Pubblicato su politicadomani Num 66 - Febbraio 2007

I lati positivi di un processo irreversibile
Due più due uguale cinque
Giovani, forti, preparati. La "contaminazione"con i residenti stranieri in Italia può essere molto feconda

 

Una sferzata di entusiasmo
Provate a pensarvi approdati in un posto di cui avete sentito decantare le bellezze, la cordialità della gente, e l'elevato livello di vita e di esservi lasciati alle spalle un paese o in guerra, o affamato, o sotto un governo dispotico; un luogo dove i servizi più elementari come l'acqua e un bagno in casa, sono un lusso per pochi, in un paese senza prospettive, senza lavoro, senza medicine, senza tutele di nessun genere. Provate a pensarvi giovani, forti, intelligenti, preparati, consapevoli di avere il futuro davanti a voi e di avere la responsabilità di persone care rimaste indietro: mogli, figli, genitori, fratelli. Non dareste fondo a tutte le vostre energie per superare ogni difficoltà ed entrare a far parte del paese scelto come luogo di approdo? Se non avete mai provato voi personalmente una sensazione del genere giungendo in un nuovo paese, lo hanno fatto i vostri nonni e bisnonni. È accaduto un po' in tutto il mondo e, dopo un paio di generazioni, hanno "conquistato" il paese dove sono arrivati. La conquista è avvenuta per gradi ed è iniziata con il lavoro: da subordinato è diventato autonomo, piccole imprese che si sono poi trasformate in grandi imprese. Quindi è venuta la partecipazione alla vita sociale e alla vita politica che hanno portato alla piena integrazione. Questo ricorso storico che noi italiani, emigrati ovunque nel mondo, conosciamo bene è anche l'inizio della storia dei migranti che sono approdati sulle nostre coste e hanno valicato i nostri confini.
È il 1989 la linea di demarcazione fra l'era attuale e quella appena passata, come abbiamo spiegato su queste pagine, ed è ormai quasi un ventennio - poco meno di una generazione - che siamo diventati paese ospitante.
Ci sono dati che mostrano senza possibilità di equivoco questa inevitabile (e benefica) avanzata sociale dei migranti nostri vicini di casa, colleghi di lavoro, compagni di scuola, rappresentanti sindacali, datori di lavoro.

Da affittuari a proprietari di casa
Le migliori condizioni economiche, l'aumentare del radicamento sul territorio, e le oggettive difficoltà che gli immigrati extraeuropei incontrano nel mercato immobiliare degli affitti - uno straniero trova difficilmente appartamenti in affitto e, se lo trova, spesso locali fatiscenti in territori degradati, è costretto a pagare un canone più alto e a sottostare a condizioni vessatorie - ha spinto molti di loro ad acquistare la casa in cui abitano. Su un campione di 803 immigrati (ricerca Censis per E-st@t Gruppo Delta), l'11,8% è proprietario di un'abitazione, l'11,2% ha sottoscritto un mutuo per l'acquisto della prima casa, il 17,5% ha intenzione di sottoscriverlo. Inoltre, nel corso del 2005, su un campione di 620 agenzie immobiliari, 116mila immigrati hanno acquistato una casa investendo 11,9 miliardi di euro (i dati sono dell'indagine campionaria "Un nuovo protagonista del mercato della casa: l'immigrato", novembre 2005, dell'istituto di ricerca Scenari Immobiliari), portando il saldo totale dei proprietari di appartamento stranieri in Italia a 506mila.
Siamo in presenza di una fetta importante di denaro messo in moto grazie anche alla nuova attenzione che le banche riservano a questo tipo di clienti. Secondo Scenari Immobiliari, gli acquisti immobiliari degli immigrati sono aumentati nel 2005 del 5,4%, rappresentano il 14,4% del totale delle compravendite di immobili e, nonostante l'aumento dei prezzi, sono in crescita.
Tutto ciò presuppone l'esistenza di linee di credito fornite dalle banche le quali, si sa, fanno credito solo sulla base di precise e consistenti garanzie.

Colleghi di lavoro e consulenti sindacali
Dei lavoratori iscritti al sindacato, il 10% sono immigrati: 526.320 su un totale di 5.776.269 lavoratori iscritti ai sindacati (cfr. Tabella II). Una presenza importante che si traduce nell'apertura agli stranieri del sindacato anche per quanto riguarda posizioni legate alla contrattazione e alla organizzazione. Sono infatti in aumento i delegati sindacali stranieri sui posti di lavoro e degli operatori sindacali a tempo pieno. Nella Cisl, ad esempio, si legge nel Dossier Immigrazione, nel 2005 gli operatori immigrati sono cresciuti di 52 unità, con un incremento pari al 13,6%.
Inevitabilmente, alla vivacità sindacale si accompagna l'impegno politico, nelle associazioni e nelle consulte comunali, anche se, per ora, la percentuale di coloro che vanno a votare per i loro rappresentanti è bassa (circa il 28%), con punte di partecipazione più alta in città come Roma (57,3% degli iscritti alle liste elettorali, 2004) e Bolzano (43%, 2004). Questo accade sia perché gli stranieri non conoscono ancora questo strumento di partecipazione e un po' perché, nei comuni dove sono state attivate le consulte - che hanno solo funzioni consultive ma non decisionali - si fa per lo più solo molta retorica.

Giovani studenti, universitari e laureati
Il fenomeno della denatalità porta al ridimensionamento della presenza di giovani nelle scuole. Nelle scuole statali sono aumentati, nell'ultimo anno scolastico 2005/2006, dello 0,5% (38mila unità in più rispetto a un totale di 7.7714.557 studenti). Di questi, 424.683 (il 4,8%) sono stranieri e la loro presenza rispetto al totale è aumentata percentualmente leggermente di più (0,6%): erano il 4,2% nell'anno scolastico precedente. Le iscrizioni di studenti stranieri aumentano soprattutto nelle scuole superiori (+38,2%; lo scorso anno era stata del 27,9%) e sono particolarmente numerose specie nei comuni del nord. Segno inequivocabile che ormai molte famiglie straniere si sono definitivamente trasferite da noi e sono diventate parte consistente del nostro tessuto produttivo: non si tratta più di manodopera stagionale e sottopagata, ma di famiglie, gruppi e intere comunità radicate sul territorio, produttive e socialmente attive (cfr. Tabella III).
Gran parte dei giovani immigrati residenti in Italia hanno intenzione di laurearsi, il 48% circa di coloro che frequentano le scuole italiane(1). Occorrerà attendere ancora qualche anno per capire chiaramente quanti dei ragazzi figli di immigrati saranno in possesso di una laurea italiana. Per ora i dati (Tabella IV) indicano che la crescita della popolazione universitaria straniera è più consistente di quella degli italiani.
Intanto, nel 2005 sono usciti come laureati dalle università italiane 4.438 stranieri di cui il 36,8% europei non comunitari, il 9,1% asiatici, il 9,1% africani e il 6,5% sudamericani.
Si tratta di giovani, preparati, colti, perfettamente integrati, che, al pari dei nostri laureati italiani, non dobbiamo lasciarci sfuggire.

m.m.

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(1) "Adolescenti stranieri e il mondo del lavoro: studio transculturale dei valori inerenti il lavoro", studio commissionato dal Cnel alla Fondazione Silvano Andolfi.

 

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