Pubblicato su politicadomani Num 75 - Dicembre 2007

Editoriale
Strategie Comunitarie

di Costantino Coros

Fatta l'Europa, bisogna fare gli europei. Nella sua "Storia d'Europa nel secolo decimonono", Benedetto Croce affermava testualmente: "Per intanto, in ogni parte d'Europa si assiste al germinare di una nuova coscienza, di una nuova nazionalità (perché, come si è già avvertito, le nazioni non sono dati naturali, ma stati di coscienza e formazioni storiche); e quel modo che, or sono settant'anni, un napoletano dell'antico Regno o un piemontese del Regno subalpino si fecero italiani non rinnegando l'esser loro anteriore, ma innalzando e risolvendolo in quel nuovo essere, così e francesi e tedeschi e italiani e tutti gli altri s'innalzeranno a europei e i loro pensieri indirizzeranno all'Europa e i loro cuori batteranno per lei come prima per le patrie più piccole, non dimenticate già, ma meglio amate".
È passato quasi un secolo, da quel lontano 1932, anno in cui Benedetto Croce pubblicò il saggio dedicato alla storia d'Europa, una guerra mondiale ha cambiato il mondo e i popoli del vecchio continente hanno preso coscienza delle loro comuni origini ed hanno iniziato nel 1951 la grande avventura della Comunità Europea. Democrazia, libertà e sussidiarietà, sono i valori che hanno contribuito a far nascere, sviluppare ed affermare questa nuova entità politica. Le basi fondanti del nuovo soggetto sono state però messe a dura prova dalle difficoltà di ratifica del Trattato costituzionale. La Commissione europea ha reagito lanciando una nuova strategia di comunicazione finalizzata a rafforzare il sentimento di appartenenza dei cittadini all'Europa. Qualsiasi visione del futuro, ha sottolineato la Commissione, dovrebbe basarsi su una chiara conoscenza delle necessità e delle aspettative dei cittadini. È su queste premesse che poggia il "Piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito", varato dalla Commissione. Il Piano D si affianca al Piano d'azione relativo alla comunicazione sull'Europa ed al Libro bianco sulla comunicazione. Nei dibattiti, tra cittadini ed istituzioni, secondo quanto previsto dal Piano, dovranno essere coinvolti i mass-media e, tra questi, soprattutto la televisione, ma anche internet costituirà uno dei pilastri della strategia. Una sfida impegnativa. L'Europa riuscirà a superare questa prova? Ce la farà solo se tutte le istituzioni a livello centrale e periferico, i mass media, gli opinion leader e i semplici cittadini si rimboccheranno le maniche e con umiltà prenderanno la strada della conoscenza reciproca, considerando, come diceva Benedetto Croce, non più i singoli Stati come unico spazio geopolitico di riferimento. In questa partita, fondamentale per il futuro dell'UE, un ruolo strategico può giocarlo la televisione. In Italia, si potrebbe tirar fuori dalla soffitta, la vecchia formula della famosa trasmissione "Europa Europa". Essa costituisce un chiaro esempio di come si possa fare informazione di servizio usando le categorie del gioco e dell'intrattenimento intelligente. Forse sarebbe il caso di rispolverare questa vecchia formula, creando, per esempio, uno spazio all'interno della programmazione per i ragazzi, dedicato alla conoscenza dell'UE, in collaborazione con gli istituti scolastici. Il nuovo format potrebbe ricorrere ai cartoni animati, ai giochi e ad internet. Semplice ed efficace! Ma per far questo, il "Grande fratello" dovrebbe tornare ad educare e non a fare intrattenimento spicciolo. Ci riuscirà? L'impresa è titanica, ma come spesso si dice… la speranza è l'ultima a morire.

 

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