Pubblicato su politicadomani Num 66 - Febbraio 2007

Massacri di Stato
Le responsabilità della comunità internazionale
Sulle guerre e i massacri dell'Africa pesano le responsabilità passate e le presenti smanie di supremazia dell'occidente

di P. Giulio Albanese

Le responsabilità politiche ricadono certamente sulle leadership locali, violente e corrotte, ma anche sulle omissioni e inadempienze delle Nazioni Unite, il cui Consiglio di Sicurezza fu drammaticamente condizionato dalle rivalità tra Francia e Stati Uniti. D'altronde, se Kagame riuscì a conquistare il potere fu proprio grazie all'appoggio di Washington il cui obiettivo era quello di strappare a Parigi l'egemonia che da tempo deteneva sulla regione centrafricana, ricca di inestimabili risorse minerarie. Va ricordato che il numero uno del Fpr (Fronte popolare ruandese), dopo aver combattuto al fianco del presidente ugandese Yoweri Museveni col grado di maggiore, affinò, alla fine degli anni '80, le sue competenze belliche oltreoceano, presso la scuola del comando e dello stato maggiore Usa a Forth Leavenworth.
Ecco perché non è lecito giudicare la storia con i discorsi di circostanza, pensando che certi crimini rimangano impuniti, a partire proprio dalla verità sulla morte di Habyarimana. Secondo Christophe Hakizabera, ex esponente di spicco del Fpr, la decisione di uccidere Habyarimana fu presa a Bobo Dioulasso in Burkina Faso nel marzo 1994, alla presenza di Kagame. Il piano fu prontamente notificato ai tutsi residenti in Rwanda, i quali misero in guardia Kagame sulle sue disastrose conseguenze, prevedendo un costo elevatissimo in vite umane. In una lettera alla Commissione dell'Onu incaricata di condurre un'inchiesta sulle responsabilità delle Nazioni Unite nel dramma ruandese, Hakizabera affermò che Kagame contava su una vittoria militare lampo, prevedendo la presa di Kigali in tre giorni e la limitazione delle perdite in vite umane a 500. Sempre secondo la stessa fonte, riportata integralmente nel numero del dicembre 1999 del mensile saveriano "Missione Oggi", "per il Fpr contavano solo i tutsi della diaspora, mentre gran parte dei tutsi dell'interno del Paese erano ritenuti tra quelli coinvolti dalla corruzione del regime di Habyarimana. (…) Kagame si è servito delle loro disgrazie per far legittimare il proprio colpo di Stato dalle forze straniere e dall'Onu stessa".
Non è un dato irrilevante il siluramento del procuratore Carla del Ponte, del Tribunale penale internazionale per il Rwanda, avvenuto nell'ottobre del 2003. Il giudice elvetico, secondo un principio di equità, intendeva far luce anche sulle responsabilità nel genocidio dell'attuale classe dirigente ruandese. Ma Kagame ha ottenuto la sua rimozione, grazie soprattutto all'appoggio del Dipartimento di Stato Usa [...].

 

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