Pubblicato su politicadomani Num 70/71 - Giu/Lug 2007

Europei di ginnastica
Uno sport vero
Per ricordare i successi di una competizione sportiva di grande successo ma troppo presto dimenticata

di Giovanni Sanfilippo

Strepitoso. Agli Europei di ginnastica, disputatisi ad Amsterdam tra il 29 e il 30 aprile, la nostra Nazionale regala ai suoi appassionati ben cinque medaglie. Sono i trionfi di Ferrari e Giovannini, e i successi di Coppolino e Cassina a portare in alto i colori della nostra rappresentativa in una disciplina che di certo non muove né masse né miliardi nel nostro paese. Le due donne, Vanessa Ferrari e Carlotta Giovannini, hanno brillantemente raggiunto i loro traguardi rispettivamente nel corpo libero (un oro e un argento) e nel volteggio (un oro), aggiudicandosi due splendidi primi posti. Successo anche per gli uomini. Per Andrea Coppolino è la conquista dell'argento negli anelli, a pari merito con il bulgaro Jovchev. Brilla anche Igor Cassina alla sbarra, ma non riesce ad andare oltre il bronzo dietro lo sloveno Pegan e il tedesco Hambuechen.
In verità la ginnastica vanta nel nostro paese un'antichissima tradizione. È nel lontano 1844 che grazie a Rodolfo Obermann, invitato dalla Casa Sabauda ad istruire nella ginnastica i giovani dell'Accademia Militare di Torino, insieme ad altri esponenti della nobiltà di allora, che venne fondata la "Società Ginnastica" di Torino. Più tardi, nel 1869, sempre a Torino, nasce la "Federazione delle Società Ginnastiche". Inizialmente queste associazioni si configurano come vere e proprie polisportive, impegnate in tutti gli sport allora maggiormente in voga. Solo più tardi si sviluppa una maggiore specializzazione delle diverse pratiche sportive. Nel 1863 nasce, sempre a Torino, la prima Società Italiana di Canottaggio, la "Cerea".
È comunque grazie al famoso progetto del barone Pierre de Coubertin, che il mito olimpico greco - che tanto aveva incantato il mondo antico - può tornare a far rivivere, nella stessa mitica cornice del passato, il clamore delle prestazioni fisiche degli atleti. È l'inizio, o, meglio, il ritorno delle Olimpiadi: dopo 1503 anni, nel 1896, ad Atene il bianco-celeste torna a splendere. Ha inizio così una tradizione sportiva che torna ad essere la massima competizione agonistica, quella che, come le antiche Panatenaiche, coinvolge tutti i popoli del mondo.
L'Italia ebbe l'onore di ospitare i giochi olimpici nel 1960. Allora le competizioni ginniche si svolsero alle terme di Caracalla; dal Campidoglio; passando per l'Appia antica e fino all'Arco di Costantino era invece il percorso della maratona, vinta dal leggendario Abele Bikila che gareggiò a piedi nudi.
È però con Tokio 1964 che Franco Menichelli porta la ginnastica italiana ai massimi livelli: conquista l'oro nel corpo libero, l'argento negli anelli dietro il giapponese Hayata, il bronzo nelle parallele. Delusione, invece, nei giochi olimpici di Città del Messico, quattro anni più tardi. Nel nostro medagliere ci sono solo tre ori, quattro argenti e nove bronzi. A Montreàl, nel 1976, va ancora peggio. È il più grigio e scoraggiante periodo della nostra partecipazione atletica: portiamo a casa solo due ori. Il mito olimpico si rinnova negli ultimi giochi di Atene 2004: una grande festa per gli sportivi di tutti i paesi che lì, davanti a un pubblico che le Tv e la rete dilatano a dismisura, possono esprimere al meglio il livello di perfezione e bellezza raggiunti con una dura disciplina di allenamenti fatti per sostenere sfide sempre più competitive. Un bagno di sano antagonismo permeato di valori sportivi autentici, per il godimento di tutti. Un mondo di sacrifici fatti in nome dello sport, quello vero.

 

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