Pubblicato su politicadomani Num 66 - Febbraio 2007

Lavoro e diritti
Maggiori tutele per i collaboratori
Compensi proporzionati alla quantità e qualità del lavoro eseguito e in linea con quelli previsti nei contratti nazionali per prestazioni di analoga professionalità

di Fabio Antonilli

Tenendo fede (ma solo in parte) agli impegni assunti in campagna elettorale il Governo Prodi si avvia a concludere il suo primo anno di vita con piccole riforme qua e là. In materia di lavoro e di condizione sociale di milioni di italiani, il tema su cui è stata impostata la campagna elettorale, alcune rilevanti novità sono da registrare nella Legge Finanziaria per il 2007 soprattutto per quanto riguarda l'ormai famoso "lavoro a progetto" e, più in generale, l'area dei collaboratori coordinati.
In quest'area, tecnicamente definita "parasubordinazione", il Governo da un parte ha innalzato l'aliquota contributiva per gli iscritti alla gestione separata presso l'Inps (lo scopo è di avvicinare i costi del lavoro autonomo a quelli del lavoro subordinato, per far venir meno la convenienza del primo) portandola al 23,50% (di cui lo 0,50% destinato la finanziamento degli interventi economici in caso di malattia, maternità e assegni al nucleo familiare) e dall'altra, per evitare che l'incremento contributivo potesse determinare una riduzione del compenso netto, ha inserito una norma-principio che stabilisce che "in ogni caso, i compensi corrisposti ai lavoratori a progetto devono essere proporzionati alla quantità e qualità del lavoro eseguito e devono tenere conto dei compensi normalmente corrisposti per prestazioni di analoga professionalità, anche sulla base dei contratti collettivi nazionali di riferimento". La novità rispetto alla normativa precedente sta proprio nel fatto che il compenso che spetta ai lavoratori coordinati viene stabilito sulla base di parametri legati ai compensi corrisposti non più "per analoghe prestazioni di lavoro autonomo nel luogo di esecuzione del rapporto" (come cita l'art. 63 del d. lgs. 276/2003 che ora è, di fatto, superato dalla disposizione che stiamo commentando) bensì "per prestazioni di analoga professionalità". Il punto di riferimento risulta così spostato sulle tariffe fissate dai contratti collettivi, chi si applicano, evidentemente, ai lavoratori subordinati.
Altra importante novità è il riconoscimento ai lavoratori a progetto e agli iscritti alla gestione separata dell'Inps, di quei basilari diritti come l'indennità giornaliera di malattia (nel limite massimo di giorni pari ad un sesto della durata complessiva del rapporto di lavoro e, comunque, non inferiore a 20 giorni nell'arco dell'anno solare) e il trattamento economico per congedi parentali in caso di maternità (limitatamente ad un periodo di tre mesi entro il primo anno di vita del bambino) e di adozione o affidamento per ingressi in famiglia.
Nella consapevolezza, poi, che nella realtà le imprese ricorrono al lavoro a progetto per dissimulare forme di lavoro subordinato, in Finanziaria sono previsti dei percorsi per la stabilizzazione dei collaboratori che prevedono la trasformazione della loro posizione contrattuale in senso subordinato. La prima essenziale condizione per usufruire di questa possibilità, è quella di stipulare entro il 30 aprile 2007 accordi aziendali o territoriali con le Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU), o le Rappresentante Sindacali Aziendali (RSA), oppure, in mancanza, con le organizzazioni sindacali aderenti alle associazioni nazionali più rappresentative.
Restano però alcune perplessità circa quella parte della norma che prevede che, in seguito ad accordi sindacali, i singoli lavoratori possono sottoscrivere atti di conciliazione individuale con i quali si impegnano ad abbandonare pretese riguardanti passati diritti. Non essendoci un obbligo in tal senso (diversamente non si sarebbe potuto fare a causa di una sentenza della Corte Costituzionale che tutela, in via di principio, i diritti acquisiti dai singoli) il maggior rischio per le imprese è che, nonostante gli accordi sindacali, alcuni lavoratori chiedendo il riconoscimento di questi diritti per via giudiziaria, andrebbero a vanificare, di fatto, gli sforzi conciliatori della normativa.

 

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