Pubblicato su politicadomani Num 67 - Marzo 2007

Inchiesta UE
Pari opportunità per le donne
Il 40 per cento degli europei ritiene che ci sia nel proprio paese una grave discriminazione nei confronti delle donne. Il 77 per cento ritiene che le donne debbano ricoprire ruoli di responsabilità

di Maria Mezzina

L'Unione ha dichiarato il 2007 l'anno europeo delle pari opportunità. Evidentemente ce n'era bisogno. In genere quando si parla di pari opportunità (negate) si va subito con la mente alle discriminazioni fra uomini e donne. Ma non si tratta solo di questo. Nel mondo occidentale qualsiasi discriminazione fondata sulla razza o sull'origine etnica, sull'orientamento sessuale, sulla religione, sulle convinzioni personali, sull'handicap, sull'età, sul genere maschile o femminile, è illegale. Non basta però dichiarare un comportamento sbagliato per legge: occorre sradicarlo dalla vita quotidiana e dalla mente della gente perché esso sia veramente percepito come illegale. È questo che ci si propone a livello europeo: puntare l'attenzione della gente e dei media su quei diritti e quelle opportunità che sono alla base del vivere civile di una comunità e sono fondamentali per la serena esistenza dei singoli.
Da un'inchiesta condotta dall'UE (Commissione Europea, Special Eurobarometer, "Discrimination in the European Union", Gennaio 2007) risulta che oltre la metà dei cittadini europei ritengono che una qualche forma di discriminazione nei confronti dei gruppi sopra citati sia molto diffusa nel proprio paese. In particolare il 64% ritiene diffusa la discriminazione basata sull'origine etnica, il 53% quella che colpisce i disabili, il 50% quella dovuta agli orientamenti sessuali, il 46% quella che colpisce giovani e anziani, il 44% quella collegata alle credenze religiose, il 40% ritiene diffusa la discriminazione sulle donne.
In questo mese di marzo, dove con il gesto gentile dell'offerta di un ramoscello di mimosa si vuole riconoscere il ruolo della donna nella società, puntiamo l'attenzione sulla discriminazione femminile. Ricordiamo allora che in tutta l'Europa, a parità di lavoro, il salario di una donna è in media il 15% in meno di quello di un suo collega maschio; che solo il 25% dei membri del Parlamento europeo è donna, nonostante la popolazione femminile superi quella maschile (una percentuale che in Italia cade al 15%); e che l'essere donna e occuparsi della famiglia diventa un ostacolo per la carriera lavorativa e professionale di una lavoratrice. È illuminante a questo proposito lo studio sulla disoccupazione femminile a pagina 4 del presente inserto.
I cittadini europei ritengono in larga maggioranza (77%) che occorrono più donne in posizioni di responsabilità e più donne manager (72%). Un riconoscimento di valore, questo, nei confronti delle donne che sembra sottintendere perfino una diffusa consapevolezza della maggiore capacità che hanno le donne rispetto agli uomini di saper interpretare e di sapersi muovere con disinvoltura in situazioni nelle quali intervengono fattori umani complessi.
Nonostante questo, però, la percezione del valore di sé che hanno le donne è ancora piuttosto bassa. Risulta infatti che solo un terzo (31%) dei cittadini europei vittime di qualche discriminazione è consapevole di esserlo e conosce i suoi diritti. È indicativa la recente pubblicità-progresso che invita le donne a ribellarsi e a denunciare chi commette violenza su di loro: una giovane donna su un mezzo pubblico, con un occhio vistosamente tumefatto, andando probabilmente al lavoro, sta inventando per gli altri - e forse anche per se stessa - una ragione qualsiasi che giustifichi i segni della violenza.
Eppure esiste nelle donne una tale capacità di resistenza e di opposizione alla violenza - nella quotidianità con cui vivono questa loro guerra contro la violenza, contro tutte le violenze: da quella diretta contro le loro persone, alla violenza della guerra, alla violenza della mafia, come racconta Nando dalla Chiesa nel suo "Le ribelli" - da diventare esse stesse l'emblema del riscatto e della speranza dell'intera umanità.

 

Homepage

 

   
Num 67 Marzo 2007 | politicadomani.it