Pubblicato su politicadomani Num 66 - Febbraio 2007

Le responsabilità
Il ruolo della Francia
"In quei Paesi là un genocidio non è troppo importante" (François Mitterand)

di F.S.

È stato il generale Habyari-mana a chiamare la Francia in soccorso quando i ribelli tutsi del Fronte patriottico ruandese (FPR) hanno scatenato un'offensiva, il 1 ottobre del '90, dal vicino Uganda. La Francia invia il primo contingente "Noroît", per proteggere la comunità francese. Sei mesi più tardi invia un reparto di assistenza militare e di istruttori (Dami). L'aiuto finanziario francese si triplica in tre anni, per raggiungere nel 1993 circa 230 milioni di franchi. Una parte degli effettivi delle forze armate ruandesi (FAR), che passano dai 5.200 uomini nell'ottobre 1990 ai 50.000 nella metà del 1992, è formata da istruttori francesi. Dal 1 gennaio 1992 il colonnello Chollet, capo del Dami, diventa consigliere sia del Presidente della Repubblica che del Capo di Stato Maggiore dell'esercito ruandese. Nel febbraio 1993 il capitano Paul Barril è reclutato dal ministro ruandese della Difesa per formare un'unità scelta. Testimoni vedono soldati francesi controllare documenti d'identità alle porte di Kigali. "I soldati francesi armarono e addestrarono l'esercito ruandese e le milizie Interahamwe", così testimoniano due ex-soldati ruandesi dinanzi alla Commissione nazionale indipendente nel dicembre 2006. Il 4 agosto 1993, con la conclusione degli accordi di Arusha, vengono ritirate le forze del Noroît e del Dami. Il 6 aprile 1994, il giorno in cui si scatena il genocidio, in Ruanda restano 24 assistenti militari tecnici francesi con uniforme ruandese. E il capitano Paul Barril, che non verrà ascoltato dalla missione parlamentare francese.
La Francia conduce un'operazione di evacuazione dei cittadini stranieri; con loro c'è anche Agate Habyarimana, vedova del presidente ruandese. La giustizia ruandese ha chiesto l'11 gennaio scorso l'arresto della donna per aver pianificato il genocidio.
Il 27 aprile del '94, Jérôme Bicamumpaka, ministro degli Affari esteri del "Governo interinale ruandese", responsabile del genocidio, è ricevuto all'Eliseo, al Quai d'Orsay e, pare, a Palazzo Matignon: sedi della repubblica Francese. La Francia pare non premere sul governo ruandese per arrestare del genocidio. Il 16 giugno 1994 Alain Juppé, ministro degli Affari esteri, parla di "genocidio" nel Ruanda e dopo una settimana le truppe francesi dell'operazione Turquoise entrano nel Ruanda. Dalle testimonianze risulta che la "zona umanitaria sicura" servì come rifugio ai responsabili del genocidio.
"Come un buon numero di decisori francesi, Mitterrand pensava che la Francia doveva continuare a intrattenere solidi legami con i suoi alleati africani, per conservare il suo prestigio internazionale. Simili alleati erano per definizione quelli francofoni. Sostenere il Ruanda permetteva non soltanto di avere la meglio sul Belgio (l'ex potenza coloniale), ma anche di dare un colpo agli anglosassoni, che si supponeva sostenessero il FRP, ampiamente anglofono"; è quetsa la tesi sostenuta da Human Rights Watch e dalla Fédération internationale des droits de l'homme nel loro rapporto di riferimento Aucun témoin ne doit survivre (Nessun testimone deve sopravvivere).
"Tuttavia il piccolo Ruanda aveva importanza strategica nei confronti dello Zaire in crisi, prioritario per la Francia. Nell'estate del 1994 François Mitterrand avrebbe detto a un suo parente: "In quei Paesi là un genocidio non è troppo importante", afferma il giornale francese on-line "le croix".
Intanto nel novembre scorso il giudice francese Jean-Louis Brughiere ha emesso dei mandati di cattura internazionali contro nove stretti collaboratori del presidente ruandese Paul Kagame; il quale peròche afferma: "Vogliono fare come in Costa d'Avorio, e si è visto come è finito: dovrebbero smetterla di intervenire negli affari africani", e condanna la Francia per l'appoggio logistico e militare offerto ai governi di Ciad e Repubblica Centrafricana per far fronte ai recenti attacchi di gruppi ribelli.

 

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