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Pubblicato su politicadomani Num 72/73 - Set/Ott 2007
Editoriale
La porta stretta
di Marco Vitale
Per chi lavora o va a scuola, il nuovo anno inizia ogni volta a settembre. È allora che si tirano le somme del passato per prepararsi ai prossimi dieci o undici mesi. Spesso queste somme sono all'origine di riflessioni amare che non devono, però, far morire la speranza. È il caso di quest'articolo di Marco Vitale, che abbiamo deciso di pubblicare all'inizio del nuovo anno.
Per dovere di trasparenza dobbiamo dire che l'economista ha scritto l'articolo all'inizio dell'estate per la rivista "Club 3", e che la stessa lo ha pubblicato a settembre. L'attualità dei temi trattati, tuttavia, e il permesso da lui dato per riprodurlo anche su "politicadomani", ci hanno spinto a proporre ai nostri lettori le sue considerazioni.
"Quest'estate possiamo goderci un meritato riposo. Una volta di più il popolo italiano ha messo giù la testa, si è rimboccato le maniche ed ha rimesso sulla giusta rotta quella affollata e un po' sgangherata Arca di Noè che chiamiamo Italia, sorprendendo buona parte degli economisti ufficiali in servizio permanente effettivo. Ma ciò si riferisce fondamentalmente all'economia produttiva, mentre il bene vivere di una comunità è fatto di tanti altri elementi che determinano non solo l'economia ma l'insieme dei rapporti sociali e la qualità della convivenza. Sotto questo profilo possiamo dire che l'Arca galleggia ma si è cacciata in un labirinto dal quale non sa come uscirne. È un labirinto fatto di legittimi interessi in conflitto, ma anche di ideologismi incompatibili con una complessa società moderna, di egoismi ciechi, di incapacità organizzativa nelle strutture pubbliche, di ignoranza e, talora, di autentica stupidità, intesa secondo quella che Carlo Maria Cipolla definì la legge aurea della stupidità umana: "Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone, senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita".
Quello che è certo, è che non si esce dal labirinto se non si riesce a passare attraverso alcune porte strette, passaggi obbligati. A me sembra che le principali porte strette siano quattro. Per poterle passare deve succedere qualche cosa di nuovo. Abbiamo infatti sperimentato che l'alternanza politica non è sufficiente.
La prima è il funzionamento e l'indipendenza della giustizia. Senza una buona giustizia non c'è un buon vivere e non c'è sviluppo duraturo e solido. È una verità sperimentale largamente documentata. E l'Italia ha una giustizia pessima. Il governo Berlusconi ha tentato di riformarla ed i risultati sono stati cattivi. Il governo Prodi sta facendo, se possibile, ancora peggio. Mentre i magistrati stanno abbarbicati ai loro privilegi, invece di essere i primi ad impegnarsi per l'obiettivo di una giustizia funzionante; e scioperano contro il Parlamento!
La seconda è la porta stretta che porta ad un rapporto fiscale decente. Quello italiano è uno dei peggiori del mondo, compresa l'Africa. Il ministro Tremonti del governo Berlusconi, facendo fare al paese un salto all'indietro di centinaia di anni, con i suoi condoni e concordati di ogni tipo, aveva reintrodotto il rapporto negoziale tipico delle epoche feudali. Il ministro Visco, con una virata di centottanta gradi cerca di reintrodurre un sistema legale, ma con metodi feroci ed arbitrari da ammazza cristiani, che il Paese giustamente respinge. Ma l'idea di passare da un metodo Visco a un metodo Tremonti, per poi magari ritornare ad un metodo Visco, l'idea di continuare a far oscillare il pendolo tra queste due politiche, entrambe demenziali, fa paura.
La terza porta stretta è quella della riduzione del costo abnorme della politica, della casta politica e dei ceti ad essa connessa. I ministri dell'economia dicono sempre che non ci sono risorse. È una grande falsità: non ci sono risorse solo se si mantiene fermo il costo dello sfruttamento del Paese da parte della casta e delle sue clientele. Il governo Berlusconi ha aggravato la situazione. Quello Prodi sta facendo peggio. Per fortuna il Paese sta prendendo consapevolezza di questo peso abnorme che deve sostenere ed incomincia a ribellarsi.
La quarta porta stretta è di difficile percezione per la maggior parte della popolazione: la necessità di ridurre, con un piano a lungo termine, l'abnorme debito pubblico che toglie al Paese flessibilità strategica ed operativa e lo tiene sempre in ostaggio delle centrali finanziarie internazionali. Qui né il governo Berlusconi né il governo Prodi hanno fatto cose particolarmente cattive (il male viene da lontano), ma nessuno dei due ha fatto qualcosa di serio, per impostare una uscita da questa situazione di asservimento.
Non dico queste cose per alimentare un senso di sconforto ma per affermare la tesi che l'uscita dal labirinto richiede l'impegno perseverante di tutti, persone e categorie, e che non ne usciremo puntando solo ad alternanze politiche.
Riposiamoci, dunque, divertiamoci durante le meritate vacanze, ma conserviamo qualche tempo per una riflessione serena ma seria sul nostro stato come Paese, spegnendo i televisori imbonitori perché, come dice un bel proverbio siciliano moderno: "Quannu a sira s'addùmunu i TV, s'astùtunnu i stiddi"".
 
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