Pubblicato su politicadomani Num 70/71 - Giu/Lug 2007

Ascolta, emigrante, non guardare dal treno già pronto alla partenza: potrebbero scendere le tue calde lacrime vedendo il tuo paese scomparire tra il verde e l'azzurro. Pensa altri giorni più lieti, quando il tuo paese ti correrà incontro
L'emigrazione
Emigrare rimane sempre una profonda ferita nel cuore e nella carne di chi è costretto a lasciare il proprio paese per andare in un altro stato o anche soltanto al Nord

di Giobatta

L'emigrazione è il trapianto di un'annosa quercia dai campi sormontati dai cieli immacolati della montagna a quelli pieni di smog della città. Emigrazione vuol dire trauma, significa strappare il proprio passato, la propria identità, le proprie radici, significa lasciarsi alle spalle un mondo che si ama, che si conosce, per trapiantarsi in un altro diverso, a volte assai diverso, dove si è costretti ad essere uomini differenti. II Sud contadino va scomparendo e il pericolo è che ai vecchi valori storici e tradizionali si sostituiscono quelli dell'industria, della società dei consumi.
Uno dei problemi più scottanti dell'emigrazione è quello dei figli. "Sono sposato con una donna tedesca e uno dei miei figli va a scuola in Germania e i compagni lo chiamano il piccolo italiano; L'estate scorsa mio figlio venne in vacanza in Italia e i compagni lo chiamavano il piccolo tedesco; mi sono sentito porre questa domanda agghiacciante: papà, se in Germania sono il piccolo italiano e in Italia il piccolo tedesco, che cosa sono io?"
II divario Centro-Nord e Sud si misura soprattutto in termini di cultura.
II Sud fugge da se stesso da sempre, fuggono le energie migliori, emigrano braccia ma anche e soprattutto emigra cervello, quello degli elementi più vivi e preparati; la gente è sempre fuggita dal Sud, depauperandolo biologicamente e intellettualmente, disperdendosi e frantumandosi nelle strade, nei campi, nelle miniere, nelle fabbriche, nelle baracche, nelle cantine, nei tuguri delle Americhe, dell'Europa, del Centro-Nord.
La fuga, scrisse Corrado Alvaro, è il tema della vita calabrese. Quelli che restano si isolano e sono troppo deboli per infrangere la crosta secolare che strozza la società e per far scomparire il divario fra politica e cultura perché le difficoltà ambientali sono ancora coriacee, riescono ad opporsi al nuovo, lo insidiano, lo circuiscono, lo scolpiscono, lo stemperano, lo assorbono.
II grosso nodo del futuro, un compito immane che spetta soprattutto ai giovani è restare sul posto, non isolarsi, scontrarsi, battersi per l'affermazione dell'alternativa senza perdere d'occhio il cammino che compie la Cultura nel resto del vasto mondo.
II Mezzogiorno si è arricchito di case, di benessere, di consumi, di strade, di autostrade ma quando sarà costruito almeno un "viottolo " che permetterà all'emigrato il ritorno al luogo natio?

 

Homepage

 

   
Num 70/71 Giu/Lug 2007 | politicadomani.it