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Teatro - Identità negata
Figlie di Sherazade La storia vera di due giovani donne che raccontano e si raccontano affinché altre donne possano un giorno vivere in condizioni migliori
Finalista al "Premio Ustica" 2007 per il Teatro di Impegno Civile. Premio Radio Rai "Microfono di Cristallo" 2007. Finalista al Festival Internazionale di Teatro PAN 2007 - Lugano. Iniziativa inserita nell'Anno Europeo delle Pari Opportunità per Tutti. È con queste le credenziali che "Figlie di Sherazade" è stato presentato a Roma, al Teatro Pigorini all'Eur, in occasione dell'8 marzo, dalla Compagnia Teatrale-Associazione Culturale "Il NaufragarMèDolce". Capire e raccontare, al di là di giudizi e pregiudizi, situazioni di disagio dovute alla diversità di genere nel mondo. Portare una testimonianza attraverso uno spettacolo di narrazione, agile, improntato all'essenzialità, trasferibile in diversi contesti culturali. Una colonna sonora originale, una scenografia fatta di proiezioni, un gruppo di donne che raccontano di donne. Mettere l'accento sulla condizione del genere femminile e le sue ineguaglianze in diverse parti del mondo, sui diritti negati delle donne, e allo stesso tempo rivelare l'importanza dei percorsi di solidarietà e di presa di coscienza. Sono questi gli obiettivi ambiziosi e pienamente raggiunti di uno spettacolo creato e realizzato interamente da donne: Chiara Casarico e Tiziana Scrocca autrici, interpreti e registe; Rosie Wiederkher (gruppo Agricantus) e Ruth Bieri (compositrice svizzera) per la musica e il canto; Franca D'Angelo per la scenografia e le foto; Laura Gentile per l'organizzazione. Zoya. Il mio nome comincia per Z. Sono passati cinque anni dal mio esilio. Io sono nata a Kabul "Il mio paese!" io lo guardo come attraverso le sbarre di una cella. Sotto il burqa… non vedo neanche la strada sotto i miei piedi. La mano, non puoi mostrare la mano nuda. Nessuna donna può circolare sola. I Talebani hanno ucciso una delle tradizioni più antiche del mio paese: gli aquiloni. Nel cielo di Kabul quando ero bambina c'erano tantissimi aquiloni, più aquiloni che uccelli. Prima scomparve mio padre, poi scomparve anche mia madre….i miei genitori hanno sempre lottato… Avevo 14 anni… ebbi poco tempo per preparami all'esilio. Divieto per le donne di ridere, di istruzione, di ricevere cure da un medico di sesso maschile, di indossare abiti con colori vivaci… DIVIETO, DIVIETO, DIVIETO… Il Racconto Zoya è una ragazza afghana rifugiata in Pakistan. I suoi genitori, attivisti politici, sono stati uccisi dai fondamentalisti quando lei era piccola. La loro morte e l'inasprirsi del fondamentalismo la costringono a fuggire in Pakistan. Della sua educazione si occupa una nonna "molto illuminata" che ha fatto di tutto per farla studiare. Grazie all'istruzione ricevuta in una scuola femminile clandestina, Zoya cresce nella consapevolezza di voler fare qualcosa per aiutare il proprio paese a risorgere dalla guerra e dal fondamentalismo. Torna in Afghanistan e riprende l'attività clandestina dei genitori. Scopre così che la sua esigenza politica è anche una pulsione intima. Scenografia e musica [Fonte www.naufragaremedolce.it]
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Num 78 Marzo 2008 | politicadomani.it
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