Pubblicato su politicadomani Num 67 - Marzo 2007

DSC
Non un'ideologia né una terza via
Significato e contenuto della morale sociale secondo la Dottrina della Chiesa

di Massimo Giovedi

La morale sociale si inserisce all'interno dei quadri della cosiddetta "morale concreta" (denominata anche "speciale" o "di settore"). La morale concreta è la parte della sintesi teologico-morale nella quale si sottopongono a riflessione i problemi concreti e diversificati dell'impegno etico dei cristiani. Essa ha il compito di riflettere sulle opzioni etiche che fanno la loro apparizione entro l'orizzonte della società. Il teologo moralista Luego ammoniva all'inizio del suo trattato:
"tractatus hic primum locum obtinetinter omnes materias morales".1
Anche se il Concilio Vaticano II non ha preteso proporre un'esposizione sistematica della morale sociale, offre tuttavia le sue prospettive per organizzare i contenuti dell'etica sociale, e ciò particolarmente nella seconda parte della costituzione Gaudium et spes, che costituisce un vero "trattato di valori"2 sulla vita familiare, culturale, economica, sociale, politica, internazionale.
Il Magistero ecclesiale, ed in particolare due encicliche di Giovanni Paolo II3 offrono alcune opzioni metodologiche in rapporto diretto alla dottrina sociale:
La morale sociale è un elemento integrante della missione evangelizzatrice della Chiesa. La riflessione teologico-morale sociale è uno strumento di cui la Chiesa, "esperta in umanità"4, si serve per realizzare la sua missione.
La morale sociale non è un'ideologia né una terza via. Analogamente alla dottrina sociale della Chiesa, la morale sociale cristiana "non è una "terza via" tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibilità alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé. Non è neppure un'ideologia, ma l'accurata formulazione dei risultati di un'attenta riflessione sulle complesse realtà dell'esistenza dell'uomo nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell'insegnamento del Vangelo sull'uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano".5
Lo statuto epistemologico è proprio della morale sociale. In quanto parte della teologia, la morale sociale coniuga le evidenze della fede con i dati delle scienze umane allo scopo di dirigere i comportamenti per trasformare con coerenza la realtà umana. È l'introduzione di una nuova categoria mediatrice, "i segni dei tempi": la dottrina sociale della Chiesa "si va articolando nella misura in cui la Chiesa, nella pienezza della Parola rivelata da Gesù Cristo e mediante l'assistenza dello Spirito Santo, legge i fatti a seconda che si svolgono nel corso della storia".6
La morale sociale cristiana segna, attraverso i suoi interventi7, una nuova frontiera per l'etica sociale cristiana ove integrano in modo forte i seguenti elementi:
- Contesto mondiale dei problemi;
- Sensibilità verso i valori emergenti come il pacifismo, l'ecologia, l'egualitarismo, ecc;
- Analisi e soluzione strutturali dei problemi: il mutamento delle persone comporta il mutamento delle strutture quando queste sono ingiuste;
- Temperamento profetico e atteggiamento realista: l'etica sociale cristiana propone un ethos radicale (per esempio, critica radicale al liberalismo economico e al collettivismo marxista e proposta di un'alternativa ideale), ma sa anche coniugare la ricerca di soluzioni realiste;
- L'onnipresente opzione preferenziale per il povero trasforma l'etica sociale cristiana in un discorso e in una prassi di carattere liberatore.

__________________
1 LUEGO, De Justitia et Jure.
Disputationes scholastiae et morales, Paris 1793; V, 541 (trad. "Il trattato s'impone in primo luogo per ogni materia morale”).
2 Cfr. PH. DELHAYE, L'apporto del Vaticano II alla teologia morale, Concilium 5 (1972) 91.
3 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 41: AAS 80 (1988) 570-572; GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Centesimus annus: AAS 83 (1991) 860;
4 PAOLO VI, Lett. enc. Populorum progressio, 13: AAS 59 (1967) 264.
5 GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 41.
6 Ibidem, 1.
7 I principali documenti sociali dei papi e del Concilio Vaticano II sono: LEONE XIII, Rerum novarum (1891), seguito da cinque pontefici che hanno insistito nel commentare questo documento: PIO XI, Quadragesimo anno (1931); PIO XII nel 1941 con il discorso di pentecoste; GIOVANNI XXIII, Mater et Magistra (1961); PAOLO VI, Octogesima adveniens (1971); GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus (1991). Poi ancora le encicliche: PAOLO VI, Popolorum progressio (1967); CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes (1965); GIOVANNI PAOLO II, Laborem exercens (1981) e la Sollicitudo rei socialis (1987) per commemorare il ventesimo anniversario della Populorum progressio.

 

Homepage

 

   
Num 67 Marzo 2007 | politicadomani.it