Pubblicato su politicadomani Num 77 - Febbraio 2008

Indagine Ires - Save the Children
Minori al lavoro. Il caso dei minori migranti
Il lavoro minorile in Italia: hanno avuto esperienze di lavoro almeno uno su quattro bambini immigrati fra gli 11 e i 14 anni; minore ma sempre alto, uno su cinque, è il numero dei casi fra i bambini italiani

di Costantino Coros

"Nel mondo sarebbero 191 milioni i minori con meno di 15 anni economicamente attivi, di cui 165 milioni coinvolti in situazioni di lavoro minorile vero e proprio e 75 milioni nelle forme peggiori di sfruttamento; 8,4 milioni di minori, vivono in condizione di schiavitù". A denunciare questa drammatica realtà è Save the Children, il più grande movimento internazionale per la difesa e la protezione dei diritti dei bambini. Milioni di bambini sono costretti a lavorare per ripagare un debito spesso contratto dalla famiglia o anche i soli interessi su di esso. In più, un milione di bambini rischiano quotidianamente la vita nelle miniere e nelle cave di oltre 50 paesi dell'Africa, Asia e Sud America. Sono 132 milioni i minori di 15 anni che lavorano nei campi, denuncia Save the Children, spesso esposti ai pericoli che derivano dai pesticidi, dall'utilizzo di macchinari pesanti, maceti e scuri. Questo è l'inferno globale. Purtroppo anche in Italia esistono realtà che tendono a sfruttare il lavoro minorile. Nel nostro Paese una ricerca dal titolo "Minori al lavoro. Il caso dei minori migranti", realizzata dall'Ires, il centro studi della Cgil e da Save the Children ha tracciato la mappa del fenomeno.
Secondo l'indagine, tra i più esposti al lavoro minorile sono risultati "i minori maschi, tra gli 11 ed i 14 anni, di nazionalità straniera, che vivono in una famiglia mono-genitoriale o in un nucleo familiare con più minori, e risiedono in un territorio con un alto tasso di disoccupazione". Altri "indicatori di rischio", dice l'indagine, sono rappresentati dall'appartenere a famiglie con un solo reddito o, comunque, dal vivere in zone con alte percentuali di famiglie con redditi inferiori al 50% della media nazionale. Tra i minori nella fascia di età tra gli 11 e i 14 anni, ben il 25,5% di quelli stranieri ha avuto un'esperienza lavorativa, contro il 20,9% dei minori italiani.
Le esperienze di lavoro dei minori migranti si realizzano prevalentemente all'interno del gruppo familiare: quasi tutti i minori cinesi (90%) collaborano con la famiglia, mentre nel gruppo dei minori stranieri di diverse nazionalità la percentuale di coloro che aiutano i genitori è del 56%, a cui si deve aggiungere un 9% che ha dichiarato di lavorare in casa svolgendo attività di sostegno familiare. Al contrario, tra i minori italiani si registra la quota più alta di lavoro presso terzi, segno probabilmente di un maggior legame con il tessuto socio-economico e con il mercato del lavoro delle loro zone di residenza.
Secondo la ricerca, esiste una forte diversità anche tra i luoghi di lavoro dei minori stranieri rispetto a quelli degli italiani: tra gli immigrati, uno su tre lavora in strada come venditore ambulante o, in alcuni casi, svolgendo attività di accattonaggio, mentre gli italiani lavorano prevalentemente nei negozi, bar, ristoranti (40%), solo un piccolo gruppo (12%) lavora in strada. Diverso è il caso dei minori cinesi, il 61% dei quali lavora prevalentemente in laboratori artigianali tessili o di pelletteria nelle diverse città italiane. Essi risultano esposti a condizioni di lavoro molto pericolose sia per l'utilizzo dei macchinari sia per i ritmi pesanti a cui sono sottoposti.
Una differenza significativa tra minori italiani e stranieri che lavorano emerge anche in relazione all'entità dell'impegno e alla periodicità del lavoro svolto: il 59% dei cinesi, così come il 42% degli altri minori stranieri lavora tutto l'anno, mentre la maggior parte di quelli italiani lo fa saltuariamente; un 42% di loro ha dichiarato di farlo quando capita e un altro 33% solo in alcuni periodi, soprattutto durante i mesi estivi.
Circa il 20% dei minori italiani che lavorano non riceve alcun compenso per la propria attività, percentuale che sale ad uno su tre per i minori stranieri. La mancata retribuzione è quasi sempre legata al supporto che i minori forniscono alla micro-impresa familiare o comunque alle attività lavorative svolte per e con i genitori.
Per approfondire queste indagini si possono visitare i seguenti siti: www.ires.it e www.savethechildren.it.

 

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Num 77 Febbraio 2008 | politicadomani.it