Pubblicato su politicadomani Num 77 - Febbraio 2008

L'intervista
La fine del petrolio
Davide Scrocca, geologo, ricercatore dell'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con una esperienza pregressa in una compagnia petrolifera, traccia lo scenario che ci aspetta nel prossimo futuro circa la tanto paventata fine dell'economia del petrolio

di Costantino Coros

Già da vari anni si parla di "picco del petrolio", recentemente la scalata del prezzo del greggio è arrivata fino a 100 dollari il barile. Che cosa si intende per "picco del petrolio"?
Il "picco del petrolio" rappresenta il momento in cui si verificherà una divaricazione fra l'andamento della domanda del greggio, che tendenzialmente cresce sempre e che negli ultimi anni è salita con tassi prossimi al 2% e il momento in cui fisicamente non sarà più possibile aumentare la produzione di petrolio. Il greggio è una risorsa finita e il suo andamento è rappresentato da una curva a campana, il punto più alto della curva corrisponde appunto al "picco del petrolio".

Cosa è accaduto negli anni passati?
Quando la domanda aumentava, corrispondentemente aumentava anche l'offerta, cioè la quantità fisica prodotta. Questo concetto di "picco del petrolio" sta invece a specificare che da un certo momento in poi questa operazione non potrà più essere fatta. Un giorno non molto lontano non sarà più possibile soddisfare la domanda con una pari offerta.

Quanto e in che modo, secondo lei, è prevedibile la fine dell'economia del petrolio e in quali possibili tempi?
Le stime sulla disponibilità di petrolio sul pianeta sono difformi. Esistono versioni più ottimistiche ed altre più pessimistiche. Le riserve disponibili sono generalmente valutate in più 1100-1200 miliardi di barili. L'umanità, dall'inizio dell'era del petrolio nella seconda metà dell'800, ne ha bruciato una quantità molto vicina alle riserve. Questo significa che ne abbiamo consumato circa la metà di quanto è noto ce ne sia ancora disponibile. Poi ci dovrebbero essere dei quantitativi che si pensa ancora di poter scoprire. Su questi quantitativi la differenza fra le stime ottimistiche e quelle pessimistiche è molto forte. Secondo i più pessimisti il "picco di petrolio" viene posizionato all'inizio del prossimo decennio e gli ultimi incrementi dei prezzi sono la prova di questa carenza ormai diventata strutturale. Molto diversa è la posizione dei più ottimisti, che però non sono dei geologi, ma sono degli economisti che non si preoccupano di capire se in realtà il petrolio c'è oppure no, e si fidano di stime fatte da altre organizzazioni, senza entrare nel merito della qualità di queste stime: essi tracciano degli scenari molto più positivi e dicono che la produzione di petrolio potrà essere aumentata nei prossimi anni senza grosse difficoltà, addirittura di un 50% nell'arco di qualche decennio. Quindi arrivano a dire che non ci sarà questo paventato "picco del petrolio" prima di 10, 15, 20 anni. Anche in queste stime, cioè quelle più ottimistiche, l'orizzonte temporale non va mai oltre qualche decina di anni. Comunque il problema esiste in ogni caso, i pessimisti dicono che il picco ci sarà fra qualche anno, i più ottimisti fra 20 o 30 anni. La verità è, probabilmente, da qualche parte nel mezzo.

Lei cosa pensa, quando finirà il petrolio?
Chi fa le analisi più pessimistiche guarda i dati con molta più attenzione, perciò sono quelle probabilmente più vicine alla realtà. Nonostante tutto la fine dell'economia del petrolio non è imminente nel senso che il greggio continuerà ad essere prodotto per molti decenni. Quello che vedremo però è che da un certo momento in poi la produzione annua di petrolio diminuirà progressivamente. Quando si verificherà realmente questo "picco del petrolio" il mondo entrerà in una fase di fortissima instabilità economica causata da seri processi inflattivi. L'aumento dell'inflazione determina un freno alla crescita economica. Secondo alcuni analisti questi processi sono già in corso. Più che la fine dell'economia del petrolio vedremo la fine della crescita intesa come aumento dei consumi.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro?
Il costo dell'energia aumenterà tantissimo e dovremo rivedere i tradizionali paradigmi economici di matrice liberista. Ci sarà una fase d'instabilità politica accompagnata da tensioni sociali, ci saranno anche guerre per il controllo delle risorse che diventano sempre più scarse.

Quanto si sta investendo nella ricerca e nel possibile sfruttamento di nuovi giacimenti? E quali sono le zone dove più probabilmente sia la ricerca che le possibilità di sfruttamento - estrazione e trasporto - possono presumibilmente avere successo?
Tradizionalmente i Paesi del Medio Oriente sono i più ricchi di petrolio, poi ci sono delle zone come l'Angola e il Brasile che sono molto ricche di petrolio, ma quest'ultimo costa di più, perché bisogna estrarlo perforando pozzi in acque marine molto profonde. Tutte le principali compagnie petrolifere stanno investendo parecchio nelle esplorazioni petrolifere. Da un altro lato le stesse compagnie stanno diversificando gli investimenti anche nella produzione di forme alternative di energia. Comunque, i grandi giacimenti sono stati già trovati, quelli che si stanno cercando sono molto più piccoli.

Per saperne di più: Visita la sezione approfondimenti del sito
Davide Scrocca, "Petrolio: per quanto tempo ancora?", pubblicato su Geoitalia, n.15, pp. 25-31, luglio 2005 (Periodico della Federazione Italiana di Scienze della Terra)


FIGURA 1 - Andamento del prezzo del Petrolio dal 1994 al 2006 [Fonte: Nymex]

 


FIGURA 2 - Andamento del prezzo del Petrolio nel 2007 [Fonte: Nymex]

 


FIGURA 3 - Scoperte e previsioni
Quantitativi di petrolio convenzionale prodotti e scoperti dal 1930 in poi e previsione delle possibili scoperte future (da ASPO, 2004). A partire dagli anni '80 si può notare il crescente squilibrio tra consumi (crescenti) e scoperte (decrescenti)

 


FIGURA 4 - Scoperte e produzione
Sommando la produzione derivante dai singoli giacimenti presenti in una data regione si ottiene una curva che ha, approssimativamente, la forma di una campana. Da questo diagramma si evince che il flusso di petrolio da una data regione inizia a declinare quando circa la metà delle riserve disponibili è stata estratta. Analizzando la curva che descrive l'andamento delle scoperte di nuovi giacimenti e conoscendo il ritardo tra scoperte e inizio della produzione, è teoricamente possibile stimare il picco di produzione. Applicando questo approccio, il geologo M.K. Hubbert fu in grado di prevedere nel 1956 che la produzione di petrolio negli USA (Alaska esclusa) avrebbe raggiunto il picco intorno al 1969

 

FIGURA 5 - Oil and gas liquid - 2004 scenario
Andamento della produzione di petrolio dal 1930 ai nostri giorni e previsione del possibile andamento futuro (ASPO, 2004). In questo scenario, il picco nella produzione dovrebbe essere raggiunto nei prossimi anni e sarà seguito da un progressivo declino nei volumi prodotti.
Nella legenda, i termini Heavy, Deepwater, Polar e NGL corrispondono a tipologie di petrolio non convenzionale descritte negli approfondimenti.

 

[Fonte: Davide Scrocca, "Petrolio, per quanto tempo ancora?", Geoitalia, n.15, pp. 25-31, luglio 2005, Periodico della Federazione Italiana di Scienze della Terra]

 

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