Pubblicato su politicadomani Num 77 - Febbraio 2008

Rubrica - La Decima Musa
In memoria di me
Il film di Saverio Costanzo, è la trasposizione cinematografica di un romanzo di Furio Monicelli in cui lo scrittore, di famiglia "laicissima", parla della sua esperienza di novizio in un seminario di gesuiti durante gli anni '50

di Teresa Braccio*

Il film
Il racconto cinematografico si basa sul libro autobiografico "Lacrime impure", di Furio Monicelli (1999) dove l'autore descrive le sue esperienze di vita religiosa. Il giovane protagonista Andrea, dotato di grandi risorse e capacità, inizia il suo cammino di perfezione entrando nella Compagnia di Gesù, persuaso che la severità della vita e gli austeri ambienti del seminario lo aiuteranno a diventare un uomo dai grandi ideali senza ambizioni e vanità. A causa della dura disciplina e degli accadimenti che si verificano all'interno delle mura del convento, gli inizi sono per lui faticosi e sofferti. Dopo la partenza precipitosa di Fausto, un novizio sempre in crisi, Andrea segue incuriosito Zanna il quale, segretamente, ogni notte entra nella stanza dell'infermeria. Superando la paura, anche lui trova il coraggio di varcare la soglia di quella camera e scopre così un malato che giace come crocifisso nel letto. I fatti, le persone, lo studio lo portano in un labirinto di dubbi e angoscia. Il cammino è sempre più faticoso, la 'notte dello spirito' attanaglia il suo cuore dove tormento e disperazione esplodono: "io non so amare!" E così quando Zanna lascia il noviziato decide di seguirlo. Ma, dopo aver ascoltato di nascosto il dialogo fra Zanna e il Padre superiore che gli parla di un Dio 'debole' che, come Cristo, lascia tutti liberi, in pace farà finalmente la sua scelta: dal piazzale rientra in convento chiudendo dietro di sé la porta della chiesa.

Per riflettere dopo aver visto il film
Il film interamente girato sull'sola di San Giorgio a Venezia, si snoda tra la solitudine e le regole del convento dove il volto di Andrea diventa l'immagine della lotta interiore fatta di sguardi e silenzi.
Il narrare non propone risposte certe agli interrogativi di fede, attraverso la condivisione di una atmosfera fa emergere piuttosto le motivazioni di fondo che stanno alla base delle differenti scelte di vita dei personaggi.
Le prescrizioni, i luoghi, i volti, rendono tangibile allo spettatore l'inquietudine portata nel cuore da ogni novizio. Tutto si svolge tra preghiera e studio: ambienti notturni, voci ovattate, passi nel buio, lunghi corridoi dove ogni stanza racchiude un tormento.
La fotografia, incalzante in alcuni momenti mentre in altri si sofferma a indagare nel buio o negli squarci di luce, apporta alla narrazione un ritmo pressante e pensoso.
Il quadro che il regista tratteggia del noviziato non è attuale e forse neanche reale, ma la finalità del film è la proposta di un cammino di libertà.
Il percorso documenta attraverso i chiari e scuri l'assente-presente, il passaggio fra il buio dell'angoscia e la luminosità della speranza.

Una possibile lettura
Il motivo portante della narrazione lo possiamo individuare nella difficoltà di guardare nel profondo di noi stessi per incontrare Dio e accogliere la libertà che da questo incontro può scaturire. L'argomento è complesso, impegnativo e delicato. Il film enigmatico e inquietante, come i locali oscuri e ovattati del convento, mette in scena tramite alcuni personaggi simbolo la fatica di rispondere al Signore. Attraverso un racconto profondo e incisivo, il regista esplora il travaglio interiore della creatura alla ricerca di Dio; la lotta e il fascino di una scelta che per alcuni risulterà insostenibile. Il noviziato è un momento inevitabile di confronto, un cammino impegnativo per identificare il richiamo dello spirito. Saverio Costanzo scruta la personalità dei novizi con intensità e abilità di analisi, soprattutto nei momenti bui e faticosi della ricerca vocazionale. Una lettura molto soggettiva della vocazione dell'uomo verso Dio. Un discorso arduo che porta il cinema a farsi strumento di riflessione per dare risposte alle grandi domande dello spirito dove il silenzio è l'artefice di tutto. Un silenzio, però, che per i protagonisti del film non porta pace. Nel titolo è racchiuso il senso di tutta la proposta cinematografica: In memoria di me. In memoria, cioè, di quel Cristo che abita nel cuore di ognuno e che al tempo stesso si ha paura di incontrare. Non è una denuncia, ma la presa di coscienza di una condizione in cui si rispecchia l'umanità e le sue debolezze.

* Direttrice del centro di Comunicazione e Cultura delle Paoline

 

Note cinematografiche

Titolo originale: In memoria di me
Genere: Drammatico
Regia: Saverio Costanzo
Interpreti: Hristo Jivko (Andrea), Filippo Timi (Zanna), Marco Baliani (padre maestro), André Hennicke (padre superiore), Fausto Russo Alesi (Panella), Alessandro Quattro (Bracci), Massimo Cagnina (Ciarnella), Milutin Dapcevic (Wagner), Matteo D'Arienzo (Matteo), Ben Pace (Rossi), Stefano Antonucci (Lodovici).
Nazionalità: Italia
Distribuzione: Medusa Film
Anno di uscita: 2007
Origine: Italia (2007)
Soggetto: liberamente ispirato al romanzo "Il gesuita perfetto" di Furio Monicelli, 1960, rieditato come "Lacrime impure", 1999
Sceneggiatura: Saverio Costanzo
Fotografia: (Panoramica/a colori): Mario Amura
Musica: Alter Ego, e brani di autori vari
Montaggio: Francesca Calvelli
Durata: 113'
Produzione: Mario Gianani, Saverio Costanzo
DVD: Euro 16.90
Tematiche: Giovani; Santità; Solidarietà-Amore; Tematiche religiose
Valutazione del Centro Nazionale Valutazione film della CEI: Discutibile/problematico/dibattiti
Note: In concorso al 57mo Festival di Berlino (2007). - Nastro d'Argento 2007 per il Miglior Montaggio a Francesca Calvelli e a Gabriele Moretti per il Miglior Sonoro in presa diretta. il film era candidato anche per: Miglior Regia e Attore non protagonista (Filippo Timi).

 

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