Pubblicato su politicadomani Num 70/71 - Giu/Lug 2007

Nigeria
I guerriglieri del Mend fra terrorismo e difesa dei diritti della gente
Il Delta del Niger fa da scenario ad una insolita guerra: un gruppo paramilitare organizzato rapisce i lavoratori delle multinazionali del petrolio. Sono "gentili" con i rapiti, ma puntano le loro armi contro le aziende accusate di procurare enormi danni alle popolazioni e all'ambiente

di Claudio Ferrante

Maggio è stato un mese fondamentale per la Nigeria, specialmente nel suo epilogo. In seguito a una campagna elettorale travagliata e una tornata al voto altrettanto caotica e contestata, Umaru Yar'Adua e Goodluck Jonathan, suo braccio destro, sono stati eletti rispettivamente presidente e vice-presidente della Nigeria. Il paese è agitato da tempo da movimenti di opposizione alle multinazionali del petrolio accusate di arricchirsi sfruttando le risorse e devastando l'ambiente senza che la popolazione riceva in cambio nessun beneficio. È il caso dei guerriglieri del Delta del Niger, il Mend (Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger).
La Nigeria è il primo produttore africano di petrolio e l'ottavo esportatore al mondo. I 24 chilometri quadrati d'ampiezza del delta del fiume Niger sono puntellati di piattaforme per l'estrazione di petrolio ed altre sono sorte nel golfo di Guinea che, nelle baie di Benin e Bonny, accoglie le acque dello stesso fiume. Insieme al gas, l'oro nero, soddisfa il 61,94% del fabbisogno energetico del paese. Per la lavorazione, la raffinazione e la distribuzione dei carburanti, le principali compagnie straniere che agiscono sul territorio sono affiancate dalla compagnia di stato NNPC (Nigerian National Petroleum Corporation). Nel delta più grande dell'Africa però la vita non scorre quieta. Fra mangrovie, foreste, lagune e paludi, gli uomini di Jomo Gbomo, leader e portavoce del Mend, continuano a tenere viva l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica mondiale. A bordo di speed boat (piccole imbarcazioni di media velocità, dotate di armi automatiche, mitragliatrici leggere facilmente trasportabili), sempre con il viso coperto da passamontagna, i guerriglieri del Mend non sono più disposti ad accettare i diktat delle multinazionali dell'energia. La loro strategia è il sequestro dimostrativo: rapire e tenere sequestrati dipendenti delle imprese di estrazione per fare pressione politica sui rispettivi governi e tenere alta l'attenzione mondiale. Il sequestro di sei lavoratori (quattro italiani, un croato e un americano), operanti sulla piattaforma off-shore al largo dello stato di Bayelsa della compagnia statunitense Chevron, e liberati subito dopo l'insediamento del nuovo capo dello stato (liberazione a lungo preannunciata e ritardata solo per motivi tecnici, è la prova di questa strategia politica dei guerriglieri. "La scelta di Jonathan come vice-presidente della Nigeria è per noi priva di conseguenze (Goodluck Jonathan appartiene all'etnia Ijaw: gruppo linguistico e culturale di cui fa parte la maggioranza del gruppo armato) se non è accompagnata dall'accoglimento di tutte le condizioni che abbiamo già dato al governo nigeriano e alle compagnie petrolifere per garantire il ritorno della pace nel Delta del Niger", ha fatto sapere Gbomo raffreddando gli animi dei più ottimisti, che ha anche ammonito il nuovo governo: gli attacchi continueranno fino a raggiungere tutti gli scopi senza eccezione. I guerriglieri indipendentisti non sono disposti a fare sconti a nessuno e ritengono un insulto il tentativo delle compagnie petrolifere straniere di tentare di corrompere con grosse somme di denaro i carcerieri per ottenere la liberazione degli ostaggi.
"Il Mend combatte per il controllo totale del petrolio in tutto il delta del Niger in quanto la popolazione locale non ha mai ottenuto alcun vantaggio dalle notevoli ricchezze del sottosuolo", dice la BBC. Le prime sommosse popolari erano contro l'occupazione del suolo nigeriano da parte delle multinazionali del petrolio. Negli ultimi dieci anni, con il pieno consenso dei vari regimi al potere, le installazioni petrolifere hanno causato danni ambientali enormi aggravati dai pericoli dovuti a strutture fatiscenti, pericolose, tirate su e mantenute da personale delle aziende che hanno lavorato e lavorano in condizioni proibitive. Gli oleodotti che attraversano la regione del delta del Niger sono obsoleti e usurati. Le perdite sono frequentissime e i tentativi di risolvere il problema bruciando i residui dispersi sul terreno o lasciando che il petrolio versato finisca con il degradarsi al calore del sole hanno creato condizioni ambientali drammatiche: sul terreno si è formata una crosta sterile di un paio di metri che lo ha reso praticamente inutilizzabile. Le popolazioni che lì vivevano di agricoltura e di pastorizia hanno perduto tutto: terreni, lavoro e speranza. Pertanto il controllo del petrolio nigeriano appare l'unico strumento per riparare i danni conseguenti l'estrazione petrolifera e l'inquinamento.
Il Mend sembra essere un'organizzazione che non ha forme di comando di natura gerarchica, i cui leader sono dei portavoce piuttosto che dei capi militari. Ken Saro-Wiwa, intellettuale, drammaturgo e scrittore, sostenitore della non violenza, è stato l'attivista più famoso del Mend. Fu condannato a morte dal governo nigeriano (esecuzione avvenuta nel 1995), incastrato, sembra, con false accuse allo scopo di porre fine alla sua attività contraria agli interessi del governo e delle multinazionali. La sua azione è stata ripresa da altri che, meno fiduciosi nelle possibilità di successo di un'azione politica e non violenta, hanno cominciato ad opporre forti resistenze e ad organizzarsi per combattere quello che ritengono sia di fatto uno stato di schiavitù della loro gente. Questa azione ha raccolto forti consensi tra la popolazione, circa 20 milioni di persone , la maggior parte delle quali vivono in uno stato di totale povertà e degrado nonostante le enormi ricchezze di cui la Nigeria gode sia sopra che sotto il suo suolo.

 

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