Pubblicato su politicadomani Num 78 - Marzo 2008

Rapporto Anmil
I nodi da sciogliere
Presentato a Roma il "2° Rapporto sulla tutela delle vittime del lavoro". I punti principali e il commento del Presidente sulle norme attuative della legge 123/2007

 

"Quando gli incidenti sul lavoro sono circa un milione l'anno e i morti più di mille, quando ogni 7 ore muore un lavoratore, non si può dire che in Italia un fondamentale diritto della persona, ossia il diritto alla vita e alla sicurezza di ciascuno nel normale svolgimento della propria attività, sia garantito". È il giudizio dell'Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) che si legge all'inizio del suo "2° Rapporto sulla tutela delle vittime del lavoro" presentato a Roma il 4 febbraio scorso.
L'Associazione parla di "una guerra a bassa intensità", di "una contabilità spesso arida e anonima, persino controversa, che non ha sussulti neanche di fronte alla fine di una vita". Si tratta di un fenomeno sociale di massa affrontato dalle istituzioni con grande impegno, riconosce l'Anmil, nell'ultimo anno e mezzo, ma il quadro complessivo che emerge dal Rapporto "resta purtroppo ancora molto opaco".
Anche se "tra il 1995 e il 2004 si è registrato nell'ambito Europeo un trend di riduzione degli incidenti sul lavoro [...] l'Italia rispetto a questo trend non è, purtroppo, trainante: in dieci anni gli infortuni mortali nell'Unione Europea sono diminuiti del 29,41%, mentre nel nostro Paese solo del 25,49%, un dato non esaltante rispetto a quello di paesi come la Germania (-48,30%) o la Spagna (-33,64%). In termini assoluti poi, l'Italia resta il paese con il più alto numero di morti sul lavoro" (cfr. Tabella 1).
Nella applicazione concreta del Decreto legislativo 38/2000, "con il quale è stata introdotta in via sperimentale la copertura del danno biologico, salutata come un intervento che si annunciava migliorativo per la definizione delle rendite," c'è stato un netto peggioramento delle prestazioni in rendita: al punto che in alcuni casi la rendita dovuta come indennizzo viene trasformata in capitale liquidato una tantum. Di fatto, afferma l'Anmil, chi si è infortunato dopo il 25 luglio 2000 è molto meno tutelato di prima perché la nuova legge "ha tolto buona parte sia del risarcimento che dell'indennizzo dovuto". Una situazione che diventa emergenza, visto che "dal 1995, con la riforma delle pensioni del Governo Dini, agli infortunati sul lavoro è precluso anche l'accesso all'assegno di invalidità ed alla pensione di inabilità dell'INPS, con il risultato che il risarcimento per il danno subito diventa mezzo di sostentamento".
Della situazione si sono avvantaggiati i grandi gruppi assicurativi privati che garantiscono le imprese perché i risarcimenti erogati a favore dei lavoratori infortunati si sono ridotti drasticamente; le imprese, per le quali il costo delle assicurazioni si è ridotto; e l'INAIL che, dice l'Anmil, ormai non garantisce più una tutela adeguata alle vittime del lavoro perché "eroga prestazioni economiche peggiori che in passato; non può svolgere interventi sanitari adeguati; non può promuovere interventi per il reinserimento lavorativo".
Per quanto riguarda la tutela giudiziaria dei lavoratri vittime degli incidenti e delle loro famiglie, l'Anmil auspica, con il Procuratore Aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, "la creazione di un organismo giudiziario che potrebbe avere una competenza per gli affari più rilevanti su tutto il territorio nazionale". perché, "dove non ci sono magistrati specializzati in sicurezza, è impossibile affrontare processi che richiedono competenze specialistiche e anche procedurali di grande rilievo".
Altra nota dolente è il reinserimento dei disabili per lavoro in ambito lavorativo. Poichè "ad oggi risulta inserito solo il 5% degli iscritti al collocamento, questo percorso specifico è rimasto soltanto sulla carta".
Argomento a parte sono le iniziative di "unificazione degli enti previdenziali e della gestione delle diverse forme di tutela". L'Anmil rileva che la "riduzione dei costi e delle spese [è] vista non come ricaduta della razionalizzazione del sistema, ma come obiettivo fine a se stesso". "Manca l'impegno per sinergie e cooperazioni volte a migliorare la qualità dei servizi e l'efficacia della tutela da garantire agli utenti dei servizi stessi".
La recente normativa di attuazione della legge 123/2007 (nuove norme in materia di sicurezza sul lavoro) va nella direzione auspicata dall'Anmil. "L'avvenuta approvazione del provvedimento da parte del Consiglio dei Ministri è espressione di un positivo segnale da parte del Governo in una materia di altissima importanza per la Comunità civile". Ha dichiarato il Presidente Piero Mercandelli. "D'altra parte il mancato via libera da parte del Consiglio dei Ministri avrebbe significato un arretramento dannoso, lasciando insoluti problemi di enorme importanza la cui risoluzione richiede invece tempestività di scelte e d'azioni". Rispondendo indirettamente alle critiche del mondo imprenditoriale, egli ha convenuto sulla circostanza che "il solo inasprimento delle sanzioni non porta benefici", ma ha anche aggiunto: "un sistema sanzionatorio forte ma equilibrato, può determinare una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti. Confidiamo dunque che anche il Parlamento voglia proseguire su questa strada, approvando in tempi celeri e con voto bipartisan, il provvedimento, superando ogni resistenza ideologica, dannosa alla causa della sicurezza sul lavoro".

 

 

 

 

 

Tabella 1

 

 

 

 

 

Casi mortali - Infortuni sul lavoro nell'Unione Europea per Stati Membri e anno: Anni 1995 - 2004

( con esclusione degli infortuni in itinere)

 

Elaborazione ANMIL su dati INAIL

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

STATI MEMBRI

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

% Riduzione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lussemburgo

14

30

26

13

7

15

12

10

7

6

-57,14

Danimarca (*)

86

75

82

82

69

68

52

57

51

44

-48,84

Austria

412

252

243

239

236

236

222

218

227

213

-48,30

Germania

1.487

1.377

1.273

1.155

1.152

1.018

981

947

901

804

-45,93

Irlanda (*)

77

27

47

47

59

30

54

53

59

47

-38,96

Grecia

91

77

74

78

103

57

50

70

68

56

-38,46

Svezia (*)

90

87

89

56

52

58

56

60

56

57

-36,67

Spagna

1.088

783

840

832

782

803

739

805

722

722

-33,64

UE - 15

6.229

5.549

5.579

5.476

5.275

5.237

4.922

4.790

4.623

4.397

-29,41

UE - 12

5.720

5.029

5.145

5.094

4.941

4.831

4.581

4.454

4.292

4.081

-28,65

Italia

1.267

1.128

1.229

1.300

1.234

1.202

1.067

967

991

944

-25,49

Paesi Bassi (*)

110

110

109

109

99

103

83

91

104

83

-24,55

Belgio

142

117

112

120

113

115

120

103

84

108

-23,94

Francia

848

900

912

912

876

851

852

803

782

743

-12,38

Regno Unito (*)

242

281

263

244

213

280

233

219

224

215

-11,16

Portogallo

232

261

228

228

236

354

346

339

298

298

28,45

Finlandia

43

44

52

61

44

47

55

48

49

57

32,56

 

(*) Paesi in cui i dati non provengono dal sistema assicurativo e presentano livelli consistenti di sottodenuncia.

 


Grafico 1


Grafico 2


Grafico 3

 

Homepage

 

   
Num 78 Marzo 2008 | politicadomani.it