Pubblicato su politicadomani Num 66 - Febbraio 2007

Anche i poveri hanno diritti
Il volontariato e le sue radici cattoliche
"La Parrocchia deve cercare se stessa fuori da se stessa" (Caritas, Roma 1995)

di Massimo Giovedi

In base al principio di aiutare i poveri nei loro bisogni e di provvedere alle necessità dell'altro nella misura in cui si vorrebbe che ciò fosse fatto per se stessi, si deve al Cristianesimo l'istituzione del primo sistema di assistenza sociale applicata su larga scala, sebbene negli stati di necessità, più che imposta come dovere, sia basata sulla raccomandazione di far del bene senza che ad esso si riferisca un diritto sicuramente esigibile da parte dei poveri e degli infelici.
Esempi di tale opera di volontariato, nati in seno al Cristianesimo, sono tutte le attività della Chiesa che nel primo millennio, e poi specialmente nel medioevo, si prodigano in favore di quella parte della società più bisognosa di assistenza.
A sorreggere tale spirito è l'Agape in Cristo, che vuole nell'atto caritativo ci sia l'impegno ad accettare la malattia e la sofferenza e che il soccorso al prossimo venga compiuto per lenire e curare le piaghe altrui.
Secondo l'ispirazione del precetto cristiano che vuole l'uomo impegnato nella pratica della carità, sorgono inoltre nuovi enti assistenziali, lebbrosari, brefotrofi, etc. La stessa Chiesa, che nel XI e nel XII secolo esercita un evidente potere temporale, oltre che spirituale, dà quindi con il Magistero un carattere ufficialmente legislativo a tali iniziative, emanando approvazioni pontificie, bolle, chirografi, brevi, etc. e contribuendo a costituire una prima reale forma di "diritto ospedaliero".
Congregazioni religiose sorgono copiose nel XVIII sec., intorno ad esse si attua operosa l'azione caritativa anche da parte di numerosi laici. Tutte presentano un aspetto che le distingue dalle precedenti: non si segregano dal mondo per una comunione più intima a Cristo nel silenzio e nella preghiera; non assumono nemmeno come compito principale la predicazione o l'istruzione; precipuo motivo del loro sapere è invece la cura materiale e morale dei fanciulli, l'elevazione dei poveri ed il sollievo degli afflitti. Accanto al rinnovamento ospedaliero fiorisce, infatti, tutta un'attività volta al soccorso sociale d'individui bisognosi d'assistenza e di cura, valorose opere di carità che, soprattutto nelle zone più "dimenticate" della nostra Italia, cercano di superare i disagi sociali tentando di affrancare dalle sofferenze e dalla miseria le popolazioni più bisognose.
Papa Leone XIII, nella "Rerum Novarum" (15 maggio 1893), tratta delle condizioni degli operai e prospetta la necessità di un nuovo ordine sociale nel quale gli interessi spirituali e temporali possano trovare una difesa ed una protezione non solo nel caso di evenienze straordinarie, come crisi d'industrie, ma anche in circostanze come l'infermità, l'infortunio, la vecchiaia.
In Italia, il volontariato laico cattolico ha sempre svolto un importante ruolo nel campo dell'assistenza sociale e sanitaria, in particolare un compito sostenuto "…dalla concezione cristiana che obbliga chi può, di dare con amore e che riconosce a chi non può il diritto di ricevere dai suoi simili ciò di cui necessita".
Certo è, che, da un determinato momento storico in poi, identificabile con l'ideologia contestativo-rivendicativa delle frange giovanili del '68, il volontariato cattolico si è incontrato, con tale impulso sociale, col rinnovamento e col cambiamento, rendendosi concreto in numerosissime iniziative di movimenti ecclesiali ed associazioni non sempre incentrati nelle parrocchie e nelle diocesi, oltre a quello "esercito" di volontari costituito dalle presenze cristiane operante all'interno della Caritas. Quest'ultimo organismo è stato istituito il 2 luglio 1971 con decreto della Conferenza dei Vescovi Italiani (C.E.I.) ma è pienamente attivo solo dal 1975, in sostituzione della Pontificia Opera di Assistenza (P.O.A.). Il nuovo organismo è nato proprio "per fornire alle chiese locali il supporto della vita di carità" e costituire, soprattutto nella persona del vescovo, un indispensabile ed importante punto di riferimento ed appoggio.
Ancora oggi, come nel passato, si pone però l'esigenza di un'armonica intesa tra tali forme di volontariato, di matrice squisitamente cristiana, e una realtà sociale complessa e a volte contraddittoria, che spesso vuole essere prioritariamente "politica", creando così evidenti difficoltà di "incontro" con il proposito innanzi tutto morale di chi si muove per aiutare.
Nello stesso tempo per il laicato cattolico, cosciente dei propri riferimenti storici e culturali, è attuale la necessità di un maggiore "riappropriamento" della sua funzione alla luce della presente situazione sociale del Paese che vede settori di assistenza ancora non sufficientemente soddisfatti, ma che esigono interventi precisi e guidati. È importante, quindi, che le varie iniziative di volontariato, pur nella implicita autonomia del loro operato, partecipino sempre più un'identità di propositi che solo un assiduo collegamento ed un'estesa partecipazione alle numerose esperienze possono assicurare, esperienze che sono elementi di confronto e dialogo con le stesse istituzioni pubbliche.
Il funzionamento nelle organizzazioni volontarie è la condizione pregiudiziale perché esse possono sopravvivere, restando escluso così ogni altro interesse. In queste, infatti, è in molti casi possibile riconoscere anche un maggior senso di responsabilizzazione, relativamente al tipo di compito che implicano, ed ad un maggior scambio d'idee ("comunicazione" dunque) tra gli associati, proprio perché minore è il fenomeno della "burocratizzazione" e della "passività" nei rapporti tra i volontari.
Un organismo volontario, per il raggiungimento dei suoi fini statutari, tende alla piena utilizzazione delle "qualità" dei volontari, promuovendo sia un generale processo di valorizzazione della persona e delle sue capacità, sia la ricerca e l'espressione delle sue "attitudini".
L'azione del volontariato, quindi, può utilmente affermarsi nel coadiuvare alla progressiva formazione di una più sentita coscienza sociale e nello svolgimento di un'opera di divulgazione delle finalità istituzionali, dei vari problemi e delle relative necessità; opera di informazione, dunque, di chiarimento, d'avvicinamento, di integrazione psicologica: caratteri, questi, che, arricchendo il sistema stesso di una maggiore partecipazione e spesso qualificazione, possono contribuire a determinare un più profondo avvicinamento della popolazione protetta al programma finalistico delle istituzioni di tutela.

 

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