Pubblicato su politicadomani Num 75 - Dicembre 2007

Rubrica
La Decima Musa
Inizia da questo numero la presentazione di schede di film, a cura di Teresa Braccio, critico cinematografico che lavora per le Paoline.
Oltre alle note cinematografiche, alla trama e ad una possibile lettura del film, si propongono, di volta in volta, percorsi di riflessione e di approfondimento delle tematiche presentate. Uno strumento utile per l'approfondimento personale e per le discussioni di gruppo (cineforum).

di Teresa Braccio

La guerra dei fiori rossi
Titolo originale: Kanshangqu henmei
Genere:Drammatico
Regia: Zhang Yuan
Interpreti: Dong Bowen (Fang Qiangqiang), Ning Yuanyuan (Yang Nanyan), Chen Manyuan (Yang Beiyan), Zhao Rui (Ms. Li), Li Xiaofeng (Ms. Tang), Sun Yujia (Dou), Du Ma (Fa), Liu Runqiu (Pang), Wang Ziye (Mao)
Nazionalità: Cina/Italia
Distribuzione: Istituto Luce
Anno di uscita: 2007
Origine: Cina/Italia (2006)
Soggetto: Wang Shuo, Ning Dai, Zhang Yuan dal romanzo omonimo di Wang Shuo
Sceneggiatura: Zhang Yuan, Ning Dai
Fotografia.(Panoramica/a colori): Yang Gao
Musica: Carlo Crivelli
Montaggio: Jacopo Quadri
Durata: 92'
Produzione: Marco Muller, Beijing Century
DVD: Euro 19.90
Tematiche: Bambini
Valutazione del Centro Nazionale Valutazione film della Conferenza Episcopale Italiana: Accettabile/problematico/dibattiti **
Note: Vincitore del 'Prize of the Guild of German Art Cinemas' al 56mo Festival di Berlino (2006)
- Premio Alba Cinema Miglior Regia alla quinta edizione dell'Alba International Film Festival (2006)
- Candidato al Nastro d'Argento 2007 per il Miglior Montaggio

Il film
La guerra dei fiori rossi, del regista Zhang Yuan, è tratto dal romanzo autobiografico del dissidente cinese Wang Shuo, il quale a soli quattro anni, dopo la rivoluzione, venne portato a vivere in un istituto della Cina Popolare del 1949; un asilo a tempo pieno di Pechino riservato a bambini di non oltre cinque anni. Qiang, protagonista del film, ha in sé l'anima del ribelle e del rivoluzionario e stenta ad adattarsi alla vita in comune con gli altri. Costretto a subire una formazione di tipo militare, si sottrae ai comandi e si rifiuta di partecipare alle attività che annullano la sua identità. Il suo sogno resta però quello di ricevere in premio gli ambiti fiori rossi, offerti dalle maestre agli alunni più meritevoli; un sogno che per lui non si realizzerà mai. Nonostante tutto Qiang riesce ad avere il rispetto dei compagni e a persuaderli che la direttrice è un mostro-mangia-bambini che deve essere necessariamente fatto prigioniero. Il piano per la cattura della donna non riesce e il piccolo ribelle si ritrova abbandonato e solo. La sua rivolta finirà con la fuga in un ospedale: per lui è meglio darsi malato che continuare a vivere nell'oppressione.

Per riflettere dopo aver visto il film
Le tematiche, presentate dal film, vengono proposte sempre in maniera contrapposta e rispecchiano due diverse visioni della vita e della società:
- l'integrazione e l'isolamento;
- la legge e la trasgressione;
- la prassi e l'eccezioni;
- il livellamento culturale e l'inventiva;
- il perbenismo e il fervore.
La storia è corale e vede al centro un bambino schiacciato da sistemi totalitari che controllano duramente ogni momento della sua giornata.
La ribellione arriva fino a far scoppiare una specie di geniale rivolta contro una delle due maestre che sorvegliano tutto.
La metafora presenta i fiorellini rossi come simbolo di un desiderio irrealizzabile e quindi causa di delusione e angoscia.
Le immagini riprendono e fissano sentimenti e istinti primari, trascrivendo sulla pellicola puri momenti di verità.

Una possibile lettura
La guerra dei fiori rossi è una condanna, espressa con arte, verso ogni forma di violenza e prevaricazione. L'ottima sceneggiatura facilita due livelli di lettura del film: quello immediato della vita del bambino e quello più profondo della vita sociale e politica. Dentro l'asilo-carcere ritroviamo la lotta tra l'ideologia di regime, che forma l'individuo secondo rigidi principi ai quali bisogna sottomettersi, e l'opposizione come via all'indipendenza. Da un bambino arriva per tutti noi una forte lezione di libertà; la sua è una presa di coscienza graduale che lo porta alla ribellione ma anche all'impegno per assicurare a sé e agli altri un futuro migliore. Infatti, inizialmente sembra sopportare in modo passivo il governo autoritario delle maestre e ambisce al premio dei rossi fiori di carta destinati ai più bravi; poi, man mano, nasce in lui una ribellione incontenibile verso quelle forme di violenza che spengono l'originalità della persona e coinvolge i suoi compagni in una rivolta senza speranza. Con un'interpretazione magnifica e attraverso una forte espressività fatta di occhiate, gesti e sberleffi, il piccolo protagonista propone un esempio di dissidente in miniatura che, avvalendosi del sua innocenza e malgrado gli adulti, non cessa mai di riscattarsi. Una situazione, quella proposta dal regista Zhang Yuan, presente ancora oggi nella Cina e in altri Paesi dove spesso la rivolta viene soffocata dalla repressione. Un canto all'infanzia e nello stesso tempo un grido contro la follia di ogni sistema totalitario.

 

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