Pubblicato su politicadomani Num 67 - Marzo 2007

Sicurezza e potere politico
I Servizi Segreti italiani
Intelligence made in Italy dall'unità d'Italia alla caduta del fascismo

di Alberto Foresi

Lo spionaggio è una delle risorse fondamentali di ogni realtà sociale e, in quanto tale, è presente in ogni entità politica organizzata su di un territorio. Dopo la caduta dell'Impero romano, che peraltro disponeva di un efficiente servizio informativo, a partire dall'età medievale, ogni compagine politica creatasi nella frammentazione dell'Italia in repubbliche, comuni, ducati, principati…, tutti si dotarono di adeguati strumenti volti allo spionaggio e al controspionaggio, incluso, ovviamente, lo Stato della Chiesa. Questo, di fatto, aveva suoi possibili agenti nelle vesti di preti, frati, monaci e pellegrini in ogni dove. Agenti che, attraverso la confessione, potevano venire a conoscenza di segreti anche i più remoti, i più abili dei quali si trovavano nelle varie stanze del potere e, grazie alla loro posizione e alle loro funzioni erano in grado di esercitare persino un controllo sulle coscienze. Una prerogativa che ben pochi servizi segreti hanno avuto nel corso di tutta la storia umana.
È tuttavia solo con l'unità nazionale che in Italia si pose il problema di creare dei veri e propri servizi segreti. La storia recente dei nostri servizi di sicurezza coincide quindi con quella dell'Italia unita.
Dopo l'unità d'Italia, caratterizzata in ambito militare dal controllo assoluto della Corona sull'Esercito e sulla Marina, il primo organo di polizia informativa nasce nel 1863 con la denominazione di Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore del Regio Esercito, sotto la guida del colonnello Edoardo Driquet. È un organo con competenze esclusivamente militari che tuttavia non sembrava brillare per efficienza, tanto che venne sciolto dopo le sconfitte di Custoza e di Lissa. L'Ufficio fu ricostituito solo nel 1890 con funzioni di polizia e di controspionaggio. Il comando fu affidato al colonnello dei Carabinieri Felice De Chaurand De Saint Eustache, nomina che sottolineava il carattere investigativo della struttura e lo stretto legame con la monarchia. I Reali Carabinieri erano già allora un'Arma con funzioni di polizia ed erano tradizionalmente fedelissimi del re. Nello stesso periodo fu anche costituito, nell'ambito del Ministero dell'Interno, l'Ufficio Riservato, con competenze più specificatamente legate alla sicurezza interna. È a questo punto che si crea in nuce la dicotomia che caratterizza ancora oggi i nostri servizi di sicurezza, divisi in un ramo militare, con competenze sulla sicurezza esterna e il controspionaggio (l'attuale SISMI) e in un ramo civile preposto alla sicurezza interna (l'attuale SISDE).
Con lo scoppio della prima guerra mondiale il panorama dei nostri servizi si complicò e a questi due organi si affiancarono altri servizi informativi dipendenti direttamente dai Ministeri della Guerra e della Marina. È proprio in questo periodo che l'Italia mette in atto la prima vera e propria operazione di intelligence in senso moderno. Il conflitto e il periodo immediatamente precedente l'inizio delle ostilità costituirono infatti il primo banco di prova dell'utilizzo da parte governativa di agenti di influenza, usati per spostare su posizioni interventiste l'opinione pubblica italiana, in parte legata a concezioni pacifiste di matrice cattolica e socialista. Per realizzare tale progetto furono assoldati scrittori, giornalisti, artisti e grafici con il compito di rinvigorire il tiepido fervore bellico e nazionalista degli italiani. E probabilmente non solo il governo italiano fu attivo in tale politica. È plausibile che anche il governo francese si sia adoperato in tal senso sul panorama politico italiano, sostenendo il movimento futurista e il suo leader Marinetti, allora attivo proprio a Parigi, per spingere l'Italia a rompere l'alleanza con la Prussia e l'Impero austro-ungarico e ad entrare in guerra a fianco della Francia.
Il progetto di costituire anche in Italia un servizio segreto propriamente detto, paragonabile ad analoghe strutture già esistenti nelle principali nazioni straniere, comincia a prendere piede negli anni immediatamente successivi la presa di potere del Fascismo e ne fu promotore lo stesso Mussolini. Nel 1927 fu ufficialmente costituito il SIM (Servizio Informazioni Militare) costituito da due branche, una offensiva, volta alla ricerca di informazioni, e una difensiva di controspionaggio. Nelle intenzioni del duce il SIM avrebbe dovuto rispondere direttamente al Presidente del Consiglio (cioè a lui medesimo) attraverso il tramite del Capo di Stato Maggiore della Difesa. Aspettativa che nei fatti rimase delusa a causa del legame istituzionale e ancor di più emotivo esistente tra il vertice militare e la monarchia. In pratica il controllo del SIM rimase nelle mani del re, che poteva contare anche su analoghi servizi nati o riorganizzati in quel periodo nell'ambito dell'Aeronautica e della Marina: il SIS, Servizio Informazioni Segrete del Ministero della Marina e il SIA, Servizio Informazioni dell'Aeronautica.
Insomma, partita in ritardo, l'Italia negli anni 20 e 30 dello scorso secolo sembra divenire un pullulare di servizi segreti: ad un SIM dello Stato Maggiore centrale si aggiunse presto un SIM facente capo al Regio Esercito ai quali, alla vigilia della seconda guerra mondiale, si aggiunse un ulteriore servizio dipendente dal Sottosegretariato per l'Esercito del Ministero della Guerra, il CCMSS (Centro di Controspionaggio Militare e Servizi Speciali). A tutti questi organismi vanno aggiunti la Polizia e i Carabinieri i quali, pur non rientrando propriamente nella categoria dei servizi segreti, avevano e hanno tuttora competenze istituzionali nell'ambito della sicurezza interna e, in senso lato, del controspionaggio.
Questo pullulare di servizi più o meno segreti si colloca all'interno di una situazione politica sempre piuttosto confusa. Prima una monarchia retriva e un regime che negli ultimi anni è stato tanto osteggiato quanto benevolmente accettato, e perfino amato quando era all'apice del suo (in parte effimero) splendore. Poi una Repubblica nata drammaticamente dal tracollo del Fascismo, cresciuta nel confuso ed ambiguo periodo della Guerra Fredda e mai divenuta adulta, come dimostrano le vicende politiche degli ultimi 15 anni di una sedicente II Repubblica sempre più agonizzante. L'ambiguità dello scenario politico internazionale della Guerra Fredda si rispecchia e si amplifica nella ambiguità della nostra politica interna: membro della Nato, il nostro paese è anche sede del più forte partito comunista d'Occidente. Un partito che è ambiguo a sua volta al suo interno, sempre in bilico fra un atteggiamento che è stato a lungo apertamente filosovietico e una tacita ed efficace politica di compromesso.

 

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