Pubblicato su politicadomani Num 78 - Marzo 2008

Editoriale
Rispetto e dignità nel lavoro

di Cristiano Nervegna
(Segretario nazionale del Movimento Lavoratori AC)

È bene, in questa fase della vita del Paese, considerata l'attenzione che la campagna elettorale per le prossime elezioni sta riservando al tema lavoro e a pochi giorni dall'approvazione, in Consiglio dei Ministri, del Testo che vuole rendere più efficace l'attuale legislazione che insiste sulla sicurezza sul lavoro, fermarsi a riflettere sull'importanza che il lavoro, nelle sue varie sfaccettature, dimostra ancora una volta di avere per la vita delle persone così come per il progetto di sviluppo sociale del Paese.
Abbiamo capito che, con troppa leggerezza, si sono affrontate riforme ispirate all'idea che il mercato del lavoro sarebbe stato in grado di auto-regolarsi e soprattutto che tale impostazione avrebbe favorito un sviluppo certo e duraturo. Causa principale di tale leggerezza sta nel fatto che, oggi più che mai, la cultura d'impresa italiana non sembra diffusa in modo uniforme sul territorio nazionale; ai casi d'eccellenza, infatti, si contrappongono esperienze che quotidianamente dimostrano scarsa lungimiranza e ancora minore senso civico.
In questo quadro le intuizioni positive contenute nella riforma "Biagi" per il mercato del lavoro e nel D.Lgs. 626/94 per la sicurezza sul lavoro, mostrano potenzialità tuttora inespresse. Più evidenti appaiono i limiti che quelle intuizioni, applicate ad un sistema appunto deficitario, hanno dimostrato. A questa inadeguatezza se ne sta sommando oggi un'altra che, in prospettiva, preoccupa ancora di più. A rappresentare le categorie interessate a governare questo mondo, sono sempre più classi dirigenti impermeabili alle novità e spesso "confuse" tra interesse privato e bene comune. Più volte proprio le nuove generazioni, su cui si dovrebbe investire non solo in termini di seggi parlamentari, si sono trovate sole a vivere questi cambiamenti senza alcun significativo sostegno. Tali lobbies, ne abbiamo avuto conferma nel corso dell'iter di approvazione del Testo Unico già citato, sembrano determinate solamente a difendere quel particolarissimo interesse di parte che fa perdere di vista gli obiettivi persino degli aderenti alle suddette categorie, generando una realtà virtuale in cui in pochi, lavoratori e imprenditori, oggi si riconoscono. I morti di Molfetta con il datore di lavoro che interviene per salvare la vita dei suoi dipendenti, offrendo la propria nella più totale mancanza di misure di prevenzione, sono, in questo senso, un esempio limpido di tale situazione.
È con questa immagine che si spiega una realtà fatta d'imprenditori che vorrebbero applicare le leggi, senza dover fare di tale attenzione l'attività principale della propria impresa come spesso, invece, accade, causa le difficoltà di un sistema di assurde burocratizzazioni e di lavoratori che non cercano vendette (né posti in Parlamento, anche loro) ma il rispetto di una dignità del lavoro che è sempre dignità della persona e magari la possibilità di fare della flessibilità, secondo le tante promesse, uno strumento anche nelle loro mani.
Ma se questa rappresentazione d'interessi, non contrastanti, non trova più riscontro nella politica di oggi o la trova solo con operazioni di marketing elettorale, quello che tutti dobbiamo chiedere con forza è il ritorno a quella lungimiranza che può offrire reali politiche di sviluppo senza confondere voti con responsabilità.
Riprendendo l'orizzonte della Dottrina Sociale della Chiesa, ispirata dal Vangelo, possiamo immaginare di realizzare una sicurezza sul lavoro utile ad aziende e lavoratori, le persone finalmente cardine di sviluppo e la legalità (questione centrale l'attuale mondo del lavoro) l'anello di congiunzione tra valori, necessari ad ogni esistenza umana, e vita sociale restituendo centralità a quel personalismo comunitario di cui oggi si rischia di perdere traccia.
Se i rappresentati non si accorgono più che c'è qualcuno che li rappresenta è venuto il momento di collegare in modo nuovo Magistero Sociale e capacità di cambiamento per ridare centralità alla realtà ridimensionando le sue "false" rappresentazioni.
È su questa rinnovata coerenza con la realtà, inclusiva dell'attenzione che si deve alle prospettive di senso che "tormentano" la vita degli uomini, che il mondo del lavoro ispirato dalla DSC può presentare al mondo una Chiesa vicina.

 

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