Pubblicato su politicadomani Num 70/71 - Giu/Lug 2007

Sull'economia africana
Lo sviluppo asimmetrico
Con un tasso di crescita oltre il doppio dell'Europa, l'Africa è diventata terra appetibile per gli investitori internazionali. Fra le nazioni più attive in investimenti tecnologici c'è la Cina. Ma in molti paesi africani la popolazione non trae alcun giovamento da questo sviluppo

di Francesco Stefanini

L'Africa ha fatto registrare nel corso del 2006 il più alto tasso di crescita economica degli ultimi 20 anni: lo sostiene l'ultimo rapporto della Banca di sviluppo africana (Bad), nell'African Economy outlook 2006/2007. Secondo i dati della Banca, il prodotto interno lordo (Pil) del continente è passato da una media di crescita del 5%, fatta registrare negli ultimi sei anni, al 5,5% dello scorso anno e, secondo le previsioni degli esperti, dovrebbe salire ancora al 6% entro la fine del 2007. Aumento della domanda internazionale di petrolio (con un numero sempre maggiore di paesi africani che avvia o aumenta la propria produzione di greggio) e di minerali, buone condizioni climatiche che hanno consentito al settore agricolo di registrare ottimi numeri, e accresciuta fiducia degli investitori internazionali verso alcuni paesi chiave del continente sono i principali fattori della crescita, si legge in una sintesi del rapporto. Sudafrica, Algeria, Nigeria ed Egitto sono i quattro paesi dalle economie più floride: essi da soli producono la metà del Pil dell'intero continente pur contribuendo solo a un terzo della popolazione africana.
Nel nord dell'Africa la crescita del 6% nel 2006 dovrebbe essere confermata anche per il 2007 e il 2008, grazie soprattutto alle buone performance di Mauritania e Sudan, dovute all'aumento della produzione di petrolio e gas. Ci sono risultati incoraggianti anche in Egitto (6,8%) e in Marocco dove la ripresa delle esportazioni agricole, dopo un periodo di siccità, l'anno scorso ha provocato un balzo del Pil al 7,3 %. L'Africa Australe resta uno dei motori di tutta l'economia continentale, in particolare il Sudafrica, dove la crescita (attestata intorno al 5%) è generata soprattutto dalla domanda interna e non dipende da particolari esportazioni. Proviene invece soprattutto dall'esterno la ricchezza dell'Angola: grazie ai proventi del greggio, nel 2007 la crescita del Pil potrebbe schizzare al 27%, anche se molti osservatori rilevano la mancanza di un'effettiva ricaduta positiva su gran parte della popolazione - costretta a sopravvivere con poco più di un dollaro al giorno - a causa della gestione governativa delle entrate petrolifere.
Per l'Africa occidentale le stime della Bad segnalano una prospettiva di crescita dal 4,8% dell'anno scorso al 5,9% del 2007, trainata dall' "oro nero" della Nigeria, soprattutto in vista di un possibile (ma per ora lontano) accordo nella regione del Delta del Niger, cassaforte del greggio locale. Bene anche Sierra Leone (esportazioni di diamanti) e Ghana (oro), con un incremento consolidato rispettivamente del 7,4% e del 6,1%. Riguardo poi l'Africa orientale, Etiopia, Uganda e Tanzania sono i paesi dove, malgrado una persistente povertà in alcune aree, si evidenzia una continua crescita, che in quest'area - come indica il rapporto della Bad di fine maggio - dovrebbe passare dal 5,1 del 2006 al 5,8 o 6% di quest'anno grazie, in particolare, alle esportazioni in diversi settori agricoli e in quello tutto particolare della floricoltura.
Intanto la Cina intende garantire al continente africano finanziamenti per 20 miliardi di dollari (14,8 miliardi di euro) per costruire infrastrutture e sostenere gli scambi commerciali nei prossimi tre anni: a rivelarlo al Financial Times è il Presidente della Banca di sviluppo africana, Donald Kaberuka, in chiusura del vertice annuale della banca che quest'anno si è svolto a Shanghai. "L'Africa contiene e limita la tendenza alla marginalizzazione" è con questa dichiarazione del Quotidiano del Popolo di Pechino che gli ospiti africani sono stati accolti nella città cinese. Il quotidiano aggiunge poi che "I paesi africani iniziano a partecipare ai frutti della globalizzazione: aumenta il Pil e le risorse minerarie e naturali di cui è ricchissimo il continente iniziano a dare chances anche agli africani". Tutto questo, secondo il giornale, sarebbe merito in gran parte di Pechino e della penetrazione cinese nel continente che dà una nuova opportunità allo sviluppo economico di 800 milioni di uomini e donne. In particolare il quotidiano mette molto l'accento sulla crescita del settore delle comunicazioni e telecomunicazioni nel continente, settore nel quale la Cina si sta molto impegnando: "lo sviluppo crescente delle telecomunicazioni dà all'Africa l'opportunità di diminuire il gap con il resto del mondo: all'inizio degli anni novanta - esso sottolinea - solamente Egitto, Sudafrica e Tunisia avevano accesso a internet. All'inizio del secolo, cinquanta paesi africani hanno accesso alla Rete e la diffusione della telefonia mobile in Africa è passata dallo 0,06 % nella metà degli anni novanta al 9,1% nel 2004".
Nonostante questo prodigioso sviluppo, però, il presidente della Bad precisa che è ancora lungo il cammino per sollevare le popolazioni e gli stati più poveri dalla loro situazione di indigenza: milioni di africani continuano a vivere in paesi con economie stagnanti e "l'Africa dovrà sostenere la crescita per parecchi anni, probabilmente quindici anni, per vedere un impatto sui livelli di povertà". Kaberuka ritiene che, arrivato il 2015, molti paesi africani non avranno raggiunto i famosi "Millennium Goals" (gli obiettivi di sviluppo del millennio) fissati nel 2000 dall'Onu per dimezzare povertà e fame e aumentare l'accesso a acqua sicura e a servizi sanitari entro il 2015. "Laddove c'è acqua nei villaggi, le giovani vanno a scuola. Laddove c'è acqua nei villaggi, i bambini non muoiono di dissenteria. Laddove c'è acqua nei villaggi, i dati su salute ed educazione migliorano", ha detto Kaberuka nel suo intervento al vertice di Shangai, ed ha invitato tutti i partner dell'Africa e i delegati dei 77 paesi membri della Banca africana ad aiutare il continente a conseguire gli obiettivi.

 

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