Pubblicato su politicadomani Num 75 - Dicembre 2007

Il sacco di Palermo

 

Sotto il nome di "sacco di Palermo" va la selvaggia speculazione edilizia a cui fu sottoposta la città negli anni '50, '60 e '70.
In quattro anni vennero concesse 4205 licenze edilizie, di cui 3011 intestate a 5 prestanome.
La speculazione cominciò nei primi anni '50 contestualmente al traffico della droga. È allora che la mafia del latifondo si trasformò in mafia urbana.
C'erano fino alla metà del XX secolo tre tipi di mafia: quella del latifondo, quella delle solfare e quella dei giardini. Quest'ultima aveva il controllo dei territori delle borgate di Palermo e gestiva i traffici illeciti. In contatto con i centri di potere della città, mediava fra questi e la mafia dei latifondi.
Con la disgregazione dei grandi patrimoni terrieri e la lotta dei contadini per la terra, la mafia urbana divenne sempre più potente e si trasformò in associazione criminale organizzata dedita, fra l'altro, al commercio della droga.
L'enorme quantità di denaro sporco realizzato con questi commerci, un surplus impensabile, doveva essere investito in qualche modo anche perché era necessario "ripulirlo". È allora che Palermo divenne "terra di conquista". È allora che si intensificarono i legami "storici" esistenti fra mafia e politica.
Uno di questi mafiosi, Vito Ciancimino, pensò bene di diventare lui stesso un politico. La fitta rete di controllo sul territorio della mafia dei "giardini", gli permise di diventare assessore ai lavori pubblici, dal 1959 al '64, e poi sindaco per ben due volte. Il piano regolatore approvato sotto la sua amministrazione prevedeva costruzioni intensive al posto dei quartieri medievali e degli splendidi edifici e ville stile liberty. Un affare colossale per la mafia. Un piano criminale andato a termine, per fortuna, solo per metà.

 

Homepage

 

   
Num 75 Dicembre 2007 | politicadomani.it