernobyl. È il più grave disastro mai accaduto a un impianto nucleare civile. Avvenne il 26 aprile 1986 in Ucraina (allora parte dell'Unione Sovietica), vicino al confine con la Bielorussia. In seguito alle esplosioni, dalla centrale si sollevarono delle nubi di materiali radioattivi che raggiunsero l'Europa orientale, la Scandinavia, la parte occidentale dell'URSS e l'Europa occidentale. Secondo le stime di Greenpeace, sono stati più di 200mila i decessi per tumori, leucemie o altre patologie direttamente imputabili alla contaminazione nucleare. L'Eucarestia, può indicare all'uomo la giusta strada da percorrere per salvare il creato, perché porta in sé l'idea della totale gratuità, è accettazione del dono e del donatore insieme ed è rinuncia totale alla cupidigia e alla violenza.

 

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Num 79 Aprile 2008 | politicadomani.it