Pubblicato su politicadomani Num 76 - Gennaio 2008

Auspici per il 2008
Lettera di fine anno agli amici
I contenuti di certe lettere, come alcuni sentimenti, pur nascendo personali assumono per la loro natura una veste universale: vanno condivisi perché solo così i valori che trasmettono diventano efficaci

di Marco Vitale
(Economista d'impresa, bresciano di nascita,
milanese di residenza, internazionale per cultura e attività ...Continua)

Cari amici,
riprendo una consuetudine, che avevo coltivato anni fa, di scrivere una breve lettera di fine anno agli amici, per uno scambio, insieme agli auguri, di alcune riflessioni. Lo faccio perché percepisco una forte dissociazione tra le cose che leggo e il sentimento generale che si respira e la realtà dei fatti che osservo e che vivo. Forse portiamo degli occhiali, almeno in parte, deformanti.
Nell'insegnamento della strategia aziendale ci sforziamo di addestrare gli studenti a cogliere i segnali deboli di nuovi possibili sviluppi, a non aspettare che le cose siano chiare e consolidate ma a vederne l'inizio appena esso affiora, a percepire la nuova piantina appena essa si intravede spuntare dal terreno, ancora così piccola e sottile da confondersi con esso. Solo cosi sarà possibile curare la nuova piantina per tempo, innaffiandola, nutrendola, proteggendola dalle intemperie, in modo da aiutarla a sopravvivere ed a crescere.
È, forse, l'antica dimestichezza con questa disciplina che mi porta ad una riflessione più positiva di quanto comunemente si faccia, sullo stato del nostro Paese. Intendiamoci, i mali del nostro Paese sono tanti, gravi, conosciuti e conclamati ed io stesso li continuo a denunciare senza stancarmi. Ma se ci mettiamo in una prospettiva un po' più distaccata del solito, con una visione un po' più ampia e di lungo periodo, sganciata dal metro di misura della cronaca quotidiana, se ci sforziamo di guardare il nostro quadro in termini globali e dall'esterno, un po' come fa Brueghel nei suoi straordinari ritratti delle stagioni, forse quello che ci appare non è quella catastrofe che ci diciamo tutti i giorni, quel "va tutto male" che ci ossessiona, ci rattrista, ci demoralizza, e quindi ci indebolisce e ci impoverisce.
Certo il quadro rappresenta ancora un inverno, ma un inverno alla Brueghel appunto, con una sua armonia, una sua naturalezza, una sua profonda bellezza, un inverno che ci fa capire che " sotto il gelo" la natura continua il suo corso e prepara la primavera. Insomma a me l'ltalia che vedo non appare quello sfacelo che ci diciamo quotidianamente, ma vedo in essa segnali positivi, dei quali voglio elencare i più importanti:

1. La rivincita contro la mafia
Nel 2007 le squadre speciali delle forze dell'ordine, giovani coraggiosi e di valore, dando prova anche di grande efficienza e di sapere usare "intelligence" e tecnologie sofisticate, in collaborazione con giovani magistrati di altrettanto valore, hanno portato a segno la grande rimonta, iniziata dopo le stragi del '92, infliggendo alla mafia una sconfitta storica. A questi successi hanno fatto eco, con preziosa sintonia, gli imprenditori innalzando, per la prima volta da sempre, la bandiera della resistenza e della guerra di liberazione contro il racket e l'illegalità; ed hanno risposto amministratori pubblici responsabili e coraggiosi, come il sindaco di Gela, una città messa in croce dalla mafia, e molti cittadini siciliani che hanno testimoniato la loro presenza riempiendo il teatro Biondo a Palermo, nella manifestazione contro il racket, mentre anni fa analoga manifestazione era andata deserta e applaudendo le forze dell'ordine che hanno catturato i Lo Piccolo. Chi conosce la Sicilia sa che questa è solo una battaglia e che, per vincere la guerra, la strada è ancora lunga. L'economia mafiosa resta potentissima, ed in certi settori la presenza mafiosa è quasi totalitaria e le collusioni politiche e professionali restano imponenti. Ma la battaglia vinta è una battaglia importante, e può rappresentare una svolta culturale e operativa fondamentale per l'intero Paese.
Questo vuol anche dire che, questa volta, non hanno funzionato le protezioni politiche, le interferenze, i depistaggi che, nei decenni passati, hanno sempre protetto politicamente la mafia. Ed anche questa è una svolta.
Per chi, come chi scrive, crede che la mafia sia il peggiore cancro del nostro Paese e la principale causa del mancato sviluppo del Mezzogiorno, questa svolta rappresenta l'inizio di una nuova grande speranza.

2. La tenuta della media impresa italiana
Da anni vado dicendo che la media impresa italiana, ossatura portante della struttura produttiva italiana, ha realizzato un processo di rinnovamento profondo non più solo nei processi ma sul prodotto e, più in generale, su tutti i fattori che determinano la posizione competitiva. Ma, forse, questo processo è stato più profondo e più solido di quanto immaginassimo. Questa è la buona notizia che ci porta il 2007, nel corso del quale anche di fronte alla grave debolezza del dollaro, la media impresa di qualità ha dimostrato una tenuta non usuale in passato.

3.Il recupero della grande industria
Il 2007 ha segnato non solo lo spettacolare recupero della Fiat, ma ha visto altri sviluppi della grande industria molto interessanti. Metto al primo posto 1'azione dell'ENEL che, bloccata da sempre dalla cattiva politica in una dimensione provinciale, per la prima volta si è messa sul piano che le compete, e cioè quello di una multinazionale dell'energia, con le eccellenti operazioni Endesa e con l'accordo con EDF, che non possono non poggiare anche su una discreta ma efficace azione di politica industriale del nostro Governo e, credo, personale del presidente Prodi, unico membro del Governo che capisce realmente di economia industriale. A questi felici sviluppi si aggiunge la buona salute e la buona politica internazionale di ENI, Finmeccanica, Fincantieri, Techint e di altre imprese di qualità che, anche in relazione alla posizione che occupano a livello mondiale nei rispettivi segmenti, appartengono ormai più alla categoria delle grandi imprese internazionali di qualità che di quella delle medie imprese, come Luxottica, Italcementi e altre. Dobbiamo infine apprezzare l'uscita di Telecom dall'avventurismo finanziario e il suo ritorno, comunque, nel mondo dell'impresa.

4. Lo spirito d'impresa guadagna terreno
Lentamente e faticosamente, ma con continuità, lo spirito d'impresa conquista spazi in nuovi territori che, tradizionalmente, avevano preferito politiche assistenziali, parassitarie e clientelari. Nel corso del 2007 ho completato uno studio sull'economia campana, nel corso del quale sono rimasto sorpreso nello scoprire le enormi potenzialità economiche e imprenditoriali di questa magnifica regione quando riesce a liberarsi (come in realtà sta facendo) della mentalità assistenziale e dell'abbraccio soffocante della cattiva politica, quando riesce a ribellarsi al "pizzo del voto". Proprio il 7 dicembre è stato inaugurato a Nola un grande avveniristico centro commerciale e di servizi progettato da Piano (chiamato Vulcano Buono) che completa un progetto pluridecennale di grande respiro, comprendente oltre al Vulcano Buono, il CIS, uno dei più grandi centri di commercio all'ingrosso d'Europa e uno dei più importanti interporti italiani e del Mediterraneo. Cito questa esemplare realizzazione campana come testimonianza della capacità di fare impresa che sta crescendo anche al Sud.
Tristemente, a bilanciare questa buona notizia, é proprio Milano dove, a fronte della consueta vivacità imprenditoriale e professionale, assistiamo ad una drammatica involuzione soprattutto morale nell'alta finanza, e morale ed operativa in tutto ciò che ha a che fare con il Comune e soprattutto con la Provincia e con tutto il sistema autostradale e relativi progetti, decisivi per il futuro della Lombardia, che fanno capo alla Provincia, dove si assiste a comportamenti e metodi che lasciano esterrefatti e che ricordano aspetti deleteri della peggior Trinarchia o Sicilia che dir si voglia.

5. Persino la politica
Persino la politica migliora o, perlomeno, pone le basi per migliorare. La nascita del PD, pur con tutte le insoddisfazioni, forzature, limitazioni che ne hanno caratterizzato la nascita è un passo positivo che porta in grembo importanti potenzialità. La potenzialità maggiore è che essa pu6 rappresentare la base per semplificare la sinistra e isolare le fasce estreme del supersite fondamentalismo comunista che, dopo la mafia, rappresentano il secondo più grave cancro dell'Italia. Sul centro destra la recente iniziativa di Berlusconi, pur avendo dei caratteri un po' avventuristici, porta con se la potenzialità positiva di semplificare 1'area del centro destra e di porre una più corretta gerarchia, secondo la rispettiva forza elettorale, tra i partiti di quell'area.
Nell'insieme la politica si è rimessa in moto e il messaggio che il 2007 lascia al 2008 è che esiste la possibilità che il 2008 ci porti una legge elettorale decente, che riduca la inaccettabile frantumazione partitica dove ogni "capataz" si fa il suo partitino.

Questi cinque punti (unitamente al fatto che nelle città e nei paesi sono sempre più numerose e attive le associazioni civiche impegnate, in positivo, sui temi della convivenza quelle che io chiamo le mafie buone) mi permettono di dire che, nonostante tutto il senso di sfasciume che ci circonda, il 2007 non è stato un cattivo anno per 1'Italia.
Certo i problemi restano tanti e le palle al piede pesanti. Tra queste molto grave è 1'irresponsabile assalto al territorio ed al paesaggio italiano che non è meno grave di quello che subì Palermo dal 1956 al 1970, sotto il dominio dell'assessore ai lavori pubblici e poi sindaco, Vito Ciancimino, corleonese e mafioso organico. Ma, forse, il problema più grave in assoluto è rappresentato da una politica fiscale oppressiva e inaccettabile che, con la sua caratteristica di fondo fortemente degressiva, soffoca i redditi medio bassi, penalizza le famiglie regolari, comprime i consumi, punisce le imprese minori, spegne la voglia di intraprendere e premia sempre e comunque i veri ricchi, quelli che vivono del loro patrimonio. E che, con il suo approccio poliziesco e feroce, fa odiare un governo che, può essere fortemente criticato, ed io 1'ho fatto tante volte, ma non merita 1'odio che attualmente si riversa sul governo Prodi e che dovrebbe, invece, essere meglio diretto ad alcuni suoi ministri o ottusi poliziotti, o bamboccioni, o incapaci. C'è chi sogna che Prodi, che merita riconoscenza per la sua infinita pazienza e capacità di mediare in un periodo in cui tutto poteva sfasciarsi, in connessione con l'approvazione della nuova legge elettorale, abbia il coraggio di uno slancio in avanti, e che ristrutturi il governo, dimezzando il numero dei partecipanti e raddoppiandone la qualità. Anche io coltivo questo sogno. Tanto, perso per perso, preferirei vedere Prodi cadere in piedi invece di vederlo uscire, bastonato e umiliato, per colpe non sue.

Anche il quadro internazionale è denso di nuvole e di paure. Ma se una volta tanto ci sforziamo anche qui di guardare la foresta e non il singolo albero malato, vedremo un quadro non privo di spunti di speranza.
Nel corso del 2007 abbiamo ricevuto tante e non equivoche notizie che parti importanti dell'Africa stanno uscendo da una fase di lotte tribali e si stanno incamminando, con decisione, sulla via dello sviluppo civile ed economico. E questa è una gran bella notizia. In Europa, i due Paesi più importanti (Francia e Germania) sono guidati da veri leader, il che non potrà non avere effetti positivi sull'intera Europa, che si rallegra anche perché la Polonia, dopo un periodo oscurantista, è ritornata, grazie all'esito elettorale, su una linea responsabile, europeista, liberale. Preoccupa il superdominio di Putin sulla Russia ma, nonostante la vittoria elettorale schiacciante, 1'opposizione esiste, è viva e non si farà cancellare. Putin non sarà un nuovo Stalin. In Venezuela, il massiccio tentativo di Chavez (così amato dai nostri trinariciuti di ritorno) di farsi eleggere dittatore è stato democraticamente respinto. Ringraziamo il popolo venezuelano e rafforziamo la nostra fiducia nella democrazia. Chissà che con questi precedenti (Venezuela e Polonia) anche i siciliani non riescano, prima o poi, di liberarsi, con il voto, di Cuffaro.
Il 2007 passa al 2008 una crisi finanziaria molto seria che parte dai mutui "subprime" ma ha il suo epicentro nell'abuso dei derivati. Questa crisi è lungi dall'essere assorbita e avrà pesanti strascichi nel 2008 e oltre; anche da noi (dove comuni e regioni sono all'avanguardia nell' abuso di derivati). Come avviene regolarmente dalla prima metà del 1800 per quasi tutte le crisi finanziarie importanti, anche questa crisi nasce e si sviluppa negli USA trovando nel tradizionale avventurismo finanziario di questo popolo il terreno più fertile. Ma anche questa crisi, pur così dolorosa, ha un aspetto positivo. Essa ci porta la buona novella che gli USA sono meno forti di quanto pensavano di essere e che il mondo è capace di resistere anche alle loro crisi, perché è un mondo sempre più articolato, sempre più diversificato, sempre più ricco di energie che, nella diversità e non nella omogeneizzazione, trovano il loro slancio e il loro futuro. Il futuro del mondo è del mondo e non dell'America. Questa consapevolezza accende la speranza che anche 1'America ritorni ad essere 1'America che abbiamo amato.
Che gli auguri di Buon Natale rafforzino la speranza di ciascuno e di tutti.

Con amicizia
Marco Vitale
Milano, 19 dicembre 2007

 

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