Pubblicato su politicadomani Num 78 - Marzo 2008

L'opinione
Elogio dell'accattone
Vale la pena dire qualcosa sulla posizione sociale degli accattoni. Quando hai condiviso la loro vita e scoperto che sono persone umane del tutto ordinarie, non puoi fare a meno di essere colpito dallo strano atteggiamento che la società ha nei loro confronti

di Frei Betto*

... Se si osserva attentamente, non c'è alcuna differenza essenziale tra il modo di vivere dell'accattone e quella di molti rispettabili individui. "I mendicanti non lavorano", si va ripetendo.
Ma... che cosa è "lavoro"? Uno sterratore lavora manovrando un piccone; un ragioniere, sommando numeri. Un mendicante, invece, lavora all'aperto, nel bello e nel cattivo tempo, buscandosi bronchiti croniche e ritrovandosi alla fine con le vene varicose. Il suo è un lavoro come tutti gli altri. Del tutto inutile, lo ammetto. Ma quanti altri lavori, considerati rispettabili, sono in realtà del tutto inutili? Come tipo sociale, l'accattone non sfigura affatto, se lo si raffronta con decine e decine di altri tipi. Paragonato a un farmacista, è lui a fare la figura dell'onesto. Al confronto con l'editore di un giornale domenicale, appare di principi ben più elevati. Raffrontato con un esperto di vendite a rate, è addirittura un tipo gradevole.
In breve: l'accattone è un parassita, ma un parassita alquanto innocuo. Raramente pretende dalla comunità più di quanto gli serve per un minimo di vita, e paga mille volte di più di quanto riceve in termini di sofferenze (e questo dovrebbe ampiamente giustificarlo, stando alle nostre idee etiche). Non penso che ci sia alcunché in un mendico che lo collochi in una categoria diversa da quella delle altre persone, o che dia alla maggioranza delle persone il diritto di disprezzarlo.
Sorge, allora, la domanda: perché gli accattoni sono disprezzati? (Perché lo sono davvero, e dovunque). Credo che sia per la semplice ragione che non sono in grado di guadagnare sufficiente denaro per condurre una vita decente. In fondo in fondo, però, nessuno si preoccupa davvero se il lavoro che fa è utile o inutile, produttivo o parassitico.
L'unica cosa che tutti vogliono è che il lavoro sia vantaggioso. Si parla tanto oggi di energia, efficienza, servizi sociali e altre cose simili. Ma in tutto questo, che altro c'è se non l'idea di "fare soldi, farli legalmente e farne tanti"? Fare soldi è diventato il test della virtù. Secondo questo paradigma, gli accattoni sono dei falliti; per questo sono disprezzati. Se fosse possibile racimolare dieci sterline la settimana chiedendo l'elemosina, sono certo che mendicare diventerebbe subito una professione rispettabilissima.
Parliamoci chiaro: un mendicante è semplicemente un commerciante che si guadagna da vivere, come ogni altro commerciante, nel miglior modo che ha a disposizione. Ma non ha svenduto la propria onorabilità più di ogni altra persona. Ha fatto solo l'errore di scegliere un'attività che gli impedisce di diventare ricco".
Un giorno, sul muro di una città, è apparsa questa scritta: "A dire il vero, / non ho mai avuto un pigiama. / E perché dovrei, / se non ho un letto? / Altra verità: / non ho mai avuto un balocco; / ho sempre e solo avuto paura. / Ma oggi fa tanto freddo ed è così umido, / che m'invento una coperta di sole / e un pigiama da sogno in un letto caldo. / Bello giocare e sognare che sono una persona!".

[Tratto da: "Gente di strada", Nigrizia, gennaio 2008]

*Carlo Alberto Libanio Christo, meglio conosciuto come Frei Betto, è una delle personalità di primo piano della chiesa latino-americana e da anni protagonista dell'attività culturale e politica brasiliana.

 

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