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Incontro con il Presidente CRI, la forza della tradizione, l'impegno del volontariato Massimo Barra spiega la Croce Rossa
L'incontro, a Roma, nella sede delle Acli Regionali di via Prospero Alpino, lo scorso 25 Marzo, è di quelli che fanno venire voglia di saperne di più e di rimboccarsi le maniche e partecipare. Chi parla è Massimo Barra, Presidente della Croce Rossa Italiana. Il pubblico, non numeroso, è attentissimo. E non potrebbe essere altrimenti, trascinato com'è dalla voce chiara e alta, dal tipico accento romanesco, e dall'incalzare del racconto dell'ospite. Un cristallo rosso (red crystal) su sfondo bianco. È questo il nuovo simbolo della Croce Rossa Internazionale. L'escamotage è stato pensato per accogliere sotto lo stesso segno chi si riconosce nei principi fondamentali della Croce Rossa, ma rifugge da influenze di tipo religioso quali quelle associate alla croce o alla mezzaluna. In realtà la croce rossa su fondo bianco è la bandiera, a colori scambiati, della federazione elvetica (neutrale per tradizione consolidata) e serviva solo come contrassegno per i medici e il personale impegnato sui campi di battaglia. Più tardi al simbolo è stato associato un significato religioso e per questa ragione è stato sostituto, nei paesi a tradizione islamica, con il simbolo della mezza luna rossa. Il dibattito sul simbolo, lungo, anche appassionante, ma che non rende giustizia all'importanza e al ruolo della Croce Rossa, è durato fino a giugno del 2006. "Advocacy" è la missione della Croce Rossa. Un termine anglosassone, dice il Presidente Barra, che non ha un equivalente italiano e che si può tradurre solo con una frase complessa: "parlare a nome di chi non ha forza". I rapporti con l'informazione e con i governi al potere, le contraddizioni e i pericoli, la difficoltà oggettiva di essere fedeli ai principi enunciati e riconosciuti, i limiti della organizzazione e le sue elefantiasi: Massimo Barra non si sottrae ad una analisi critica, a volte severa, della organizzazione di cui è a capo. Può la Croce Rossa dirsi indipendente? e che cosa si intende, in generale, per indipendenza? "Le Società nazionali, ausiliarie dei poteri pubblici nelle loro attività umanitarie e sottomesse alle leggi che reggono i loro rispettivi paesi, devono però conservare un'autonomia che permetta di agire sempre secondo i principi della Croce Rossa", si legge nei principi fondamentali comuni adottati nella XX Conferenza internazionale di Vienna del 1965. Questo significa che anche se la Croce Rossa è sovvenzionata principalmente dallo Stato cui appartiene, deve mantenere la propria autonomia nei confronti di ingerenze politiche. Facile a dirsi, molto più difficile a farsi, specie se, come è per la Croce Rossa Italiana, si tratta di un ente di diritto pubblico che, in quanto tale, è finanziato direttamente dallo Stato e, nelle materie di sua competenza, è il braccio esecutivo dello Stato. Una struttura elefantiaca, enorme, complessa, dice ancora Barra, lenta nel prendere decisioni che dovrebbero, invece, essere veloci per intervenire tempestivamente nelle situazioni di emergenza. Eppure universale, efficace, credibile e amata. Universale, perché la cultura dei sette principi fondamentali è condivisa da tutti. Efficace, perché le 185 Società Nazionali che compongono la Federa-zione Internazionale hanno agganci in tutto il mondo e sono diffuse in modo capillare sul territorio. Credibile, perché le Società della Mezzaluna Rossa e le Società della Croce Rossa che fanno parte della Federazione, sono sorelle che collaborano fra loro e i rispettivi membri lavorano fianco a fianco, senza distinzione alcuna fra le vittime di cui si occupano. Amata, perché si tratta di Società al servizio delle vittime, nel rispetto delle competenze, della sostenibilità delle azioni e della sovranità degli Stati e delle comunità in cui intervengono. Duecento ore l'anno di impegno sul campo (ma, dice Barra, questo non è giusto perché anche solo due ore sono preziose) in una molteplicità di componenti (almeno sei) impegnate in servizi diversi: dal servizio sanitario e di primo soccorso alla protezione civile, dall'assistenza ai bambini rom alla gestione dei centri di permanenza temporanea, dal corpo militare alle missioni internazionali. La selezione dei volontari è fatta con criteri molto severi: si diventa volontari a seguito di una domanda, vagliata da una commissione di esperti, e al termine di un periodo di formazione che prevede un certo numero di unità didattiche su temi diversi, (fra questi gli interventi sanitari di primo soccorso, il diritto anche internazionale, l'etica), di lunghezza variabile, ma non inferiore, in media, alle 40 ore per unità didattica. Una procedura che scoraggerebbe chiunque, ma non coloro che aspirano a diventare volontari della Croce Rossa, visto che le domande di ammissione sono in crescente aumento.
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Num 79 Aprile 2008 | politicadomani.it
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