Pubblicato su politicadomani Num 67 - Marzo 2007

Il teatro come universo civile
Sa'dallah Wannus
"Il teatro non cambia una società, ma vi può contribuire". È uno dei più grandi scrittori di teatro arabo che lo dice

di Eleonora Catalli

Wannus nasce nel 1941 in Siria, in un piccolo centro affacciato sul Mediter-raneo. La sua prima formazione si svolge fra l'Accademia di Tartus, nei pressi del suo paese natale e l'Università del Cairo dove si laurea in giornalismo nel 1964. Fin dalla giovinezza la sua attività è molto intensa: nel 1965 lavora presso il giornale al-Ba th, è impiegato al Ministero della Cultura e segretario di redazione della rivista al-Ma rifa. Nel 1966 una borsa di studio gli permette di recarsi a Parigi per frequentare l'Institut d'Etudes Théatrales de la Sorbonne. È allievo di Jean Marie Serrau e collabora con il gruppo teatrale del Grenier de Toulose. In questo periodo si avvicina al teatro europeo e alle sue tecniche innovative: Brecht e Pirandello diventano presto i suoi ispiratori. Il suo soggiorno dura due anni dopo i quali decide di tornare in Siria per dedicarsi alla sua attività di drammaturgo, ritenendo la sua attività sensata solo nel proprio paese. In un'intervista rilasciata da Monica Ruocco nel 1993 afferma: "Sono partito per la Francia con una borsa di studio, ma non ho mai pensato di viverci a lungo. Credevo, e sono tuttora convinto che il mio lavoro abbia un senso solo nel mio paese e che partire non sia una soluzione". Nel corso della sua vita ebbe comunque modo di fare altri viaggi in Europa. Il suo ritorno in Siria negli anni Settanta coincide con il movimento di rinnovamento culturale che attraversa il teatro arabo e che mira a un teatro più presente nella vita sociale. Wannus vi partecipa attivamente con la fondazione della compagnia teatrale Firqat al-masrah. La sua attività è frenetica: dirige la rivista per bambini Usama e La vita teatrale; gestisce il teatro al-Qabbani di Damasco; insegna storia della drammaturgia all'Istituto di Arti Drammatiche.
La prima fase della sua produzione teatrale è collocabile tra il 1963 e il 1967. Le opere di questo periodo sono state avvicinate a quelle dell'egiziano Tawfiq al-Hakim che intorno agli anni Cinquanta si fa promotore di un teatro celebrale o intellettuale, in cui l'azione è estremamente statica e i personaggi - per usare le parole di Allen Roger - si scambiano le idee in una sorta di "tennis intellettuale". In “Un cadavere sul marciapiede”, opera di questo periodo, non c'è azione e i personaggi hanno una natura simbolica enfatizzata dall'uso di nomi corrispondenti al loro status sociale.
Il 1967, anno della bruciante sconfitta dei paesi arabi nella "guerra dei sei giorni", segna una svolta nella produzione di Wannus che, come molti altri, rivolge lo sguardo alla realtà sociale e ai mutamenti politici. Lo scopo diventa diffondere negli spettatori una più profonda e responsabile consapevolezza della situazione storico-politica. L'opera che segna il cambiamento è Serata di gala per il cinque giugno. Scritta e pubblicata dalla rivista al-Ma rifa l'anno successivo la guerra, ne rievoca direttamente gli avvenimenti attraverso un uso sapiente della tecnica del teatro nel teatro. Wannus contrappone al teatro tradizionale, il suo teatro sperimentale. Nel primo, gli attori sono fantocci mossi da un'autorità repressiva e il pubblico, rassegnato e passivo, è la vittima della sua politica demagogica. Nel secondo, gli attori interagiscono con il pubblico attraverso un dialogo che ha come obiettivo l'assunzione di un ruolo responsabile e attivo nella società. "Il teatro, nella sua essenza, è l'universo civile nel quale lo spettatore libero dialoga attraverso una rappresentazione artistica con una delle tante immagini della condizione umana" afferma l'autore nella stessa intervista con Monica Ruocco. La teorizzazione di queste idee arriva nel 1970 con il saggio "Manifesti per un nuovo teatro arabo". Il teatro deve rivolgersi al pubblico, soprattutto alla parte più sfruttata della popolazione. Wannus definisce il suo teatro un teatro di politicizzazione: il teatro non deve semplicemente presentare la politica ma deve politicizzare il pubblico rendendolo protagonista della scena in un dialogo che unisce attori e pubblico. L'autore afferma nel 1987: "Una rappresentazione non è finita quando si è chiuso il sipario, ma dovrebbe continuare negli animi degli spettatori e tradursi nelle loro azioni. Certamente il teatro non cambia una società, come qualsiasi altra forma artistica, ma vi può contribuire".
Le opere seguenti affrontano molti temi, sfaccettature di una poliedrica società. In "L'elefante, o re del tempo" (1971) Wannus presenta il dramma di una popolazione sopraffatta dalla povertà e dall'ignoranza, dalla paura di un governo oppressore e tiranno che controlla e limita la libertà dei cittadini. L'emblema del sopruso è l'elefante del re che semina morte e distruzione. Evidenti sono le allusioni alla situazione politica siriana: l'elefante è l'esercito che controlla, in maniera sempre maggiore, la vita dei cittadini. In "Una serata con Abu Khalil al-Qabbani" (1972) Wannus utilizza ancora una volta la tecnica del teatro nel teatro. Questa volta è la mancanza di libertà d'espressione artistica ad essere sulla scena. Wannus sembra quasi ricordare la propria esperienza personale: nel 1978 fu vittima della censura siriana che ha vietato la pubblicazione delle sue opere. Il suo impegno continua ne Il re è il re, focalizzato sulla necessità di una rivoluzione proveniente dal basso. Ispirato a un racconto delle Mille e una notte, l'opera si presenta nella forma di un gioco in cui il limite fra realtà e illusione è quasi impercettibile, il pubblico non deve mai dimenticare di assistere a una rappresentazione. Ne "Lo stupro" (1989) Wannus riprende nuovamente in esame il nodo della regione medio orientale, la questione palestinese e i dolori quotidianamente affrontati dalla popolazione nei territori occupati. Wannus, pur mantenendo una visione pessimistica lascia aperta la possibilità di un dialogo con Israele. In "Miniature di storia" (1994) l'autore cerca di definire il ruolo dell'intellettuale scisso dal conflitto tra etica personale e potere, l'intellettuale deve svincolarsi dall'autorità e denunciare la realtà sociale. Alcuni anni di silenzio precedono la pubblicazione de "I giorni ebbri", opera che conclude il percorso artistico del drammaturgo precedendone di poco la prematura morte nel maggio del 1997.

 

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