Pubblicato su politicadomani Num 68 - Aprile 2007

Il "terzo tempo"
Rugby, uno sport solare
È stata necessaria la vittoria della nazionale italiana ai mondiali di rugby per riscoprire uno sport competitivo dalle regole "cavalleresche"

di Giovanni Sanfilippo

Antico sport di origine inglese, venne praticato per la prima volta nel collegio di Rugby, dove una lapide ricorda la memoria del fondatore Williams Webbs Ellis.
Presto si diffuse anche ad Oxford ma è soltanto nel 1858 che si costituì il primo club, il Blackheat.
In Italia la tradizione rugbystica affonda le radici nel lontano 1890 e precisamente a Genova per merito della comunità inglese. Disciplina sportiva sempre ai margini, non ha mai goduto nel nostro paese di una particolare popolarità. Soltanto dopo le vittorie ottenute dalla nostra nazionale a febbraio e marzo di quest'anno negli incontri di Edimburgo contro la compagine scozzese prima e poi in un gremito stadio Flamino contro la rappresentativa gallese, il rugby sembra imporsi sempre più all'attenzione di molti come fenomeno culturale. Di fronte ad una grigia realtà quale quella del calcio, che ormai da decenni domina il panorama sportivo, ma non solo, del nostro paese è possibile porsi degli interrogativi da cui potranno scaturire delle riflessioni senz'altro costruttive. Potrà il rugby contribuire a promuovere una nuova etica nell'ambito delle competizioni agonistiche? Potrebbe aspirare ad essere il nuovo collante, insieme ad altri sport cosiddetti minori, con cui stimolare la conoscenza ed il dialogo con "l'altro" in una realtà difficile e ormai liberata da ogni forma di barriere, quale è la nostra? È noto come il rugby si contraddistingua per l'estrema sportività, a tal punto che per tutelare l'irrevocabilità delle decisioni dell'arbitro le ultime disposizioni emanate proibiscono ai capitani di far valere le loro ragioni nei confronti del direttore di gara. Niente di più lontano da quanto avviene nei campi di calcio, dove una sana competizione agonistica quale dovrebbe essere una partita, si trasforma in un campo di guerra in cui a dominare è il disprezzo dell'avversario. Per non parlare dei continui casi di cronaca che parlano di corruzioni, favori, e squallori di ogni genere.
Nel rugby tutto questo non accade: al termine della gara le squadre e tutti quelli che hanno partecipato all'incontro, compresi i tifosi, sono soliti trascorrere delle ore insieme in una piacevole conviviale, "il terzo tempo", dove le distanze geografiche si riducono all'insegna della fratellanza e della concordia.

 

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