Pubblicato su politicadomani Num 70/71 - Giu/Lug 2007

Da "Diario di un viaggio in Burkina Faso"
Riduzione dal diario di Silvia Galante

di Marina Viganelli

Dopo tante ore di volo, finalmente arriviamo all'aeroporto della capitale del Burkina Faso Ouagadougou (che tutti chiamano Ouaga).
Incredibile, sono in Africa e fin dal primo momento mi travolge. Sono circondata da persone che mi parlano, ma troppo velocemente e io non riesco a capirle, mi vogliono portare i bagagli, ma io non so ancora neanche dove andare, mi offrono cose da comprare. Ci avviamo verso la missione di Tampoui dove alloggeremo.
Le strade di Ouaga sono affollate. C'è sempre un traffico infernale. Vecchie auto, camion, motorini e biciclette. Lungo i margini della strada venditori di tutti i tipi. Lungo gli argini dei barrage piccoli campi coltivati. Edifici pubblici e capanne. Di tutto e di più. Tanti ragazzini e giovani, niente vecchi. La vecchiaia lì è un lusso di pochi.
Da Ouaga ci trasferiamo a Loumbila, luogo del progetto sostenuto da Unicoop Firenze.
Loumbila è un orfanotrofio, è una scuola, è un orto, è una pizzeria, è luogo di produzione e lavorazione della spirulina, un'alga ad alto contenuto nutritivo che essiccata e lavorata è usata come alimento per bambini.
Loumbila è su una strada principale e intorno c'è l'Africa.
Il mio primo impatto è l'orfanotrofio, il nido dell'orfanotrofio dove si trovano i neonati. Ci dicono di entrare un po' per volta per non spaventare i bambini, siamo tanti, bianchi e sconosciuti. Ma come sempre succede entriamo quasi tutti insieme.
Le donne ci invitano a visitare lo stanzone con i lettini disposti sui lati. Qualcuno dà loro dei giocattoli. Sembrano contente del regalo, tanto che aprono subito le confezioni e le danno ai bimbi che giocano su coperte al centro della stanza. I bimbi piangono quasi subito quando ci vedono, ma poi qualcuno comincia a prenderli in braccio e si sa, a questo nessun bambino resiste, ovunque esso sia, anche in Africa.
La mia attenzione viene catturata da un bambino di circa sei mesi. È bellissimo. Prima mi fa un sorriso, è chiaro che gli sono simpatica, poi porta le mani alla bocca e inizia a succhiarle. Sorrido felice perché mi ricorda la mia nipotina Cecilia, anche lei ha pochi mesi, mi sorride e si succhia le manine. Don Andrea prende il bambino, me lo porge, mi dice di prenderlo in braccio anche se è un po' "piscioso". Lo prendo per un gesto naturale. Che emozione! Mi si è aperto il cuore, l'ho abbracciato, ho giocato un po' con lui, insieme agli altri bimbi, mi hanno fatto un po' di pipì sopra, il bimbo mi ha rigurgitato sulla spalla, tutto normale.
Sono uscita dal nido serena, tutti i timori passati non me li ricordavo più, da subito ho capito che avevo iniziato la mia conoscenza del Burkina Faso dalla parte migliore, il suo futuro.

 

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