Pubblicato su politicadomani Num 74 - Novembre 2007

CSM al lavoro
Giustizia e integrazione europea
Fra i motivi di un incontro al CSM su problemi e prospettive del diritto comunitario, l'accresciuto senso di appartenenza all'Unione fra i cittadini

 

Si chiama "Spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia" il nuovo ambito di riflessione, studi e interventi che si sta delineando a livello di diritto comunitario europeo. Ed è di questo spazio europeo che Vassilios Skouris, Presidente della Corte di Giustizia Europea, ha parlato in occasione della conferenza su "La Giustizia europea: problemi e prospettive", tenuta il 14 giugno 2007 a Palazzo Marescialli, e organizzata dal Consiglio Superiore della Magistratura.
È stato Nicola Mancino, vicepresidente del CSM, ad indicare le ragioni del convegno, nella introduzione ai lavori e nella presentazione del relatore.
Esse si riassumono in alcuni punti essenziali sui quali, negli ultimi tempi, la sensibilità dei cittadini risulta accresciuta. Dice infatti il vicepresidente: "La risposta alla domanda di giustizia rivolta dai cittadini deve perseguire l'obiettivo di una giustizia di qualità, conseguibile sulla reale indipendenza dell'organo giurisdizionale; la durata ragionevole dei processi; la equità della decisione assunta". Inoltre, è aumentata in profondità e in estensione la nozione di cittadinanza europea che talvolta è stata intesa "come mero postulato simbolico" e che, invece, "trova preciso riconoscimento nelle fonti pattizie: il Trattato di Maastricht (art. 17); il Trattato di Amsterdam; la Carta di Nizza". È in questi Trattati che "la cittadinanza europea si configura come un concetto in evoluzione, dalla forte valenza evocativa, poiché delinea uno status che incide nell'accesso ai livelli sovranazionali di tutela dei diritti".
Quando si parla di tutela dei diritti si toccano principi e prassi giurisdizionali che, sia i magistrati, sia l'opinione pubblica, percepiscono alla stregua di nervi scoperti. "È ben noto - dice infatti Mancino - che l'intervento della Corte europea dei diritti dell'uomo in materia di controllo del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte degli Stati membri, ha più volte riguardato la congruità dell'indennità di espropriazione liquidata dai giudici italiani in base alla legislazione nazionale; e che la medesima Corte, in diverse occasioni, ha riconosciuto la violazione del principio di ragionevole durata del processo da parte dell'Italia, con conseguente condanna al pagamento di somme a titolo di equo indennizzo".
Su questi temi sono in corso dialoghi serrati che troppo spesso, tuttavia, si riducono a scontri nei quali la giustizia viene invocata in termini impropri; e la normativa nazionale fa fatica, talvolta, ad integrarsi con la giurisdizione europea. Sarebbe invece utile che si faccia una riflessione profonda sulle opportunità, i limiti e le problematiche che apre il processo della integrazione europea a livello giurisdizionale. Tanto più che da tempo la Corte di Giustizia Europea sta lavorando affinché la concezione del diritto comunitario (il corpo di norme, cioè che devono garantire la giustizia a livello europeo), per dirla con le parole del vicepresidente del CSM, "non si limiti semplicemente a fissare norme per gli Stati, ma, al di là degli Stati stessi, si rivolga direttamente ai cittadini".

 

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