Pubblicato su politicadomani Num 67 - Marzo 2007

Intelligence durante il Fascismo
La Milizia del Duce
Con le Forze Armate, i Carabinieri e la Polizia fedeli alla Monarchia e poco propensi ad una deriva totalitaria, il fascismo fu costretto a creare una propria struttura di controllo interno e di repressione del dissenso

di Alberto Foresi

Nonostante i suoi tentativi il Duce non riuscì a porre sotto il suo diretto controllo il SIM, un'ambizione che gli rimarrà sempre preclusa, come anche la velleità di assoggettare al regime le Forze Armate e i Carabinieri, entrambi intimamente legati alla monarchia e non troppo ben disposti nei confronti del Fascismo.
Il Fascismo creò allora, come tutti i regimi autoritari, proprie strutture per il controllo e la repressione politica interna. Prima di tutto la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, costituita per inquadrare in una struttura gerarchicamente organizzata i militanti delle squadre d'azione, ed evitare così pericolose derive anarchico-rivoluzionarie o incontrollate azioni violente. Per determinarne l'organizzazione Mussolini istituì una specifica commissione, di cui facevano parte anche i quadrumviri Emilio De Bono e Italo Balbo. Alla fine venne approvato un progetto che prevedeva la formazione e l'organizzazione di un corpo di volontari, di età compresa tra 17 e 50 anni, inquadrato nell'esercito nazionale mediante regolare reclutamento. L'approvazione finale si ebbe con un Regio Decreto emanato il 14 gennaio 1923, che prevedeva tuttavia, in caso di mobilitazione, l'assorbimento della Milizia nei ranghi del Regio Esercito e della Regia Marina. La Milizia fu di fatto creata il 1 febbraio dello stesso anno quale "Guardia armata della rivoluzione al servizio di Dio e della Patria".
La Milizia era sottoposta direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; il duce ne era capo, oltre che in qualità di Presidente del Consiglio, anche come comandante generale con il grado di Primo Caporale d'Onore. Ispirandosi alla tradizione romana, la Milizia fu organizzata sul territorio in Legioni, ognuna delle quali formata da tre centurie; ogni centuria era formata da tre manipoli ed ogni manipolo da tre squadre.
Nonostante l'apparenza più folkloristica che bellicosa - alla Milizia competevano, fra l'altro, l'educazione paramilitare della gioventù e mansioni di soccorso in caso di calamità, quasi antenata dell'odierna protezione civile - essa fu anche impiegata in missioni propriamente militari. Partecipò alla campagna d'Etiopia del 1935-36, alla guerra civile spagnola fra il 1936 e il 1939 e al secondo conflitto mondiale. Con la caduta del Fascismo nel 1943, parte della Milizia fu assorbita nei ranghi dell'Esercito italiano badogliano, parte aderì alla RSI (Repubblica sociale Italiana), nella quale i suoi componenti, oltre che nell'Esercito, furono assorbiti nella Guardia Nazionale Repubblicana.
Come risulta evidente dallo stesso Regio Decreto che ne sanciva l'istituzione, Mussolini da una parte tentò di crearsi una propria forza armata, dall'altra, forse già progettando la costituzionalizzazione del regime, non volle nei fatti creare un corpo realmente contrapposto alle regie forze armate. Tale tendenza risulta ancora più evidente nel successivo Regio Decreto del 4 agosto 1924, con il quale la Milizia venne dichiarata Forza Armata dello Stato, dipendente dal Ministero della Guerra, dal Regio Esercito e dalla Regia Marina. I suoi componenti, come tutti gli altri militari, erano pertanto tenuti a prestare giuramento di fedeltà al re ed erano sottoposti alle stesse disposizioni disciplinari e penali dei membri del Regio Esercito. Queste decisioni non mancarono di destare proteste fra i gerarchi dall'animo più movimentista e rivoluzionario, nonostante il duce mantenesse comunque il comando della Milizia quale Comandante Generale.
Nell'ambito della repressione politica interna la Milizia ebbe un ruolo sostanzialmente secondario, a parte le spedizioni punitive e sporadici atti di violenza. Era infatti un'organizzazione ostentatamente visibile che poco si confaceva alla riservatezza che caratterizza i servizi segreti.
Il controllo degli oppositori politici e la loro repressione fu affidata ad un'altra organizzazione opportunamente creata dal Fascismo, ben più riservata della Milizia e dai contorni non ben definiti: l'OVRA, sigla mai chiarita che dovrebbe significare "Organizzazione per la Vigilanza e la Repressione dell'Antifascismo". Questa struttura fu istituita nel 1927 come Ispettorato speciale di polizia, organo esecutivo della neonata Divisione di Polizia politica con il fine di prevenire e reprimere l'attività sovversiva, in particolare quella comunista
Il primo direttore della Divisione Polizia politica fu Ernesto Gulì (dal 1926 al 1929), seguito da Michelangelo Di Stefano (1929-38) e, infine, da Guido Leto (1938-1945). L'Ispettorato speciale assunse il nome di OVRA solo nel dicembre del 1930, all'atto degli arresti degli antifascisti del movimento milanese "Giustizia e Libertà". Dal punto di vista operativo, l'OVRA creò in Italia, ma anche all'estero, una fitta rete di informatori e delatori con lo scopo di reperire ogni genere di notizie su qualsiasi tipo di attività antifascista. In questa attività prevalentemente informativa essa agiva in stretta collaborazione con il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato che affiancava la magistratura ordinaria nel giudizio dei reati di natura politica. A differenza della Milizia, l'OVRA, rinunciando ovviamente al nome, non cessò le sue attività con la caduta del Fascismo. Badoglio lasciò a capo della Divisione polizia politica lo stesso Guido Leto che l'aveva diretta sotto il regime. Con la fine della guerra ci fu un parziale processo volto all'accertamento di quanto l'OVRA aveva compiuto, che si risolse con la pubblicazione di un elenco ampiamente depurato di collaboratori. Lo stesso Leto fu contattato nel 1945 dai servizi segreti americani tramite un giovanissimo funzionario di polizia, destinato ad una brillante carriera negli apparati di sicurezza della nuova repubblica democratica italiana: Federico Umberto D'Amato, il futuro capo dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno. Il pericolo comunista interno e gli albori della guerra fredda sullo scenario internazionale inducono a ritenere che parte della struttura informativa non sia stata realmente disciolta, bensì inserita in nuovi quadri ed utilizzata nel nuovo contesto politico che si andava allora delineando.

 

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