Pubblicato su politicadomani Num 74 - Novembre 2007

La crisi del "bene comune"
Guardare oltre le sfide della post-modernità

 

È colpa della "svolta individualistica che la cultura occidentale ha imboccato", dice Stefano Zamagni, se il concetto e il significato stesso di "bene comune" sono entrati in crisi.
Bene comune non è bene totale né è interesse generale. Totale è la somma di beni particolari. Comune è, invece, il bene che deriva dalla relazione stessa fra le persone, quando questa relazione sia intesa come bene per tutti coloro che vi partecipano. Una differenza sostanziale, tanto più che adesso è ormai convinzione acquisita il fatto che le relazioni tra persone e i beni relazionali promuovono il progresso civile e morale delle nostre società. Né può il bene comune confondersi con l'interesse generale. Perché bene è cosa chiaramente diversa da interesse; e perché comune si oppone a proprio, mentre generale si oppone a particolare. È comune ciò che né è solo proprio, come invece è il bene privato, né è solo di tutti indistintamente, come è il bene pubblico. Comune, scrive H. Arendt, "è il mondo stesso in quanto è comune a tutti e distinto dallo spazio che ognuno di noi occupa privatamente" ("Vita Activa").
"È ancora spendibile ai fini pratici l'idea di bene comune oggi?", si chiede Zamagni. Il bene comune non è tale se rimane solo astrazione. Non basta solo parlare e rispettare le regole. Per vivere con responsabilità la cittadinanza occorre agire e adoperarsi perché le regole siano buone. "Un compito che riguarda tutti ma tocca in particolare i cattolici che vogliono vivere con responsabilità la loro cittadinanza". E, invece, serpeggia e si diffondono la tentazione dell'antipolitica e "la tristezza dell'impotenza, della delusione, della frammentazione. È questo tipo di tristezza che spegne lo slancio vitale di cui sarebbero capaci non pochi soggetti, individuali e collettivi, del nostro paese".
"I cattolici, in Italia, non possono assistere, passivi e rassegnati, a un tale spettacolo" perché siamo oggi ad un passaggio epocale analogo a quello a cavallo fra la società industriale e quella post-industriale. Le sfide della post-modernità - globalizzazione, finanziarizzazione dell'economia, nuove tecnologie, questione migratoria, aumento delle disuguaglianze sociali, conflitti identitari, questione ambientale, debito internazionale - impongono di approdare a un nuovo Umanesimo, seicento anni dopo quel fenomeno squisitamente italiano che è stato l'Umanesimo.

 

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