Pubblicato su politicadomani Num 66 - Febbraio 2007

Dopo il genocidio
Le giurisdizioni Gacaca
Le corti popolari che affiancano la magistratura ordinaria per giudicare i crimini commessi nel 1994, dovrebbero funzionare soprattutto da tribunali di riconciliazione

di Francesco Stefanini

Gacaca (pronuncia "gaciacià"), nella lingua locale il termine significa "erba", sta ad indicare il fatto che nelle tradizionali assemblee di villaggio gli anziani sedevano per terra. Introdotte nel 2001 le corti sono ufficialmente attive a partire dal 20 giugno di quell'anno. Si tratta di assemblee pubbliche locali che hanno l'obiettivo di alleggerire il lavoro dei tribunali ruandesi chiamati a giudicare le migliaia di sospettati per crimini connessi al genocidio del 1994. Esiste almeno un Gacaca in ciascuna delle 106 municipalità ruandesi e ad oggi sono 118 i Gacaca operativi.
Dislocate nei villaggi, queste corti tradizionali danno la possibilità ai prigionieri, ai sopravvissuti ai massacri di massa di dieci anni fa, e ai famigliari delle vittime di confrontarsi pubblicamente davanti a giudici eletti su base locale. Dopo due anni di sperimentazione in circa 750 delle oltre novemila giurisdizioni, il sistema dei Gacaca è stato corretto e rivisto dalle autorità con l'obiettivo di renderlo più efficace. "Sono a conoscenza di testimoni che sono stati intimiditi e torturati per aver detto la verità: questo non deve più accadere" ha dichiarato il Presidente ruandese Paul Kagame inaugurando i Gacaca nella capitale Kigali. Nelle intenzioni del governo le corti popolari hanno il compito di processare i circa 80.000 detenuti in attesa di giudizio che ancora sono ammassati nelle precarie strutture carcerarie del "Paese delle Mille Colline" con l'accusa di aver preso parte al genocidio.
I Gacaca giudicano dunque gli imputati di reati minori rispetto a chi ha avuto un ruolo di pianificazione e di organizzazione delle stragi del '94, che invece verrà processato dalla Magistratura ordinaria o dal Tribunale Penale Internazionale per i crimini in Ruanda di Arusha (Tanzania). Il Parlamento di Kigali ha introdotto alcune modifiche al sistema dei tribunali popolari: è diminuito il numero totale di giudici da oltre 250.000 a circa 170.000; sono stati ridotti i membri di ciascun collegio giudicante da 19 a 9; sono stati eliminati i due gradi di giudizio. Un'importante novità è l'introduzione di un sistema di protezione per le vittime di violenza sessuale, che durante i tre mesi del genocidio furono decine di migliaia.
Le associazioni dei sopravvissuti hanno più volte criticato il sistema dei Gacaca per la lentezza e la remissività. In via di principio, i Gacaca possono comminare pene che vanno da lavori di utilità pubblica per la comunità di appartenenza - o contro la quale sono staticommessi reati al tempo del genocidio - all'ergastolo. Il sistema giudiziario dei Gacaca è basato sulle modalità con cui si amministra la giustizia nel villaggio: nove giudici scelti dalla popolazione locale (normalmente tra le persone più anziane e per questo considerate più sagge), nessun avvocato né per la difesa (ci pensa l'imputato stesso o qualcuno del pubblico) né per l'accusa (anche qui sono i partecipanti al processo a guidare il "contraddittorio"). Almeno nelle intenzioni, però, più che essere un organo giudiziario, i Gacaca dovrebbero favorire la riconciliazione tra vittime e carnefici attraverso il confronto diretto e il ricordo collettivo, seguendo la scia (anche se in forma diversa) della Commissione per la verità e la riconciliazione del Sudafrica post-Apartheid. Intanto la stampa registra la fuga di circa 5.000 ruandesi in Burundi, nel timore di una giustizia "vendicativa" da parte dei Gacaca.
Sono stati 3.600 gli imputati accusati di aver partecipato al genocidio e condannati nel periodo compreso tra marzo e ottobre 2005: la cifra è stata resa nota dal National Gacaca Jurisdiction Service (Snjg), l'organismo che sovrintende al funzionamento dei 118 tribunali popolari al momento operativi (molti altri stanno per entrare in funzione). Secondo lo Snjg, in 8 mesi nel 2005 i Gacaca hanno sentito 4.162 imputati considerati coinvolti nel genocidio, tra cui 142 donne, assolvendo solo 496 persone, pari all'11% dei casi. Negli ultimi 12 anni la Giustizia ordinaria è riuscita a processare circa 10.000 sospetti. Quasi 70 le persone che si sono tolte la vita nel 2005 per evitare di finire di fronte ai tribunali popolari ruandesi. La cifra è stata fornita all'agenzia Hirondelle, specializzata nella copertura delle questioni legate al genocidio in Ruanda da Francois Hatangimana, responsabile dell'ufficio documenti del Servizio nazionale per i Gacaca. "Lo scorso anno (2005) abbiamo registrato 69 suicidi e 44 tentati suicidi" ha precisato Hatangimana. Da parte sua, il segretario esecutivo del Servizio dei Gacaca, Domitille Mukantaganzwa, dice che i tentativi di togliersi la vita sono calati drasticamente negli ultimi mesi in seguito a una vasta campagna di sensibilizzazione. "Abbiamo spiegato alla gente che i Gacaca non uccidono" ha aggiunto parlando con Hirondelle. I tribunali popolari hanno compilato una lista di 5.842 persone accusate di essere "pianificatori" del genocidio. Secondo un documento citato dall'agenzia di stampa "Panapress", il totale dei fascicoli comprenderebbe 54.573 imputati, divisi in tre categorie. Nella prima, la più grave, ci sarebbero gli oltre cinquemila che sono considerati i pianificatori delle stragi; nella seconda ci sarebbero quasi 36.000 persone e 12.688 nella terza. Stando a questa fonte, finora i Gacaca avrebbero giudicato solo 1.527 casi. In base allo stesso elenco la provincia orientale di Kibungo sarebbe quella con il più alto tasso di incriminati (7.502). Secondo il bimestrale "Umuco", considerato non allineato con il regime del presidente Paul Kagame, che controlla gran parte dei mezzi di informazione del Ruanda, le persone coinvolte nel genocidio sarebbero in realtà circa 800mila, una ogni dieci. Un'enormità per un paese così piccolo.

 

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