Pubblicato su politicadomani Num 78 - Marzo 2008

L'intervista
Chiesa e Mezzogiorno - I nuovi compiti
Intervista del SIR a Mons. Agostino Superbo, vicepresidente della Cei per il Sud (18 febbraio 2008)

 

Quali prospettive per il Meridione tra problemi antichi, ancora irrisolti, ed emergenze nuove? Ne parla il SIR con l'arcivescovo di Potenza Agostino Superbo, presidente della Conferenza episcopale della Basilicata e vicepresidente della Cei per il Sud. A fare da sfondo alla riflessione è la "scelta" dei vescovi italiani, annunciata nel comunicato finale dell'ultimo Consiglio episcopale permanente (21-24 gennaio), di "tornare in maniera sistematica e ragionata sulle tematiche affrontate quasi vent'anni fa nel documento Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno" (18 ottobre 1989). "Siamo chiamati - afferma mons. Superbo - a costruire ponti di speranza. Sarà questa la prospettiva con cui ci accosteremo alle tematiche affrontate nel documento del 1989. Pur prendendo in seria considerazione le piaghe che ci affliggono ormai da troppo tempo, dovremo saper indicare le vie reali per sconfiggere gli egoismi consolidati in forme varie, tutte produttrici di emarginazione e di oppressione. È urgente indicare ai credenti e agli uomini di buona volontà spazi e sentieri da percorrere per organizzare la speranza".
Eccellenza, ci aiuta a ripercorrere, a grandi linee, le tematiche affrontate nel documento del 1989?
Il Mezzogiorno non deve essere considerato "il solito annoso problema" dell'Italia, ma la zona più sensibile della nazione. In questa prospettiva va compreso - a mio parere - il titolo del documento del 1989 (Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno, ndr). Nel Meridione sono presenti, in forma più facilmente visibile, quelle potenzialità diffuse in tutta la nazione, da cui è necessario partire per scrivere una nuova fase di sviluppo per l'Italia. Si tratta del legame del popolo con la fede in Gesù Cristo, della forza della famiglia nel resistere ad attacchi che vengono da ogni parte, dell'abitudine ad affrontare fatiche e sacrifici, come dimostrano i nostri concittadini emigrati all'estero in varie epoche della storia. Anche le attività imprenditoriali nate sul luogo, talvolta senza alcun sostegno o difesa, pur essendo insufficienti ad assicurare un benessere diffuso, dimostrano l'esistenza di creatività, di tenacia e di amore al lavoro. Nel Meridione si manifestano, però, in maniera immediata e grave, anche le contraddizioni e le sofferenze presenti in tutta la nazione. L'ingombrante e nociva presenza della criminalità organizzata, la forte resistenza all'affermarsi trasparente della legalità, la cronica e dannosa mancanza di prospettive di lavoro per i giovani, i segni di povertà sempre più diffusi, l'impossibile accesso alla casa che rende molto difficile il formarsi sereno delle nuove famiglie, il senso diffuso di una gestione oligarchica della politica e la conseguente difficoltà nel rinnovamento della classe dirigente: sono fenomeni che, nel Meridione, creano ostacoli non comuni a uno sviluppo autentico e solidale. Molte di queste dolorose realtà erano presenti nel passato e sono ben descritte nel documento del 1989.
Quali le prospettive da cui partire per una "nuova analisi" del Mezzogiorno?
Anzitutto dagli antichi fenomeni - appena descritti - che non sono stati ancora superati. Accanto a questi, dal 1991, il Sud si confronta con l'immigrazione clandestina o regolare, mentre l'Europa acquista una consistenza sempre più forte. Sono queste, in sintesi, le esigenze che richiedono un ritorno sistematico e ragionato sul documento del 1989.
In che modo la Chiesa italiana e, in particolare, le Chiese meridionali possono favorire un nuovo sviluppo del Sud?
La Chiesa italiana e, in particolare, le Chiese del Sud si sentono chiamate ad annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, a donare prospettive di liberazione e di speranza. Nell'Enciclica Deus Caritas est, Benedetto XVI ci ricorda che la Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare una società più giusta. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Anzi, condotta dalla carità, s'inserisce in essa per risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia non può affermarsi e prosperare (cfr n. 28). A partire da questo grande insegnamento, oggi ci domandiamo quali siano i nuovi compiti a cui il Signore ci chiama. Siamo convinti che la presenza di una Chiesa viva e fedele al Vangelo possa aiutare tutti a vivere la speranza in questi tempi difficili. Da secoli, in quasi tutto il Meridione, Chiesa e comunità degli uomini vivono una significativa esperienza di vicinanza e di collaborazione. Questa constatazione ci rende ancora di più responsabili nel creare le condizioni necessarie per uno sviluppo autentico e solidale.
Nel documento del 1989 venivano indicate delle linee pastorali per la crescita del Mezzogiorno, con particolare riferimento, tra l'altro, ai giovani. Quali valutazioni dopo 20 anni? Ci sono stati segnali di crescita e quali i problemi ancora aperti?
Certamente si avrà cura di affrontare, con oculate analisi, i problemi ancora aperti. È molto difficile, però, descrivere il lavoro assiduo e l'impegno delle Chiese lungo il corso di questi anni. Si tratta di un lavoro quotidiano e silenzioso, come sono la costruzione di una nuova consapevolezza delle nostre responsabilità e l'educazione quotidiana alla solidarietà e alla legalità. In questa direzione va individuato il nuovo volto delle nostre Chiese. Don Pino Puglisi e don Giuseppe Diana sono gli eroici rappresentanti di moltissimi sacerdoti e laici, che dedicano tempo ed energie nell'educare i giovani ad una cultura della società e del lavoro ispirata alla dottrina sociale della Chiesa.
Come è cambiato il rapporto Chiesa-Mezzogiorno in questi 20 anni? Quali i frutti nati dalle sollecitazioni del documento?
Molte sono le iniziative nate dalle riflessioni sollecitate da quel documento. Una su tutte e, forse, la più matura è il Progetto Policoro. La Chiesa ha assunto nel Mezzogiorno, grazie alla sua tradizione e agli orientamenti pastorali della Cei, una fisionomia più giovane, ricca di passione per la nuova evangelizzazione. Tuttavia, i grandi problemi del Sud sono noti a tutti. Nel concreto della nostra storia dovremo rendere, a tutta l'Italia, viva testimonianza di una speranza incrollabile, a partire dagli antichi problemi irrisolti, dalle nuove criticità emergenti e, soprattutto, dalle incredibili ricchezze di fede e di umanità, che il Signore semina nei nostri cuori e nelle nostre comunità.
"Terra di grande passato, il Mezzogiorno d'Italia appare oggi frenato nel suo sviluppo…". Parole ancora attuali, quelle del documento del 1989, se si considerano le cronache di questi giorni: questione rifiuti in Campania, malasanità in Calabria, intimidazioni e agguati di stampo mafioso in Sicilia… Eppure quel documento si concludeva con un "messaggio di speranza"…
Ed è proprio quel messaggio di speranza che - a mio parere - dovrà guidare la riflessione sulle tematiche affrontate quasi vent'anni fa. Pur prendendo in seria considerazione le piaghe che ci affliggono ormai da troppo tempo, dovremo saper indicare le vie reali per sconfiggere gli egoismi consolidati in forme varie, tutte produttrici di emarginazione e di oppressione dei più deboli. È urgente indicare ai credenti e agli uomini di buona volontà strade sicure per la costruzione di una città a servizio dell'uomo, capace di dare priorità alla liberazione e all'innalzamento dei poveri all'altezza della loro dignità originaria di figli di Dio. Oggi abbiamo a nostra disposizione il puntuale, coraggioso e splendido magistero che Giovanni Paolo II ha donato, con abbondanza, nelle sue visite pastorali in tutte le Regioni del Meridione. Il suo insegnamento ha il sapore di una vera profezia. Giovanni Paolo II ha denunciato, con estrema decisione, i mali che affliggono il Sud, dalla malavita organizzata allo sviluppo frenato dalle strutture di peccato. Ci ha donato la consolazione dell'incoraggiamento paterno per poter andare avanti con piena fiducia nell'opera di Dio e nelle ricchezze spirituali del nostro territorio. Benedetto XVI, nell'Enciclica Spe Salvi, ci ha indicato con chiarezza gli spazi e i sentieri da percorrere per organizzare la speranza. Il Convegno di Verona ci ha aiutati a capire il valore della testimonianza cristiana. Tocca a noi, ora, prendere nelle nostre mani questo tesoro luminoso per offrire un messaggio di speranza valido e duraturo".

[Fonte: www.agensir.it]

 

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