Pubblicato su politicadomani Num 75 - Dicembre 2007

Brevi

 

L'esperienza del "peggio"
Dovunque si giri il guardo - sembra pensare l'italiano medio - facciamo esperienza e conoscenza del peggio: nella politica come nella violenza intrafamiliare, nella micro-criminalità urbana come in quella organizzata, nella dipendenza da droga e alcool come nella debole integrazione degli immigrati, nella disfunzione delle burocrazie come nello smaltimento dei rifiuti, nella ronda dei veti che bloccano lo sviluppo infrastrutturale come nella bassa qualità dei programmi televisivi. È abituale allora ricavarne che viviamo una disarmante esperienza del peggio. Settore per settore "nulla ci è risparmiato", tant'è che vincono sull'antropologia collettiva i fattori regressivi, anche se non avvertiti in modo sempre cosciente: diffusa povertà psicologica, pulsioni frammentanti, rincorsa alle presenze, emozione drammatizzata che diventa mediatica, monotonia dei messaggi e del linguaggio (il mondo diventa la sua rappresentazione). Emergono nuove malattie dell'anima,
direbbe qualcuno. Finisce in secondo piano l'intenzionalità, anche individuale e specialmente quella sociale e politica. Le intenzioni più ambiziose, poi, finiscono per arroccarsi nella speranza di non regredire e sparire.

Il processo di "de-sublimazione"
Si può pensare, citando Melanie Klein, che sia in corso "una inversione del processo di simbolizzazione" o più esattamente un processo di "de-sublimazione". Una società che si era costruita su grandi riferimenti simbolici si ritrova oggi a doverne constatare la corrosiva desublimazione, il loro regredire di senso. La patria diventa interesse collettivo più che identità nazionale; la religione diventa religiosità individuale e di gruppo; la libertà diventa imperfetto possesso del sé; il popolo diventa moltitudine di massa; la famiglia diventa contenitore di soggettività a moralità multiple; la ragione diventa petite raison; il lavoro diventa un'opzione di secondo livello rispetto all'arricchimento facile con mezzi facili; l'etica diventa un elenco di indicatori di social responsability; la passione si sfarina in pulsioni; il valore della parola si grattugia in parole tanto eccitate ed ebbre quanto prive di contenuto o messaggio.

Il minimalismo essenziale delle nuove minoranze attive
Le offerte innovative devono supportare l'avventura personale e promuovere l'ampliamento degli scambi relazionali. È un'offerta, va sottolineato subito, che può venire solo dalle nuove minoranze attive:
- la minoranza che fa ricerca scientifica e innovazione tecnica è orientata all'avventura dell'uomo e alla sua potenzialità biologica;
- la minoranza che, nella scia della minoranza industriale oggi rampante, fa avventura personale e sviluppo delle relazioni internazionali (si pensi ai giovani che studiano o lavorano all'estero, ai professionisti orientati ad esplorare nuovi mercati, agli operatori turistici di ogni tipo, ecc.; si pensi ai giovani che studiano o lavorano all'estero, ai professionisti orientati ad esplorare nuovi mercati, agli operatori turistici di ogni tipo, ecc.);
- la minoranza che ha compiuto un'opzione comunitaria, cioè ha scelto di vivere in realtà locali ad alta qualità della vita;
- la minoranza che vive il rapporto con l'immigrazione come un rapporto capace di evolvere in termini di integrazione e coesione sociale;
- la minoranza che si ostina a credere in una esperienza religiosa insieme attenta alla persona e alla complessità dello sviluppo ai vari livelli;

Strategie di successo delle PMI
A partire dai primi anni del secolo le piccole e medie imprese sono cresciute, non solo in estensione, riuscendo ad affermarsi in un mercato, quello globale, che rischiava di spazzarle via. Un progresso che ha segnato significative tappe in termini di sviluppo collettivo.

"Al termine del 2007 occorre chiedersi se quella sequenza di lungo periodo sia ancora in corso o se invece il sistema non riesca a far diventare collettiva quella determinazione allo sviluppo quotidianamente esplicata dalla minoranza industriale. Continua, in altre parole, quel silenzioso boom? La risposta è positiva, poiché si sono consolidati:
- l'orientamento strategico a coprire attraverso un'offerta adeguata la fascia altissima del mercato, con opzioni combinate di qualità produttiva, promozione d'immagine e alto prezzo;
- la scelta spontanea di fare un'articolata "strategia di nicchia" che premia la differenziazione produttiva delle medie e piccole imprese, la logica del lavoro "su commessa", la personalizzazione e fidelizzazione del cliente;
- la base territoriale del nostro sviluppo, visto che la ri-localizzazione in Italia di molte produzioni di alto brand ha di fatto rilanciato le principali aree economiche del Paese (si pensi al Nord Est e alla direttrice adriatica, ma anche a numerose zone nord-occidentali)" (Dal Rapporto Censis 2007, Considerazioni generali, pag. XIII).

 

Homepage

 

   
Num 75 Dicembre 2007 | politicadomani.it