Pubblicato su politicadomani Num 70/71 - Giu/Lug 2007

G8 2007, un altro nulla di fatto

 

I "Grandi" del mondo scelgono di non fare nulla. Tutto normale. Il vertice G8 di Heiligendamm, Germania, del 6-8 giugno è stato un altro flop. Il fatto è che senza sede, senza bilancio, senza uno staff che si occupi di preparare l'evento, l'incontro dei grandi si riduce a poco meno che una fiera delle vanità. Le speranze di riuscire a realizzare sia pure in minima parte gli obiettivi che si era proposto quando venne pensato sono pressoché zero.
Accelerare la cooperazione internazionale in campo commerciale e finanziario; rafforzare l'economia globale; promuovere la pace e la democrazia; prevenire e risolvere i conflitti. Su questi obiettivi generici sono tutti d'accordo. È sui modi che vi sono divisioni anche profonde e posizioni spesso inconciliabili.
Erano i primi anni '70, e il mondo era stato preso in contropiede dalla prima crisi petrolifera. Nel 1973 gli Stati Uniti avevano pensato di coinvolgere nel problema esperti statunitensi, europei e giapponesi (il "Library Group"). Fu la Francia a insistere perché vi fossero coinvolti i capi di Stato e di governo. Nacque così nel 1975 a Rambouillet, in Francia, il primo G6 (Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Giappone, Regno Unito), divenuto G7 l'anno successivo con l'ingresso del Canada e G8 nel summit del 1998 con l'ingresso della Russia.
Nel summit si fanno accordi e si definiscono obiettivi, ma il rispetto degli uni e il perseguimento degli altri dipende dalla volontà dei singoli. Detto in altri termini, è subordinato agli interessi dei singoli stati e personaggi che si incontrano. Essendo, poi, questi interessi (e anche personaggi) spesso in contrasto fra loro e non partecipando ai vertici i paesi che in molte delle questioni in discussione sono i diretti e principali protagonisti (clamorosa l'esclusione dell'America Latina, della Cina e dell'India) il fallimento e l'inutilità dei vertici appare lampante.
Nonostante ciò, ogni anno attorno al G8 si costruisce un "can-can mediatico" di tutto rilievo, con copertura stampa e televisiva da tutto il mondo. La preparazione dei discorsi, delle dichiarazioni, dei vertici unilaterali informali collegati all'evento, e perfino delle foto di gruppo impegnano per mesi lo staff dei singoli paesi. Al paese ospitante (a rotazione) spetta l'onere dell'ospitalità e dell'organizzazione della sicurezza, con il dispiegamento massiccio di forze dell'ordine, esercito, marina, chiusura dei cieli, blindatura del luogo previsto per l'incontro.
Altro inutile e costoso rituale è quello delle manifestazioni "contro" e del "controvertice" che puntualmente si tiene in una località vicina a quella blindata del vertice ufficiale. Un modo, questo, di manifestare il dissenso verso un evento caratterizzato da inutilità e arroganza; ma anche un modo per dare allo stesso una patente di importanza che non merita aumentandone la visibilità e l'eco nel mondo e sulla rete. Ha fatto storia il G8 del 2001 a Genova, dove le manifestazioni "contro" sono sfociate in violenza gratuita di cui la morte del giovane Giuliani è stata solo un episodio fra i tanti.
La mancanza di parità fra i grandi è un'altra caratteristica del G8: non esiste nessuna regola che lo imponga, ma gli Stati Uniti, in quanto nazione economicamente e politicamente dominante, fanno da leader del gruppo e condizionano il risultato del meeting.
Costoso, contestato, antidemocratico, inconcludente, inutile. Perché continuano a farlo?

mm

 

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